Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Tredici prospettive scritte e fotografate per continuare un luogo che si chiama Barriera

copertina rossoContinua la collaborazione col Corriere di Barriera con il quale pubblichiamo, questo mese, la storia di una interessante iniziativa, creativa e partecipativa, che ha prodotto un libro in uscita a maggio: “Il luogo ci continua – Percorsi di editoria di quartiere”. E’ il frutto del percorso narrativo promosso dall’Associazione “i Barrieranti” e finanziato dalla seconda edizione del bando “Cosa succede in Barriera?”.

Vi saranno due incontri di presentazione del volume: Domenica 11 maggio | ore 18.00 | Sala Arancio, Salone Internazionale del Libro | Lingotto Fiere, via Nizza 294 e Domenica 8 giugno | Festa della Madonna di Ripalta, nel cuore di Barriera di Milano.

Ma l’esperienza va raccontata.

Tra una strada, un corso e un viale, ma anche nell’intimità di una bottega che sa di pelle tagliata a regola d’arte per scarpe speciali, su misura, e addirittura pitonate, scivolano suggestioni e punti di vista per continuare a raccontare su carta un luogo che si chiama Barriera. Tredici prospettive differenti, arricchite da una soggettività che si traduce in esperienza e che compone il puzzle di un’antologia di racconti scritti e fotografati. “Il luogo ci continua”, il progetto promosso dall’Associazione “i Barrieranti” e finanziato dalla seconda edizione del bando “Cosa succede in Barriera?”, ha preso forma da giugno 2013: cinque tutor hanno accompagnato la creatività dei partecipanti che sono andati a esplorare il territorio di Barriera di Milano e lo hanno interpretato, ognuno con la sua formula e chiave di lettura.

Immersi nella quotidianità di mondi artigianali e casalinghi, tra incroci misteriosi e passeggiate solitarie, gli scrittori hanno composto, o meglio ri-composto un territorio a cui erano e sono legati. Il percorso è iniziato un anno fa: tre incontri introduttivi in compagnia degli scrittori Marco Magnone, Karim Metref, Marzio Bertotti, Donata Testa e il fotografo Marco Saroldi , durante i quali ognuno ha raccontato il proprio processo creativo, stimolando i partecipanti a “continuare” un luogo, svelarne l’immaginario e le innumerevoli sfaccettature.

Bocciofile, un museo all’aperto chiamato B.A.R.L.U.I.G.I, un luogo in cui si mescolano arti e tendenze, tra un cappuccino e uno stornello, un passo dentro Torino, fuori Torino, dentro la Cina in un quartiere di Torino, al limite tra due realtà unificate da un unico luogo che si chiama “Imperial”, senza dimenticare il viaggio di Felipa, in un tram che dal centro arriva a Barriera, popolata da negozi e insegne luminose in diverse lingue: macellai arabi, market africani e palazzi, descritti come un unico lungo blocco.

Quasi cento pagine di racconti, reportage narrativi e progetti fotografici, ognuno con i suoi protagonisti e i suoi scenari, tenuti insieme da un unico legame, quello con il quartiere e le sue peculiarità.

Presto potremo leggerli tutti, dalla prima all’ultima riga. Dal 10 maggio, infatti, “Il luogo ci continua – Percorsi di editoria di quartiere” (Edizioni Pangramma) diventa un libro a tutti gli effetti e verrà presentato in due location d’eccezione: domenica 11 maggio al Salone Internazionale del Libro, giunto alla sua 27° edizione, e domenica 8 giugno quartiere durante la Festa della Madonna di Ripalta, in Barriera di Milano.
In punta di piedi scopriremo luoghi o riscopriremo semplicemente un luogo, che i tredici autori hanno continuato a raccontare attraverso una lente di ingrandimento personale, con sentimenti multipli, che non escludono l’entusiasmo ma neanche la malinconia, la gioia della scoperta e l’eccitazione di un incontro provvidenziale.

Chi sono gli autori?

Carlos, Orlandina, Giovanni, Massimiliano, Elisabetta, Gianni, Francesco, Elena, Laura, Pier Lorenzo, Dominique, Elena e Gianluca.

Sono tredici e sono gli autori del libro realizzato dopo un anno di lezioni, escursioni urbane e momenti di creatività e confronto. C’è chi si è cimentato con la scrittura e chi ha combinato questa con la fotografia. C’è chi ha lavorato da solo e chi ha anche unito le forze, componendo un foto-racconto a quattro mani, tra penne, fogli, macchine fotografiche e tasti del computer. Ma se scelte, stili e contenuti portano l’impronta di ognuno di loro, è Barriera di Milano ad accomunare i partecipanti e i loro racconti: un quartiere dai tratti inconfondibili. C’è chi ci è nato, come Elisabetta, che «non ha mai fatto un trasloco» o Francesco, detto il Dro, «abitante in Barriera dalla nascita», in quella casa “fuori dazio” acquistata dal bisnonno. E c’è chi, invece, non c’è nato, come la parigina Dominique che in quartiere ha trovato da sette anni «la sua atmosfera» o Carlos, colombiano di Bogotà, che arrivato per la prima volta in Barriera «ha scoperto una comunità accogliente e con voglia di guardare in faccia i problemi»; o il cantautore Massimiliano che ha scelto Barriera per immergersi tra «suoni, colori e lingue sconosciute». E poi ci sono Orlandina, Gianni, Elena e Pier Lorenzo, approdati per caso o per passione in «questo luogo dove la gente si incontra per strada o al bar» anche solo per il piacere di scambiare quattro chiacchiere. Per qualcuno Barriera è anche il territorio dei legami sentimentali, come Elena che ne «ha fatto il suo centro» e dove appena può ritorna per riabbracciare gli affetti più cari. E, infine, chi, come Laura, Gianluca e Giovanni, ci lavora ma non perde l’occasione per aggirarsi tra strade parallele e luoghi storici, come i Bagni Pubblici di via Agliè, piazzetta Cerignola e il Teatro Monterosa.
Esperienze, ricordi, legami e relazioni che si intrecciano tra le pagine di un libro nato per raccontare la Barriera di tutti i giorni ma anche quella dei luoghi immaginari o non più esistenti, ma che continuano ad abitare nel cuore, nella memoria e nelle parole di chi li ha vissuti.

E non finita qui!

Cinque tutor, cinque processi creativi, cinque approcci complementari alla rappresentazione del quartiere. Gli scrittori Donata Testa, Marco Magnone, Karim Metref, Marzio Bertotti e il fotografo Marco Saroldi hanno raccontato al Corriere di Barriera la loro esperienza, o meglio la loro visione per “continuare” un luogo dalla forte identità, com’è Barriera di Milano.

Cominciamo con MARCO MAGNONE (Scrittore, classe 1981. Astigiano d’origine, vive a Torino da diversi anni. La narrazione dei luoghi è la sua cifra identificativa) «Siamo partiti ispirandoci ad alcuni progetti europei di editoria di quartiere, percorsi narrativi che coinvolgono gli abitanti e che si focalizzano sul territorio. L’obiettivo non era quello di creare un laboratorio di scrittura creativa, ma di intraprendere un percorso narrativo che fosse in grado di interpretare e raccontare l’identità di Barriera.
Durante il progetto ho cercato di insegnare ai partecipanti che mi hanno scelto come tutor ad acuire lo sguardo, a riconoscere “l’esotico dietro casa”, lo straordinario nell’ordinario, con l’intento di provare a rappresentare il territorio attraverso le sue peculiarità.
Alla fine i ragazzi si sono concentrati sul reportage narrativo accompagnato da alcuni scatti, dando vita a dei veri e propri foto-racconti»

MARCO SAROLDI è un fotografo professionista, torinese, classe 1957. «Sono cinque i ragazzi che hanno partecipato e concluso il lavoro con me. Dopo una presentazione generale e qualche base di tecnica fotografica, quello che ho chiesto ai ragazzi è stato di tirar fuori le idee. Non volevo che facessero un percorso tecnico sulla fotografia, ma volevo che si concentrassero sulla ricerca del progetto, sulla costruzione di un’idea ben chiara di ciò che volevano fare. Credo che stia qui la vera essenza della fotografia: nella progettualità. Lo scatto è solo l’ultimo passaggio. Il mio compito è stato quello di indicargli una direzione, a volte li ho anche accompagnati mentre facevano le fotografie, ma, per il resto, hanno sempre lavorato in autonomia. Ci siamo rincontrati alla fine, per scegliere le foto da pubblicare nel libro e poi ne abbiamo curato la post-produzione, fase fondamentale nella creazione del racconto. Che dire… ne è nato un progetto proprio come si deve!»

Il luogo ci continuaInsegnante e narratrice è DONATA TESTA , classe 1955. «Ho partecipato al progetto de “Il luogo ci continua” fin dall’inizio, dalla sua ideazione. E’ stata un’esperienza interessante, proficua, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con gli allievi. Dovevo “insegnargli a scrivere”, o meglio, dovevo stimolarli alla scrittura. Per questo ho iniziato fornendo prima degli spunti letterari e visivi, poi portandoli in giro per il quartiere e i suoi luoghi cardine. Abbiamo poi lavorato sulla scrittura dei racconti, facendola emergere progressivamente anche grazie ad alcuni esercizi. Sono insegnante e scrittrice, ma accompagnare, stimolare, seguire tanti ragazzi con una scrittura e uno stile completamente diversi è stato un lavoro inaspettato e allo stesso tempo intrigante. Assolutamente da ripetere»

karim metrefKARIM METREF è un educatore, algerino, classe 1967. Insegnante e formatore in educazione alla pace e all’interculturalità, è scrittore e giornalista. «E’ stato un percorso partecipato e ricco di spunti, soprattutto perché i partecipanti erano di diversa provenienza e hanno avuto la possibilità di raccontare il quartiere in modo non convenzionale, così come viene spesso descritto dalla cultura dominante. Il potere di narrare è un gioco di libertà, un diritto di cui dobbiamo riappropriarci assolutamente. Ho accompagnato i ragazzi in giro per il quartiere per decifrare gli stereotipi e le immagini preconfezionate che la società impone rispetto ad alcune categorie. Credo proprio che il valore aggiunto di questo percorso narrativo sia stato quello di mettere insieme le diverse esperienze e i processi creativi di ognuno di noi»

Scrittore, torinese, classe 1960, MARZIO BERTOTTI è cresciuto in Barriera di Milano, dove ancora oggi abita. «E’ stata un’esperienza positiva soprattutto per i partecipanti, che hanno avuto l’opportunità di confrontarsi con diversi generi di scrittura, entrando nel vivo del processo editoriale. Per quanto mi riguarda sono rimasto soddisfatto del progetto in sé, soprattutto per l’idea dalla quale è nato, e del percorso intrapreso con i due ragazzi che mi hanno scelto come tutor. Abbiamo lavorato, non tanto sul genere noir, di cui io mi occupo, ma su ciò che entrambi volevano raccontare, un aspetto, una situazione, una storia di quartiere. Non credevo ci concentrassimo, poi, sulla pubblicazione. Secondo me avremmo dovuto prediligere la ricerca e il rapporto creativo con i ragazzi, al fine di mantenere vivo lo spirito del progetto»

 

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