Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

The Death of Stalin

Regia di Armando Iannucci. Con Steve Buscemi, Simon Russell Beale, Paddy Considine, Rupert Friend, Olga Kurylenko.
Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival, ‘The Death of Stalin’ è approdato in questi giorno al Torino Film Festival, facendo il pieno di pubblico in sala nelle diverse proiezioni. Basato su una graphic novel francese, questo irresistibile prodotto della cinematografia indipendente inglese e di un regista scozzese di origine italiana, Armando Iannucci, racconta le ultime ore che precedono il trapasso del dittatore sovietico e quelle immediatamente successive.

Il film parte da dati reali: il colpo apoplettico che colpisce il tiranno e le guardie di ronda che non osano entrare nella sua stanza, i ministri accorsi che rivelano i contrasti in seno al governo sovietico e che aspettano due giorni a convocare i medici, quando metà del corpo era ormai paralizzata e Stalin aveva perso l’uso della parola, tanto da morire di lì a poco.

Il registro grottesco non impedisce di cogliere la chiave di lettura ideologica del film: le dittature sono tutte uguali, tant’è che le torture e le esecuzioni praticate dagli sgherri del NKVD, il Commissariato del popolo per gli affari interni, nei sotterranei dei palazzi del potere, riportano a quell’estetica della violenza a cui il cinema ci ha abituato rappresentando il totalitarismo nazista o fascista. Come durante i regimi autoritari europei, anche nell’Unione sovietica dello stalinismo si viveva nel terrore: si andava a dormire vestiti, nel timore di essere prelevati nel cuore della notte e deportati nei campi di concentramento e di sterminio della Siberia; si tacitavano le proprie opinioni per non essere denunciati in quanto “nemici del popolo” dalla delazione dei conoscenti o, addirittura, dei congiunti.

Recitato da un cast in stato di grazia, anche se la maggioranza degli ottimi attori tradisce i caratteri somatici anglosassoni (a parte la deliziosa Kurylenko), il film afferma che l’orrore di tutte le dittature mostra sempre una seconda faccia, quella del grottesco e del ridicolo: infatti il film di Iannucci suscita molte, amare risate.

Nelle sale italiane dal gennaio 2018 con il titolo “Morto Stalin, se ne fa un altro”.

Anna Scotton
annas@vicini.to.it

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


*