Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Gli anni più belli, di Gabriele Muccino

Torino ama il cinema e si vede. Affollatissima l’anteprima dell’ultimo film di Gabriele Muccino Gli anni più belli: a far gli onori di casa l’amministratore delegato di Rai Cinema e membro del comitato di gestione Museo Nazionale del Cinema, Paolo Del Brocco. Prodotto da Marco Belardi (La Pazza Gioia, A casa tutti bene, e il pluripremiato Perfetti sconosciuti) il film abbraccia un quarantennio di storia italiana, dall’inizio degli anni ’80. Quattro adolescenti – Giulio, Gemma, Paolo e Riccardo – vivono a Roma le loro giornate, tra scherzi, giuramenti di amicizia eterna e la nascita dell’amore di Paolo per Gemma. Nei decenni successivi – indicati da immagini e accenni alla Storia, da quella di Mani Pulite, al Primo Governo Berlusconi, all’11 settembre e l’avvento del Movimento 5 stelle – i giovani non si perderanno mai di vista, mentre prenderanno forma le loro vite adulte, attraverso gioie ed errori nel percorso accidentato della definizione di sé.
Se l’avvocato Giulio (Pierfrancesco Favino) si rivelerà il più spregiudicato nel far carriera, accantonando quei sogni e ideali che continuano invece ad alimentare la fatica di vivere del giornalista attivista politico Riccardo (Claudio Santamaria), a tenere la barra dritta sarà Paolo(Kim Rossi Stuart), depositario dei “valori” da cui non si recede: un insegnante a cui Muccino affida la speranza nella vita e nel domani, insieme all’adolescente Sveva, nella consapevolezza che sono i giovani a indicare la direzione di verità per il futuro.
Il regista, già tentato dalle sirene del cinema d’intrattenimento hollywoodiano (La ricerca della felicità, Sette anime), ha preferito rientrare nel solco della tradizione della commedia all’italiana, quella di C’eravamo tanto amati di Scola, per intenderci, richiamati qui sia dalla fisionomia dei protagonisti sia negli intrecci delle vicende: allo stesso modo Roma è la luminosa comprimaria nel gioco di specchi, in cui la scena di Fontana di Trevi rimanda a Scola che rimandava a Fellini de La dolce vita.
Rossi Stuart, Santamaria, Favino: attori che sono solidi professionisti, per un’opera a tratti prevedibile, ma meno urlata di altre pellicole mucciniane, e con un bel ritmo: quello della vita che, a guardarla a ritroso, è una scala salita vorticosamente, come fa la Ramazzotti nel finale, liberata dal cliché della coatta bella e fragile che la imprigiona nella parte centrale del film.

Con Pierfrancesco Favino, Micaela Ramazzotti, Kim Rossi Stuart, Claudio Santamaria, Nicoletta Romanoff, Emma Marrone
In uscita il 13 febbraio in 800 sale italiane
Voto: 7/10
Anna Scotton
annas@vicini.to.it

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