Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Qualcosa di meraviglioso, di Pierre-Francois Martin-Laval

Ispirato ad una vicenda reale, il film racconta di un ragazzo, Fahim Mohammad, dalla bravura sorprendente negli scacchi, che nel 2012 arriva a Parigi con il padre Nura per fuggire dalle lotte politiche che infiammano il Bangladesh e incontrare Sylvain, uno dei migliori allenatori al gioco di Francia.
Dopo il viaggio rocambolesco che i racconti delle migliaia di disperati par loro ci hanno fatto conoscere, i due approdano senza permesso di soggiorno nel Paese della Dichiarazione dei diritti dell’uomo, che mostra il suo volto più intransigente, negandogli l’ asilo politico. Forse se Fahim riuscirà a diventare campione nazionale in quello che Sylvain definisce “lo sport più violento, una guerra tra due menti!”, potrà regolarizzare la sua situazione e rimanere in Francia con la famiglia.
Lo stucchevole titolo italiano tradisce l’originale, Fahim, che, a ben vedere, rende l’importanza che la lingua assume anche nel film: in cui si dimostra come la comunicazione – e quindi l’integrazione – siano favorite dai percorsi di apprendimento e scolarizzazione, più facili per i giovani, i quali possono fungere da mediatori per l’inserimento degli stranieri adulti.


Una storia di buoni sentimenti, ma senza eccessi, in quanto la parabola del dodicenne ha sullo sfondo le dure condizioni dei migranti e le rigidità di una burocrazia spesso senz’anima. Giova al film un cast che ben esprime la tavolozza di emozioni e caratteri: la compostezza di Mizanur Rahaman nel ruolo del padre, serietà e tenacia di Fahim rese dal giovane Assad Ahmed, l’umanità tipica femminile della segretaria della scuola di scacchi interpretata da Isabelle Nanty. Su tutti giganteggia Gérard Depardieu, monumento di se stesso, dalla capacità di commuovere solo con un gesto tipica degli attori di razza.
Occhi negli occhi, il colpo secco del pezzo sulla scacchiera, la stretta di mano che non addolcisce la rabbia dello sconfitto ma contiene l’esultanza del vincitore. La storia vera di Fahim ha il merito di riportarci alla classica sfida di neuroni e autocontrollo “in presenza”, in questa fase storica in cui tutto sembra allontanato e rarefatto nelle asettiche procedure da remoto.

con Gérard Depardieu, Assad Ahmed, Isabelle Nanty, Mizanur Rahaman

Disponibile a noleggio e in Digital Download
Voto: 8/10
Anna Scotton
annas@vicini.to.it

 

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