Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Pedala, pedala!

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Da qualche anno ormai anche per le strade di Torino si vedono sfrecciare in bici soprattutto ragazzi con zaini a forma di cubo marchio Glovo, Foodora, Deliveroo, Uber Eats e così via. Lungi dall’essere una delle ultime mode giovanili, questi ragazzi con zaini singolari sono i cosiddetti “rider” e usando un italianismo che ormai è sempre meno in voga “fattorini in bici”.

In questi ultimi mesi hanno fatto giustamente parlare di loro e per saperne di più sul mondo del food delivery abbiamo chiesto a due ragazzi che vi sono a contatto.

L’intervista riportata di seguito è stata fatta a Riccardo, un ragazzo che ha lavorato per più di una delle multinazionali del settore consegne:

Quanto guadagna in media un rider e qual’è la multinazionale che offre un trattamento migliore al lavoratore?
Quando lavoravo per Deliveroo avevo un fisso orario di 5,60 euro netti e in aggiunta 0,80 centesimi a consegna effettuata che nel panorama del food delivery si può considerare una buona retribuzione ma di fatto rimane uno stipendio basso. Per il momento Deliveroo si è posizionata in testa sul piano del trattamento contrattuale mentre prima che venisse comprata da Glovo la più vantaggiosa, se così si può dire, era Foodora.
Quando c’era un pagamento all’ora fisso era possibile fare una stima di quanto si sarebbe preso al mese, sempre considerando che la scelta del tuo orario di lavoro è in mano all’azienda e si può solo dare la disponibilità. Questo per quanto riguarda Foodora e Deliveroo che sono state le prime a Torino insieme a Just Eat la quale però è un mondo a sé: lavora tramite Food Pony che come DSG36 per Foodora, è un’azienda che fornisce i rider per il logo Just Eat; a differenza delle altre ha organizzazione locale e quindi c’è un rapporto più diretto rider-azienda e pur essendo un contratto di collaborazione prevede una minima forma di assicurazione.

Ritornando alla paga, è complicato fare una stima ma più o meno si arriva a prendere gli stessi soldi con ogni azienda. Dipende da quante consegne fai; magari c’è l’azienda che ti paga un po’ di più a consegna ma ti garantisce di farne meno, in un modo o nell’altro rispetto alle ore di lavoro lo stipendio è lo stesso.
In generale con ogni azienda c’è una parte di paga fissa per consegna e un’altra parte legata a differenti fattori: per alcune aziende può essere legata al chilometraggio tra il ristorante e il cliente calcolato in linea d’aria, più l’eventuale bonus per condizioni climatiche sfavorevoli ( da richiedere un po’ insistentemente); con altre aziende invece c’è il pagamento fisso quando accetti la consegna, un euro quando ritiri il pacco e poi un’altra cifra legata a calcoli che confesso di non aver capito e penso siano volutamente fumogeni. Questi calcoli a discrezione dell’azienda arrivano a valere circa un terzo dello stipendio, motivo per cui non sai mai bene quanto arriverai a prendere al mese.

Ci si può mantenere facendo il rider?
Per mantenerti esclusivamente facendo il rider devi pedalare dalle 8 alle 10 ore al giorno. All’inizio lavoravo dalle 4 alle 8 ore tutti i giorni ma avevo anche un altro lavoro di consegne al mattino; tra uno e l’altro alla fine lavoravo facendo consegne 8 ore al giorno e sopravvivevo.

Che tipo di contratto firma chi diventa rider per una multinazionale del food delivery?
Si firma un contratto di collaborazione che prevede il pagamento attraverso la ritenuta d’acconto. Non c’è un vero e proprio contratto, di fatto è un accordo: noi non siamo assunti dall’azienda che fa food delivery, siamo lavoratori autonomi che hanno un accordo per lavorare con essa.
Il contratto che ho firmato a suo tempo con Uber Eats faceva ridere: firmato nel dehor del Mc Donald di piazza Statuto, c’era lo spazio per i dati personali e cinque righe dove c’era scritto che facevo le consegne per loro retribuite 3,50 euro l’una ( il 50 aggiunto a biro perché prima era 3 euro).
Nei contratti di ognuna delle multinazionali di food delivery manca un’assicurazione, un’assistenza mutualistica: siamo costantemente esposti alle intemperie e al rischio di incidenti grazie anche alla paga a cottimo che spinge a correre trascurando la sicurezza e se ci facciamo male durante il lavoro o ci ammaliamo non abbiamo garantita alcuna forma di reddito.

Che cosa è stato chiesto dai rider durante la manifestazione di ottobre e cosa è stato ottenuto?
Nella Critical Mass di ottobre abbiamo chiesto il contratto di subordinazione ma non è cambiato nulla da allora; le aziende si continuano a nascondere dietro il famoso “tavolo di Di Maio” dicendo che non stanno cercando un contatto con i lavoratori perché c’è un tavolo a Roma per le trattative mentre di fatto, dalla promessa di un contratto di subordinazione fatta dal vice-premier al momento della sua elezione, ad ora, non è stato fatto nulla.

Questo fantomatico tavolo di trattativa doveva essere tra le aziende, le parti sociali ufficiali e i rappresentati dei rider, rappresentanti a cui non abbiamo diritto dal momento che non siamo considerati alla stregua degli altri lavoratori; e a dire la verità non è nemmeno ciò a cui aspiriamo, siamo contenti della nostra organizzazione orizzontale ma se avessimo un altro tipo di contratto, potremmo avere accesso alla lista con i nomi di tutti i nostri colleghi e formare un gruppo più coeso, cosa che le aziende tentano il più possibile di evitare.
Abbiamo sempre diffidato dalla promessa di un tavolo di trattative ed infatti non abbiamo ottenuto nulla, se non ulteriori spese per il treno andata e ritorno da Roma (almeno per chi come me è andato all’incontro con Di Maio).

Com’è la situazione fuori dall’Italia?
Lo stipendio di un rider nel resto d’Europa è bene o male lo stesso che in Italia, un po’ più alto forse solo per adeguarsi al tenore di vita del paese. Il tipo di contratto è lo stesso.

Cosa succederà ai rider di Foodora ora che è stata comprata da Glovo?
All’inizio Foodora aveva comunicato che i rider che collaboravano con loro avrebbero continuato ad avere lavoro mentre successivamente Glovo ha annunciato con una mail giunta a tutti i lavoratori di Foodora, che a nessuno sarebbe stata garantita la possibilità di tornare a lavorare ma che se volevano, potevano fare domanda esattamente come chiunque altro.
Di fatto questi lavoratori non sono stati licenziati, non erano nemmeno mai stati assunti non essendoci tra azienda e rider un contratto di lavoro bensì di collaborazione.
Ricominciando da zero inoltre, perdi il punteggio che man mano hai acquisito in base a come hai lavorato; ad esempio chi lavorava da anni con Foodora e aveva un buon punteggio che gli permetteva di sopravvivere ha dovuto far domanda di lavoro per Glovo senza la certezza di lavorare effettivamente e partendo dal punteggio base il che implica anche non avere tante ore e doverle chiedere ai colleghi.
Inoltre Foodora nasce da un progetto di aziende che parte dalla multinazionale Delivery hero che lavora su internet ed è di proprietà dell’azienda Rocket internet.

Delivery hero è proprietaria di alcune aziende che si occupano di food delivery e che sono anche in concorrenza tra loro nelle varie città ed inoltre è il primo socio di minoranza di Glovo. Glovo è una società di Barcellona che è quotata in borsa come ogni altra ed ha dunque delle partecipazioni di altre aziende in termine di azioni, quella di maggioranza è Delivery hero.

Il fatto che Glovo abbia comprato Foodora è stata un’abile manovra commerciale, l’azienda di Foodora è rimasta di fatto, Foodora era solo un marchio; chi lavorava per Foodoora stringeva un contratto di collaborazione con l’azienda DSG36 che era l’azienda che si occupava di fornire al marchio Foodora i rider. L’azienda proprietaria di Foodora continua ad esistere, ha solo tolto il marchio“Foodora” ma c’è ancora, è semplicemente stata comprata da Glovo. A maggior ragione non essendo di fatto sparita l’azienda che offriva il lavoro ai rider, questi dovrebbero essere automaticamente assunti da Glovo.

L’11 gennaio ci sarà la prima, probabilmente l’ultima udienza di appello nel processo intentato da alcuni rider contro il marchio Foodora in cui sosteniamo che noi lavoravamo per l’azienda come dipendenti falsamente autonomi e che la nostra possibilità di lavorare è stata sospesa in seguito a delle proteste e per questo siamo stati licenziati; chiediamo il riconoscimento della subordinazione e quindi del licenziamento illegittimo e il reintegro( che ora non sarà possibile dato che è stata comprata da Glovo).

La prossima intervistata è Francesca, una ragazza che fa consegne per Glovo:

Come avviene l’assunzione con Glovo?
Bisogna compilare una domanda sul sito di Glovo poi si riceve una mail con scritto luogo, data e ora del colloquio.
In via Vassalli Eandi a Torino c’è un insieme di uffici ognuno affittato ad una società diversa e tra questi c’è la sede di Glovo; una volta lì si inizia con la presentazione collettiva dell’azienda e poi ogni candidato viene interrogato singolarmente. Al termine di questo primo incontro viene comunicato se si è stati presi o meno, in caso di esito positivo, si viene rimandati a casa con le indicazioni per l’incontro successivo (non prendono solo in caso il candidato non parli bene l’italiano e ci sono molti stranieri che lo provano). Quando si ritorna fanno installare l’app e consegnano il materiale: carta di credito, il cubo in cui mettere le consegne, una t-shirt con la scritta “Glovo”, il porta telefono da mettere sulla bici, l’equipaggiamento impermeabile e il caricatore portatile, cose che, data la scarsa qualità, si sono rotte a tutti dopo pochissimo.

Quando hai iniziato a lavorare con Glovo? La tua esperienza rispecchia ciò che ti hanno spiegato ai due incontri?
Ho iniziato a metà agosto 2018 quando c’era ancora il minimo garantito (paga all’ora indipendente da quanti ordini fai) su più fasce orarie, ora sono 5 o 6 al giorno: dalle 9,00 alle 12,00 e dalle 15,00 alle 18,00.

La prospettiva di guadagno che ti presentavano era dunque più florida con il minimo garantito sempre e la disponibilità di più turni di lavoro. Per esempio adesso molti di noi sono fermi con il lavoro perché Glovo ha iniziato ad assumere sempre di più (a maggior ragione con l’acquisto di Foodora) e non c’è grande possibilità di prenotarsi le ore di lavoro; ci capita di restare fermi anche una o due ore fuori al freddo tra un ordine e l’altro.

Quanto riesci a guadagnare con questo lavoro?
Io lavoro solo la sera quindi faccio 3 o 4 ore al giorno e il mio massimo di guadagno netto ogni due settimane (ci pagano con questa frequenza) è stato intorno ai 300 euro, ma avviene poche volte. Sicuramente non riuscirei a mantenermi.
Ci sono anche persone che guadagnano 1200 euro al mese ma lavorano 13 ore al giorno e in moto.

Dopo quanto tempo che si è iniziato a lavorare si riesce ad avere un po’ più di ore e guadagnare?
Io sono stata fortunata perché ho iniziato ad agosto quando c’erano pochi rider e si lavorava tanto ed ho anche conosciuto molte persone che mi hanno dato le loro ore: ogni persona che inizia con Glovo o un’altra azienda del settore deve chiedere di farsi passare ore da altri altrimenti non riesce ad iniziare.
Si inizia a guadagnare di più quando si sblocca il punteggio e perché avvenga, devi superare i 50 ordini valutati dal cliente su tua richiesta; più ti si alza il punteggio, più guadagni. Nel mio caso ci è voluto un mese prima che si sbloccasse ma per alcuni due settimane, dipende quante ore lavori. Ci sono altri fattori che influiscono sul punteggio come il fatto di prenotare ore di lavoro e poi togliere l’assegnazione automatica e non lavorare; questo ovviamente influisce in negativo.

Che tipo di contratto hai firmato con Glovo?
Il contratto che firmiamo con Glovo ci rende per metà subordinati ad esso e per metà lavoratori autonomi (puoi scegliere di collaborare quando vuoi in linea di massima). Abbiamo un’assicurazione fittizia perché anche il contratto di collaborazione ha bisogno di una piccola clausola sull’assicurazione per essere sottoscritto; questo tipo di assicurazione ti copre solo nel caso in cui stessi più di tre giorni in ospedale. L’assicurazione è la prima cosa che dovrebbe cambiare perché c’è costantemente qualcuno che si fa male: gambe rotte, braccia rotte ed ovviamente non c’è nessuna copertura dato che non si viene tenuti più di tre giorni in ospedale per questo.

Com’è l’ambiente di lavoro? Ci si aiuta tra rider?
Gli unici battibecchi che sorgono sono tra i lavoratori in bici e quelli in moto/macchina.

Io mi trovo molto bene con i miei colleghi, quando possiamo ci aiutiamo per esempio passandoci le ore; inoltre passando la maggior parte del tempo di lavoro ad aspettare gli ordini abbiamo modo di conoscerci meglio.

Secondo te bisognerebbe migliorare la comunicazione Glovo-ristorante?
E’ vero che se arrivassi al ristorante e l’ordine fosse già pronto farei più consegne e guadagnerei di più ma d’altra parte se sei stanco e soprattutto se fa freddo, è piacevole stare ad aspettare nel locale anche perché guadagni 0,5 centesimi al minuto dopo 5 minuti di attesa; è poco ma mi è capitato più volte di aspettare oltre un’ora dentro al ristorante ed ho guadagnato intorno ai 3 euro.

Che cosa dovrebbe migliorare Glovo?
Sicuramente sarebbe utile avere le fasce orarie garantite con le quali guadagnare un minimo anche se non arrivano ordini.

Altra cosa importante, a mio parere, sarebbe controllare le assunzioni perché il numero di glover sta aumentando esageratamente e non si ha più molto lavoro.

Sarebbe anche utile provare a lavorare a zone come fa Just Eat: ognuno ricopre la zona in cui è più comodo, in questo modo eviteremmo di trovarci dall’altra parte della città a fine turno. Per un ordine si può anche pedalare per 10/12 chilometri perché non sempre assegnano ordini vicino alla propria posizione di partenza. Inoltre trovo sia ridicolo chiedere 65 euro per l’attrezzatura ad ogni persona inizi a lavorare con Glovo; a causa di ciò molte persone, se non hanno contatti con altri glover e non riescono ad avere ore, rinunciano al lavoro dato che all’inizio 65 euro li fai più o meno in due settimane. Inoltre devi arrivare a guadagnare 65 euro netti prima di aver estinto il tuo“debito”con Glovo.

Da quello che abbiamo ascoltato anche se vengono tirati in causa spesso e, come abbiamo visto, anche dal Ministro del Lavoro in persona, non sembra che ci sia un reale interesse dietro la questione “rider”; anzi l’interesse c’è ma rivolto in senso opposto cioè a mantenere immutata la situazione; e intanto mentre chi di dovere perde tempo giocando a nascondino, loro continuano a pedalare.

Chiara
chiaral@vicini.to.it

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