Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Incontro con Davide Giacalone a Cascina Roccafranca

Difficile apprezzare lo spessore di uno scrittore senza sentirlo parlare.

Davide Giacalone, ospite di Cascina Roccafranca per Leggermente il 14 febbraio scorso, oltre che scrittore, è editorialista per rtl 102.5 la radio in cui commenta la rassegna stampa del mattino alle 7, in un dibattito giornaliero coi colleghi della radio.

La realtà italiana che si presenta tutte le mattine all’analisi della rassegna stampa è rappresentata, in modo organico, nel saggio “LeAli all’Italia”.

Giacalone con tono acceso e un linguaggio aggressivo, non fa sconti a nessuno nel presentare, dati alla mano, quella realtà che non ci raccontano, o non riusciamo (o non vogliamo) vedere. Come ci capita di vederlo anche in alcune trasmissioni tv (Omnibus, Tagadà, Coffe Break). E così non mancano le sorprese.

Siamo noi, italiani, il Paese più ricco d’Europa. Più ricchi della opulenta Germania. In rapporto al PIL la ricchezza delle famiglie è la più alta persino rispetto agli USA. Già ma siamo anche quelli che, sempre in rapporto al PIL, crescono meno. E’ la ormai storica debolezza del sistema Italia. L’inefficienza della Pubblica Amministrazione, del sistema pensionistico (campiamo più a lungo, evviva, ma nel 2050 avremo 105 pensionati ogni 100 lavoratori, un rapporto manifestamente insostenibile). Siamo leader mondiali nell’export.

Dove sta, dunque, questa ricchezza? È nel patrimonio degli italiani. 4300 miliardi di cui 1400 fermi su conti correnti. Mentre potrebbero finanziare investimenti delle aziende (italiane) per rilanciare lo sviluppo.

E il debito pubblico? Nelle tasche di noi italiani, per lo più.

Il tema della crisi annunciata del sistema welfare (di cui le pensioni rappresentano la spesa maggiore) si innesta con quello dell’equilibrio demografico. Lo stesso governo Conte 1 asseriva che occorrerebbero ogni anno 165000 nuovi ingressi per compensare la denatalità che caratterizza il nostro Paese, come tutti i Paesi sviluppati (uguale ricchi). Due riflessioni: primo, ha senso favorire l’immigrazione quando ci sono altrettanti italiani, giovani, che lasciano l’Italia? Situazioni diverse: chi lascia l’Italia è perché ha qualifiche e delle aspirazioni ad esse congruenti. E si reca all’estero, per lo più in Paesi europei, per far valere le proprie specificità. Fatto positivo, ma a noi occorrono lavoratori che garantiscano la sostenibilità di quel sistema a ripartizione (i lavoratori attivi finanziano quelli in quiescenza) che alimenta le pensioni.

Altro aspetto, legato però al precedente, è la scarsa natalità. Apparentemente le coppie rinunciano a fare figli per la paura del futuro, le incertezze sul posto di lavoro, il costo della vita. Mentre spendiamo per gli animali domestici il triplo rispetto ai prodotti per la prima infanzia, dal latte in polvere ai pannolini. Insomma, il labrador è costoso ma meno impegnativo, al di là dell’affetto per il nostro amico domestico, di un figlio che dovrai accudire e mantenere, vestire, mandare a scuola per 20 anni. E qui, fra le sorprese, scopriamo anche che il Sud è meno prolifico del Nord. Beccati questa.

Se andiamo a farci curare i denti scegliamo con cura il professionista, magari chiediamo in giro se qualcuno lo conosce, ha già avuto modo di sperimentarlo. Invece, nei nostri comportamenti “pubblici” accettiamo le disfunzioni, l’uso dissennato della spesa pubblica, ci rassegniamo alle zuffe del mondo della politica.  Cerchiamo di sfuggire alla realtà, ci lasciamo prendere in giro, inseguiamo lo slogan del momento. Essere sleali con l’Italia è questa fuga dalla realtà.

Non sono esattamente le cose che la gente ama sentirsi dire.

Il messaggio tuttavia non è volto a scoraggiare. Affidarsi all’istruzione, fornendo adeguata formazione continua agli insegnanti e concorrenza tra le università per assicurarsi i docenti migliori. Fare assegnamento su chi ha cultura ed esperienza. Non spostare denaro verso le rendite anziché destinarlo agli investimenti produttivi. Investire in infrastrutture. Procedere alla digitalizzazione nella Pubblica Amministrazione per avere un’amministrazione efficiente.

L’esperimento tentato con questo incontro, inconsueto per il progetto Leggermente in cui domina la narrativa, può considerarsi riuscito. Sala piena, pubblico partecipe, molte domande dalla platea. Forse anche la banale realtà sociale, economica, politica può stupire e sconcertare. Interessare. Forse è possibile discutere lasciando da parte slogan, stereotipi, difendendosi dalle falsità o da quelle mezze verità ambigue a cui si è accennato nell’introduzione dell’incontro e che sono un po’ le linee guida del gruppo organizzatore “Fra le righe”.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

 

 

 

 

 

Da Omnibus del 2 gennaio 2010

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