Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Condividere, coabitare, collaborare

Questo il motto di Co_VicinaTo, un progetto nato nella Circoscrizione 6 che punta a migliorare le opportunità abitative di persone in situazione di precarietà sviluppando nuove esperienze di coabitazione: è la sperimentazione di un nuovo modo di abitare, basato su una vincente proposta di scambio intergenerazionale.

La sfida è proprio quella di dimostrare come generazioni diverse possano dare esempio di un nuovo modo di vivere insieme, basato sul reciproco sostegno e sulla ricchezza che l’incontro con l’altro può dare alla propria vita: gli ospitanti (perlopiù over 65) condividono un po’ di compagnia e spazi con i giovani e gli ospitati (studenti/lavoratori perlopiù under 39) trovano soluzioni abitative economiche e innovative. Un’esperienza unica di solidarietà, tra l’altro seguita da un team tutto al femminile.

Gli obiettivi di questi giovani sono chiari e ben definiti: lo sviluppo di una rete di solidarietà e di cittadinanza attiva nel quartiere, un’attività di prevenzione e supporto rispetto alle condizioni di solitudine della popolazione anziana e la promozione di azioni solidali all’interno del vicinato/quartiere: aiuto nella spesa, piccole commissioni, un aiuto economico e scambi di varia natura. Proprio questa è la mission della cooperativa sociale alle spalle del progetto, la cooperativa ET (educatori di territorio), un’organizzazione d’ispirazione salesiana fondata nel 1987 per il benessere della collettività e delle persone che compongono il suo nucleo.

Il progetto mette a disposizione anche un team di educatori e psicologi che svolgono colloqui conoscitivi per selezionare, orientare e conoscere i giovani ospitati e rimangono disponibili durante tutto il percorso. Le fasi precedenti alla scelta di coabitazione sono piuttosto semplici: i candidati fanno richiesta, si procede alla selezione dei beneficiari, viene creato l’abbinamento ospitante-ospitato con l’aiuto degli esperti, si stipula un patto di coabitazione (che chiarisce l’entità del rimborso spese per l’ospitalità e i principali desideri/norme di convivenza) e si fanno colloquio di verifica periodici. Così facendo si costruiscono reti di vicinato solidale, che rappresentano un’importante fonte di ricchezza e un barlume di speranza per la socialità a contatto con la sempre più presente richiesta d’integrazione: è un’integrazione sana, fondata sul rispetto reciproco e sulle reciproche attenzioni.

E così, in occasione di una merenda sinoira ideata per condividere il progetto, due coppie di fatto hanno voluto raccontarsi: sono Anna, Lorenzo ed Elton (insieme da ottobre) e Francesca e Ibrahim (da dicembre).

«Siamo venuti a conoscenza di questa realtà grazie ai Servizi Sociali: la mia iniziale perplessità è stata subito annullata dalla prontezza con cui lo staff si è adoperato per risolvere i primi problemi, quando si sono presentati. Di certo questo progetto è un’utile cura contro i problemi di solitudine così diffusi tra gli anziani. C’è uno straordinario lavoro, di oltre tre mesi, da parte delle educatrici. Ora ho un nipote in casa che è utile ed educato e lui non si sente mai un badante: ha trovato i suoi spazi e c’è un forte rispetto reciproco. Desideravo molto vederlo in faccia prima di cominciare quest’esperienza: così è stato, e ora posso dire che si è trattato di amore a prima vista!»

«Io non sono uno che si preoccupa a priori, sento sempre il bisogno di verificare e così ho fatto confrontandomi con questo progetto. Ora persino i miei figli sono molto contenti di questa soluzione, che è arrivata dopo che la cooperativa ET ci ha contattati direttamente. Noi avevamo una stanza libera da dedicare a questo giovane studente universitario residente fuori Torino e l’abbiamo fatto. Il mio secondo figlio fa il pizzaiolo e ha degli orari per cui è come se non ci fosse… e poi devo ricordarmi che io stesso ho ricevuto a Torino la possibilità di studiare gratuitamente per cinque anni trasferendomi da Sassari. A volte cucina Elton, anche se ha dovuto un po’ ridimensionare il suo uso del piccante; di recente abbiamo persino organizzato una serata con alcuni suoi compagni di studi ed è stata un’esperienza davvero positiva!»

Un’esperienza tramite la quale gli studenti stranieri possono coltivare l’italiano, perché si sa, la miglior scuola è la famiglia: e in questo progetto, si respira proprio un’aria di famiglia. Un esempio positivo di buona integrazione e condivisione, nel rispetto delle culture e delle proprie tradizioni tanto invocato da una certa ala sovranista ora tanto di moda.

Matteo Gentile

matteog@vicini.to.it

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


*