Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Il 25 aprile tutti Italiani

Carlo Germano non è solo un amico, tra i fondatori del Gruppo Tra le Righe che si riunisce in Cascina Roccafranca. Ex psicologo ed insegnante (per scelta, ha fatto il professore nelle carceri per 10 anni: lui dice di essere stato in carcere più di un delinquente), è anche un ex partigiano.

Gli ho chiesto di raccontare, con la lucidità e la leggerezza che ho spesso apprezzato, un episodio che lo avesse coinvolto all’epoca della Liberazione. Nella speranza di catturare sensazioni anziché stereotipi. Ecco il racconto.

Sfollato a Cigliano nel Vercellese in una casa dei nonni, accetta di venire arruolato in una brigata partigiana che sta costituendo un capitano dell’esercito italiano sfuggito ai repubblichini, Domenico Marchisio (poi divenuto Senatore). Nei mesi prima della Liberazione la sua unità agiva nel Biellese, zona Serra.

Nel Vercellese ritornano per un’azione che consisterà nel presidiare il corso principale di Vercelli dal quale si sospetta che passeranno truppe tedesche fino a quel momento acquartierate in un vicino albergo. Si tratta di trovare un punto favorevole per piazzare una mitragliatrice. Chiedono educatamente a una signora, evidentemente una persona benestante, di poter salire sul suo balcone dal quale si dominava il corso.

“Quando la signora ci ha aperto la porta noi le abbiamo spiegato che dovevamo sistemare l’arma sul balcone e le abbiamo chiesto di darci dei giornali per creare un corridoio tra la porta d’ingresso e il balcone e non sporcare il pavimento. “La mitragliatrice non è un gioiello della tecnologia e perde olio.” I giornali offertici non erano dei quotidiani, ma delle riviste di propaganda fascista e noi li usammo per il nostro scopo.
Noi non abbiamo assolutamente commentato il tipo di giornale e l’abbiamo ringraziata.
Abbiamo sistemato l’arma che poi non è stata usata.
Mia considerazione:  sarebbe stato utile alla Patria se quella collaborazione, di quel singolo momento. tra partigiani e “fascisti” fosse diventata una norma di rispetto e di vita.
Eravamo tutti “italiani”.

Nota: mi sono permesso di aggiungere le virgolette a “fascisti” perché faccio fatica a credere che ci fossero tanti fascisti spontanei tra la popolazione civile.

25 aprile

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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