Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

PROGETTO CO-CITY

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Il Comune di Torino ha presentato nei giorni scorsi a Bruxelles la propria candidatura per ottenere, attraverso il bando Urban Innovative Actions, il finanziamento comunitario di azioni tese alla rigenerazione territoriale e sociale. il progetto è denominato Co-City.

L’azione è gestita su mandato della Commissione dalla Regione francese Nord-Pas de Calais. I progetti, che potranno ottenere fino a 5 milioni di euro saranno finanziati fino all’80% della somma occorrente.

Torino vanta un’esperienza ventennale nell’ambito della riqualificazione di spazi ed edifici pubblici, diventando nel corso del tempo un modello a cui guardano con interesse altre realtà urbane. Un’esperienza concreta di  inclusione e cui sono state attribuite nuove funzioni in termini di servizi – per il welfare, le attività educative e culturali, per ospitare nuove imprese innovative in ambito sociale e nella promozione della cura di spazi verdi collettivi.

Si è trattato di un vero proprio coinvolgimento su larga scala che si è avvalso di programmi di accompagnamento sociale. Intervento che ha generato nuove idee e attività di welfare comunitario.

Una di queste attività di welfare comunitario è quello delle “Case del quartiere”, che svolgono funzioni diverse tra di loro  a seconda del modello di gestione, divesificato a seconda della compagine organizzativa ( fondazione, associazione, cooperativa sociale). Ognuna di essa si muove molto autonomamente: alcune privilegiano le priprie attività istituzionali derivanti dalla natura della loro configurazione (compagnie di spettacoli e teatrali o soggetti di promozione sociale), ma tutte svongono attività di aggregazione e di coesione permanente per più fasce di popolazione. Un convegno nazionale sarà ospitato a Torino il 6 e 7 maggio

Una esperienza positiva che è alla base anche di un nuovo strumento operativo della Città, il Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la gestione condivisa e la rigenerazione dei beni comuni urbani, approvato lo scorso gennaio dalla Sala Rossa e di cui abbiamo parlato diffusamente su Vicini

Urban Innovative Actions è una iniziativa della Commissione Europea proprio pensata per testare nelle aree urbane soluzioni innovative in ambiti legati alla transizione energetica, all’integrazione di migranti e rifugiati, alla povertà urbana, con particolare attenzione alle azioni integrate – dall’ educazione alle opportunità di lavoro, dalla carenza di servizi a quella di abitazioni -.

Altri temi riguardano l’uso sostenibile del suolo e le soluzioni eco-sostenibili, l’adattamento ai cambiamenti climatici, la mobilità urbana, l’economia circolare, la qualità dell’aria e la transizione digitale: “Il progetto Co-City propone di contrastare le aree più a rischio degrado della città con il coinvolgimento dei residenti, aumentando il livello di gestione condivisa dei beni e dei servizi comuni – spiega Ilda Curti, Assessore alla rigenerazione urbana. – La proposta che abbiamo formulato risponde a quelle tradizioni di trasversalità tematica e di innovazione amministrativa che hanno caratterizzato fin qui le nostre azioni, dai Pru a Urban, coinvolgendo gli abitanti nella cura e gestione di aree, luoghi, edifici, spazi di proprietà pubblica e in situazione di degrado e disuso, da risistemare in forma autonoma e secondo i principi dell’automanutenzione e della gestione condivisa. Ma anche accompagnare le realtà associative a utilizzare gli spazi per nuove attività di welfare comunitario o di impresa di comunità”.

Parole, queste dell’Assessore, che per noi di Vicini suonano fortemente positive.

Certo è auspicabile che questa formidabile forma di partecipazione non si trasformi in un abbandono dell’impegno istituzionale della Città su fronti come la cura del patrimonio o del welfare che il Comune di Torino non ha più potuto seguire per mancanza di fondi finanziari o per scelta politica.

Però il fatto che dei cittadini (gruppi formali o gruppi riconosciuti giuridicamente, come recita il nuovo Regolamento) possano occuparsene è un bene.

Da una lato l’Ammisitrazione comunale dovrà inventarsi delle forme di comunicazione dal basso che valorizzino ” i beni comuni” e questo è un tasto dolente perchè la comunicazione dal basso verso l’Amminstrazione comunale  (botton-up) ha , per ora, strunenti inadeguati.

Dall’altro i cittadini dovranno smettere di pensare che un pezzo di carta per terra va prelevato solo (ed esclusivamente) dai netturbini, cioè da altri: Stato o Ente locale o azienda partecipata.

Ma siamo fiduciosi che il senso civico della Pubblica Ammistrazione e dei cittadini possa compiere questo percorso virtuoso e difficile di avvicinamento.

franco

direttore@vicini.to.it

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