Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Sorry we missed you, di Ken Loach

Newcastle, Inghilterra: Ricky ed Abbie sono sposati, hanno due figli e seri problemi economici. Lei fa l’assistente domiciliare ad anziani e disabili, lui ha perso il lavoro e vuole rilanciarsi come fattorino freelance per conto di una grande azienda di consegne, sperando di realizzare anche il sogno di una casa di proprietà.

Per acquistare il furgone non resta che impegnare l’unico bene di famiglia: l’automobile con la quale la madre effettua i numerosi spostamenti diurni, prolungando però  l’assenza della donna da casa. Per non parlare dei turni  di Ricky: 14 ore quotidiane per sei giorni la settimana, ritmi massacranti dettati da uno scanner che scandisce implacabile  tempi di viaggio, consegne e brevissime soste, che non consentono nemmeno un passaggio in bagno. I quattro sarebbero una bella famiglia se la minaccia di perdere  un’occupazione aleatoria, svolta sotto ricatto, non impedisse la cura delle relazioni affettive e l’educazione dei figli,  destinate a sfuggire di mano con conseguenze non facilmente riparabili.

Sorry we missed you è senza dubbio da recuperare on dowload, per entrare in questo 2021 pieno di attese e di incognite con lo sguardo non solo appannato dal Covid-19, ma rivolto anche alla realtà dell’economia e del lavoro.  Rispetto al quale l’unico dato certo è che le condizioni saranno ancora più critiche, facendo emergere contraddizioni e problemi messi già in luce da Ken Loach, uno dei più coraggiosi e attenti narratori cinematografici della classe operaia contemporanea. L’ultima frontiera della quale è, com’è noto, rappresentata dai gig workers, dei quali fanno parte i riders e, più genericamente, i corrieri, pagati a cottimo e spesso privi delle prerogative dei lavoratori dipendenti (zero permessi, malattie  o straordinari).

In questo mondo di “vinti”, per dirla alla Verga, viene soffocata anche l’umanità di Abbie, l’attenzione e il tempo dedicato nello svolgimento delle sue mansioni, polverizzati dalla  frenesia e dal prolungamento degli orari, tanto che  un’anziana assistita le chiede che fine abbia fatto una storica garanzia novecentesca: “E la giornata di otto ore?”

Una società senza diritti è una società regolata dal  bullismo esibito da giovani e adulti, dai vandali dei graffiti, ai despoti aziendali, ai rapinatori da strada. E una società che porta le ferite di una pandemia rischia di essere maggiormente incline a un’offerta di lavoro senza tutele, senza  compassione e sempre meno a misura d’uomo.

Con: Kris Hitchen, Debbie Honeywood, Rhis Stone, Katie Proctor

Disponibile  a noleggio e in digital download

Voto: 8/10

Anna Scotton

annas@vicini.to.it

 

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