Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Diagrammi per una città senza confini

 

A partire dall’analisi delle linee guida del documento di revisione del Piano Regolatore di Torino approvato dalla Giunta Appendino, la Fondazione per l’architettura ha raccolto e ordinato le suggestioni di architetti e addetti ai lavori per proporre alcuni tasselli per una visione collettiva del futuro della città. Le riflessioni proposte sono state sintetizzate in tre categorie: opportunità di sviluppo, il rapporto centro periferia e la gestione del costruito. Ora il dibattito prosegue sui social network sulla pagina Facebook (https://www.facebook.com/Fondazioneperlarchitettura/) e sul profilo Twitter (https://twitter.com/FondArchTo) della Fondazione per l’architettura / Torino.

L’occasione per questa indagine è stata Torinostratosferica Utopian Hours, un festival di tre giorni promosso dall’omonima associazione con l’obiettivo di stimolare visioni innovative per il futuro di Torino, nella cornice di Torino Design of the City. Ai partecipanti del festival, la Fondazione ha chiesto di mettere nero su bianco le idee sul futuro della città, attraverso una scheda ed un’urna. A partire dai capisaldi del documento di revisione del Piano Regolatore di Torino, si è chiesto di spaziare apportando anche visioni e suggestioni non identificate nel documento approvato. Dall’analisi degli oltre 100 suggerimenti sono stati individuati 3 ambiti di riflessione e proposta:

Opportunità di sviluppo: i fiumi e il sistema dei parchi sono un patrimonio ancora non pienamente sfruttato, uno degli asset fondamentali che il territorio può vantare e che nasconde potenzialità immense su diversi settori.

Le sponde dei corsi d’acqua possono diventare luogo di aggregazione e per attività differenti nelle diverse fasce orarie attraverso la riqualificazione dei locali per l’intrattenimento e l’implementazione di strutture per sport d’acqua e per il tempo libero. I Murazzi potrebbero essere rivalutati con botteghe d’arte o studi aperti al pubblico, anche solo stagionali e attorno al Po e alla Dora si potrebbe incentivare la nascita di strutture di svago e balneazione, prati e piscine. Non mancano le proposte più provocatorie: realizzare una struttura dotata di piscina con onde artificiali per praticare surf indoor, idealmente sul Po, in un edificio con vetrate affacciate sul corso d’acqua e sulla collina. Il fiume è anche interpretato come infrastruttura per il trasporto urbano attraverso un sistema di vaporetti che colleghi Moncalieri a Sassi, creando un nuovo asse per il trasporto pubblico urbano, e come risorsa per produrre energia: dal vento attraverso un sistema minieolico lungo il fiume e dal flusso delle acque.

Molto diffusa l’attenzione per il verde sia pubblico che privato: sviluppare piccoli interventi diffusi per migliorare la fruizione, la sicurezza e l’ospitalità nei parchi torinesi anche in orario serale, proponendo ad esempio la promozione di attività commerciali e ricreative e la creazione di un sistema di luci a led e di musica diffusa; incentivare la trasformazione di tutti i tetti piani in tetti verdi per abbattere le polveri sottili; creare piccole piattaforme tipo “dehor” per coltivare, vicine alle abitazioni anche in pieno centro. Infine, obbligare ogni azienda di supermercati a costruire soltanto se l’edificio di nuova costruzione non occupa più del 30% del lotto, lasciando il resto a verde pubblico, e interrare corso Moncalieri per riconnettere le colline al parco e al fiume Po.

Rapporto centro-periferia: sarebbe interessare passare dalla dicotomia centro/periferia alla nascita di un sistema a rete fatto di numerosi punti e linee all’interno del contesto urbano, con la nascita di isole a misura d’uomo con identità riconoscibili e che costituiscono nuove centralità.

I punti della rete devono diventare luoghi di attrazione degli abitanti degli altri quartieri attraverso l’incentivazione delle attività commerciali, meglio se di piccola scala, lo stimolo di attività di intrattenimento, la creazione di servizi diversificati e l’inserimento di opere d’arte pubblica.

La creazione di isole implica la necessità di una riflessione approfondita sulla mobilità, sulla rete che connette i punti e che deve garantire la coesistenza sullo stesso sedime stradale di diverse modalità di trasporto: l’automobile, il pedone, il ciclista e i mezzi pubblici, ad esempio utilizzando i controviali dei principali corsi come una nuova infrastruttura dolce, dimezzando i tratti stradali per fare posto a una rete di percorsi lineari verdi o creando piste ciclabili sopra le principali vie e corsi della città. Grande attenzione per la ciclabilità della città: miglioramento, segnalazione, integrazione e messa in sicurezza delle piste ciclabili, con attività di educazione nelle scuole, ma anche potenziamento della metropolitana, in connessione con le linee ferroviarie, e del sistema di trasporto pubblico. Sarebbe interessante studiare un progetto per una monorail per un treno veloce che colleghi il Lingotto con la zona Barca, un percorso che da palazzo del Lavoro Italia 61, scendendo lungo il Po, serva da collegamento tra zona collinare e centro città. In tema di mobilità privata, si segnala la richiesta di vietare l’accesso a SUV e moto acusticamente inquinanti nel centro storico, attraverso una ZTL di 8 ore diurne, e la sollecitazione al ricorso di forme di mobilità collettiva per lunghe distanze, agevolando il car pooling.

È indispensabile ripensare le modalità di uso dello spazio pubblico, nel quale possono coesistere diverse forme di stanzialità: dall’uso ricreativo a quello lavorativo delle piazze, delle strade, dei parchi,… Il free wi-fi diventa una necessità. Per favorire la fruizione di spazi pubblici o ad uso pubblico (ad esempio OGR, Oval e Lingotto) si propone di istituire i monopattini in condivisione. In questa riflessione si inserisce il richiamo ai giovani, non solo intesi come studenti universitari: Torino dovrebbe diventare una città per i millenials, attraverso la creazione di music club nei sotterranei della città o dando vita quartieri dedicati alla night life.

Gestione del costruito: è auspicabile un aggiornamento contemporaneo del tessuto della città attraverso il completamento edilizio, la sostituzione e anche lo svuotamento di spazi con l’ambizione di restituire un territorio in cui lo spazio libero pubblico possa aumentare in qualità e quantità e l’edificato possa essere trasformato con criteri, procedure ed incentivi che premino la qualità.

La priorità non è la tutela, quanto la trasformazione; bisogna superare il tabù della demolizione, anche con l’obiettivo di restituire a parco o in generale a spazio pubblico delle aree occupate da edifici in disuso. Interessante l’ipotesi di creare quartieri sperimentali: tra le suggestioni, l’idea di dare vita a un quartiere ecosostenibile, solare, senz’auto, verde, con spazi condivisi a basso costo per attrarre giovani creativi. I tantissimi vuoti urbani di piccole dimensioni possono essere occasioni di riqualificazione, lavoro per le imprese, sviluppo di progetti di qualità attraverso interventi diffusi ma puntuali di sostituzione o sopraelevazione, frutto di concorsi ed incentivi comunali. Il quartiere Aurora si presta ad essere terreno fertile per queste sperimentazioni, così come l’area della Spina: una volta svuotata dai binari della ferrovia, è diventata uno spazio che si apre a nuove possibilità di densificazione. Non mancano indicazioni più puntuali come l’eliminazione totale delle tende di plastica per le civili abitazioni e l’inserimento di miradores nel tessuto urbano.

Alessandro Cimenti, presidente della Fondazione per l’architettura / Torino, descrive le intenzioni dell’iniziativa: “Siamo partiti da alcuni interrogativi scaturiti dalla lettura del documento di revisione del Piano Regolatore: com’è fatta una Torino multicentrica? Quanti centri ha e come sono collegati tra loro? Che forma deve avere il sistema dei parchi? Oppure con quale attitudine ci si pone rispetto alla tutela di un immobile industriale del XX secolo? Abbiamo deciso di riproporre questi interrogativi alla comunità degli architetti che ha partecipato al festival Torinostratosferica e abbiamo tradotto le suggestioni emerse in diagrammi, cioè strumenti che consentono di condensare in simboli grafici concetti e relazioni. Questa è una prima tappa che ha l’obiettivo di contribuire alla stratificazione di immaginari per la città alimentando il dibattito tra gli architetti; seguiranno workshop, conferenze pubbliche e iniziative divulgative per favorire la sensibilizzazione su questi temi.

 

Angelo Tacconi

loris@vicini.to.it

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