Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

1,7 milioni di firme in Europa. Inutili? Forse no.

Oltre 1,7 milioni di cittadini europei hanno firmato l’Iniziativa One of Us. Molte raccolte anche qui a Torino.

Ma ripercorriamo i passaggi. Cos’è stata la raccolta di firme “uno di noi”?oneofus
2013-12-09-UnoDiNoi

“Uno di noi” è stata una delle prime iniziative dei cittadini europei registrata nell’Unione europea. Il suo obiettivo è stato quello di far progredire notevolmente, in Europa, la protezione della vita umana sin dal concepimento  – entro i limiti della competenza dell’Unione Europea.

Sulla base della definizione di embrione umano come l’inizio dello sviluppo dell’essere umano, come è stato affermato in una recente sentenza della Corte di giustizia (Brüstle vs Greenpeace), “Uno di noi” ha chiesto alla UE di porre fine al finanziamento di attività che presuppongono la distruzione di embrioni umani, in particolare nei settori della ricerca, dello sviluppo e della salute pubblica.

Ciò può avvenire attraverso un cambiamento del regolamento finanziario dell’Unione europea che determina la spesa del bilancio dell’UE. 

Ora ci sono importanti novità e non nella direzione di ascolto della voce di questi cittadini, anzi la sensazione è che la si voglia “insabbiare”.

L’iter dell’iniziativa “Uno di noi”, nonostante il gran numero di cittadini firmatari e il grande successo riscosso, rischia di interrompersi: infatti, la Commissione Europea deve decidere entro il 28 maggio prossimo se accogliere l’iniziativa (rimandando così la materia al parlamento), accettarla solo in parte o respingerla del tutto. In quest’ultimo caso, gli enormi sforzi degli organizzatori di “Uno di noi” e le firme dei circa 1.7 milioni di cittadini europei saranno stati inutili.

Per scongiurare questa ipotesi il comitato di cittadini ha lanciato una urgente petizione on line nella quale dichiarano:

“(…) il 10 aprile 2014 ha avuto luogo al Parlamento Europeo un’audizione sull’iniziativa, e il 9 aprile si è svolto un incontro tra i rappresentanti della Commissione Europea e il comitato dei cittadini.

La petizione è nata da una seria preoccupazione per i diritti umani e chiede l’approvazione di leggi con l’obiettivo di impedire la donazione di fondi per attività che prevedono o presuppongono la distruzione degli embrioni umani. Mentre lo scopo della petizione ha carattere generale, i settori sui quali bisogna concentrarsi sono le politiche europee di ricerca e sviluppo.

Riguardo al Programma Quadro Europeo per la Ricerca e l’Innovazione ‘Horizon 2020’, l’audizione al Parlamento Europeo ha mostrato che il quadro etico attuale è del tutto inadeguato. Quello che la Commissione Europea vuole far passare come impegno etico rigoroso non è altro che una dichiarazione secondo la quale non possono essere elargiti finanziamenti per attività ritenute illegali nel paese nel quale hanno luogo, o per attività ritenute illegali in tutti i 28 stati membri. In altre parole, un’attività di ricerca può essere ritenuta idonea ai finanziamenti dell’UE anche se è illegale in 27 stati membri su 28. E questo sarebbe l’impegno in campo etico della Commissione Europea?!

L’audizione ha inoltre rivelato che la ricerca controversa sulle cellule staminali embrionali viene considerata sempre meno utile in campo terapeutico. L’Unione Europea dovrebbe quindi spendere il proprio budget per ricerche più promettenti.

Per quanto riguarda il sostegno allo sviluppo, tutti riteniamo la lotta contro la mortalità materna nei paesi in via di sviluppo un obiettivo molto importante. Tuttavia questo obiettivo non giustifica i finanziamenti dell’UE per l’aborto nei paesi in via di sviluppo, in paesi dove questa pratica è legale o, come si è capito dall’audizione, anche dove non è legale. (…)

La Commissione Europea dovrebbe ascoltare i cittadini piuttosto che gli interessi dei promotori dell’aborto, come la IPPF. (ndr: International Planned Parenthood Federation (Federazione Internazionale di Pianificazione delle Nascite)

Riteniamo inoltre che, vista la conformità della petizione con tutti i requisiti legali e formali e con i valori dell’UE stabiliti al tempo della sua nascita, non esiste alcun margine ‘politico’ di apprezzamento che permetterebbe alla Commissione Europea di bloccare il proseguimento della petizione.

Chiediamo con urgenza alla Commissione di dare una risposta appropriata all’iniziativa cittadina One of Us, avviando una procedura legislativa sulla base delle proposte di successo dell’iniziativa.(…)”

info su http://www.citizengo.org/it/6918-difendiamo-ono-di-noi

franco

direttore@vicini.to.it

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


*