Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Lei, lui e l’altro: i “Baobab!” tra introspezione e voglia di futuro

Lei: Gaia Morelli (voce e chitarra elettrica), vive a Rivalta e studia al DAMS di Torino; lui: Marco Fracasia (sintetizzatore, drum machine e chitarra elettrica), vive a Rivoli e frequenta il corso di musica elettronica al Conservatorio di Torino; l’altro: Alessandro Petris (basso elettrico e sintetizzatore), vive a Collegno, dove sta svolgendo servizio civile. Tre giovanissimi interpreti del dream pop (un’avanguardia punk caratterizzata da ambiziosi paesaggi sonori) torinese, che non disdegnano sonorità lo-fi (produzione musicale volutamente povera) e ambient pop (atmosfere elettroniche e sonorità ipnotiche). La loro è una musica introspettiva, d’impatto e di certo molto originale e merita di essere condivisa: e così ho deciso di intervistare Marco.

Come nascono i “Baobab!”?

«I Baobab! nascono in realtà da brilli, durante una serata al pub: ci raccontavamo del desiderio di mettere in campo qualcosa di più fresco, di più attuale, di più originale, qualcosa che in Italia fatica ad affermarsi oppure manca del tutto (se escludiamo le band Tropea e Tonno). Eravamo alla ricerca di un sound più elettronico, più dreampop rispetto al punk trap (uno dei tanti sviluppi possibili del punk rock) del nostro gruppo precedente (i Lümo).»

Come mai questo nome?

«Il baobab ci rappresenta, è una pianta grossa, quasi goffa: noi ci sentiamo distaccati, tristi e quest’albero sembra voler raccontare la nostra sensibilità elevata. Radicati nel passato, come questi alberi millenari? In un certo senso! Spesso ci piace (e non sempre ironicamente) ascoltare l’Italia del passato: abbiamo lunghe playlist su Spotify di successi italiani anni ’70 e ’80 e abbiamo persino coverizzato Figli delle stelle (Alan Sorrenti). Però dobbiamo guardare al futuro, alla scena internazionale, ricercando qualcosa che sia del tutto nostro, originale.»

Come siete arrivati alla vittoria di Pagella Non Solo Rock?

«La nostra amica Clara Caravita del bisettimanale Luna Nuova ci ha consigliato di tentare TalenTARM, il contest dei Tre Allegri Ragazzi Morti per poterci esibire prima dei loro concerti: abbiamo subito colto l’occasione e abbiamo vinto. Poi la seconda data alle OGR, bellissima anche se (e forse proprio perché) ci siamo arrivati impreparati e disorganizzati. La vittoria a Pagella è arrivata inaspettata, anche perché già avevamo vinto con il nostro ex-gruppo l’anno precedente. Questo contest, che vanta un’organizzazione eccezionale, ci è stato utilissimo per confrontarci con altri gruppi (anche perché eravamo davvero tutti allo stesso livello), ampliando la nostra rete di amici e contatti. Pagella ci ha consentito di suonare al festival Balla Coi cinghiali, al MEI di Faenza e al Reset Festival di Torino. Forse ora suoneremo meno a Torino, anche se questa città ha una scena musicale molto favorevole; qui abbiamo anche molti amici (come gli Atlante) con cui scambiamo pareri e presenze ai live, ma ci piacerebbe anche uscire e fare qualcosa a livello nazionale, sempre prendendola sul divertimento.»

Genere musicale e band di riferimento?

«Noi ci definiamo interpreti di un 16 bit dreampop: non abbiamo un batterista, quindi suoniamo con una drum machine Roland TR-505 e un sintetizzatore Yamaha PS 300, strumenti di più di trent’anni fa che hanno un setup appunto a 16 bit. Come gruppi di riferimento potrei citarti i Men I Trust o i Beach House.»

Come nasce un vostro pezzo?

«Non c’è quasi nulla di improvvisato, proprio per via dei mezzi (la drum machine è molto limitata da questo punto di vista). Di solito è Gaia a scrivere i testi e qualcuno arriva in prova con un giro pronto: ma non c’è uno schema fisso, anche perché siamo insieme solo da un anno; nei nostri brani diciamo quello che ci succede, in maniera nemmeno troppo esplicita. Dobbiamo distinguerci nel sound, e in effetti non capita spesso di trovare gruppi con questo setup: la nostra idea musicale vuole superare la barriera dell’indie italiano di oggi (Calcutta, I Cani, Gazzelle) e spingersi verso una cosa nuova, che forse ora non sapremmo ancora definire.»

Nuove prospettive per il vostro gruppo?

«Ci ha scritto qualche etichetta (via SMS o e-mail), stiamo mandando demo in giro e facendo provini, anche perché l’esperienza non è troppa e vogliamo fare le cose fatte per bene. Stiamo registrando e facendo nuovi pezzi, ci escono facilmente ed è buon segno. Abbiamo avuto un contatto in particolare con la Tempesta, l’etichetta discografica dei Tre Allegri: sarebbe un sogno entrare sotto la loro ala, ma sappiamo che non sarà per niente facile.»

I “Baobab!” si distinguono nella massa dell’underground torinese grazie ad una proposta innovativa e sincera, che mette in luce il timbro vivo e importante di una cantante con un grande potenziale com’è Gaia Morelli. Certo, la forma rimane quantomeno volubile, ma è anche giusto così; e poi tutto gioca a loro favore: l’età, i primi contatti, i primi tour, le prime demo, persino le prime vacanze assieme; ma c’è di più: il trio sembra avere veramente qualcosa da dire!

Matteo Gentile

matteog@vicini.to.it

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