Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Lacci, di Daniele Luchetti

Un marito, una moglie, due figli: a un certo punto la coppia entra in crisi perché lui si innamora di un’altra. La famiglia riuscirà a superare lo scossone o deflagrerà? Su tale plot collaudato, il regista Luchetti, noto al pubblico  italiano per un trentennio di opere significative –  da Il Portaborse a Momenti di trascurabile felicità –  ci interroga: in questi casi meglio andar via o restare? Le conseguenze saranno negative sia se si scompagina l’equilibrio familiare, sia se  si rabbercia un’unione di facciata, dietro cui  si annideranno per sempre rimpianti e slealtà. I figli comunque soffriranno,  che vivano dentro di sè il trauma della separazione o la percezione viscida dell’ostilità trattenuta e del disamore.  Anche se nel film prevale la tesi che il perdono prolungato mina le relazioni, preservare la famiglia oscura le dipendenze affettive, crea una relazione tossica, che porta comunque all’inferno.

Lacci: come ciascuno annoda a suo modo le stringhe delle scarpe, così stabilisce e mantiene i legami affettivi della propria vita. Maldestro in quest’arte Aldo, il protagonista  maschile: vile sia con la moglie che con l’amante, incapace di dialogo e di azione,  nell’età avanzata arriva a teorizzare, addirittura, il tacere, la parola centellinata come salvezza della coppia, un silenzio inespugnabile come il segreto conservato in una scatola del salotto.

Sta alle figure femminili imporre l’accelerazione: da Wanda, la moglie che, pur rivelando incoerenze e fragilità, incalza Aldo affinchè onori il patto della responsabilità familiare, a Lidia, l’amante, che si ribella all’indecisione dell’uomo e alla sua inspiegabilità.  Fino alla figlia, Anna, che spingerà il fratello Sandro, nell’epilogo di questo dramma giocato sul filo della suspence,  a imprimere una svolta di inaspettata ferocia vendicativa.

Il film si avvale della presenza di  alcuni dei migliori attori italiani del momento, qui decisamente in ruolo; i giovani  che interpretano Anna e Sandro nell’età tra infanzia e adolescenza sono convincenti e empatici. La messa in scena si anima anche grazie alla costruzione su più piani temporali e  narrativi e  all’alternanza dei diversi punti di vista, in una fedele rappresentazione della  grigia quotidianità e della consunzione dell’amore coniugale, che lascia il segno.

Con Alba Rohrwacher, Luigi Lo Cascio, Laura Morante, Silvio Orlando, Giovanna Mezzogiorno.

In questi giorni nelle sale torinesi.

Voto: 8/10

Anna Scotton

annas@vicini.to.it

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