Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Quattro donne piemontesi nella Resistenza

Per commemorare il 25 aprile ci piace segnalarvi un libro scritto da  Caroline Moorehead , La casa in montagna , storia di quattro donne della Resistenza, che ripercorre quegli anni. Uno sguardo particolare , sia perché si tratta della Resistenza in Italia raccontata da una voce straniera, sia perché narra il ruolo delle donne nella Resistenza , che qui diventano protagoniste.

Caroline Moorehead, nata a Londra nel 1944, è giornalista , storica ed attivista per i diritti umani .

A tre generazioni di distanza dalla guerra partigiana è ancora necessario raccontarla,  per rinnovare la memoria , anche nelle nuove generazioni.

Attraverso la vita di quattro donne della Resistenza,  Ada Gobetti, Bianca Guidetti Serra, Frida Malan e Silvia Pons, si rappresenta la storia di un  intero movimento di donne coraggiose,  forti e motivate, che animarono con un’azione collettiva e coordinata quello che probabilmente è il più bell’esempio di orgoglio e idealità nella nostra storia recente.

Sono quattro donne diverse tra loro per formazione e storia personale , personalità forti e ribelli per la loro epoca , accomunate da un unico ideale.

Bianca Guidetti Serra , che nel 1947 diventa avvocato , una delle primissime donne a svolgere questa professione , non smetterà per tutta la vita di lottare per i più deboli; Ada Gobetti, vedova di Piero, che sarà una delle fondatrici per Partito d’Azione , si dedicherà nella sua vita alla formazione ed alla divulgazione; Frida Malan , nata nel 1917, partigiana combattente nelle Valli Valdesi. Dopo la Resistenza, proprio quando per le donne partigiane è difficile avere un riconoscimento pubblico, Frida Malan intraprenderà con determinazione gli incarichi di gestione dell’attività politica; Silvia Pons, antifascista militante, aderisce al Partito d’azione e alla Resistenza e, come medico, si occupa delle condizioni di salute dei lavoratori. In particolare i diritti e l’emancipazione delle donne saranno al centro del suo impegno civile

Il 1944 vede la nascita dei gruppi di “Volontarie della Libertà” e di “Difesa delle donne” formati da intellettuali, contadine, casalinghe nelle case e nelle scuole. Frida Malan vi aderirà insieme a Ada Gobetti e all’amica Silvia Pons.

Antifasciste, appartenenti a tutti i ceti e impegnate in ogni professione, giovani e anziane, provenienti da tutta Italia, con armi o senza, le donne hanno partecipato attivamente alla guerra di Liberazione, divenendone elemento imprescindibile. Insieme e al pari degli uomini.

 Le donne sono  state le principali protagoniste della Resistenza civile. Alcune loro azioni di massa ottengono risultati estremamente concreti e importanti da un punto di vista strategico e politico.

Al di là dell’impegno nell’opposizione civile, le donne sono state importanti  anche nella lotta armata partigiana: non solo staffette, ma anche combattenti armate nelle bande extra-urbane, membri dei GAP e delle SAP in città e nelle fabbriche, addette ai fondamentali servizi logistici.

Di fatto correvano gli stessi rischi degli uomini: come loro, anche le donne se venivano scoperte potevano essere giustiziate, torturate, imprigionate. Nonostante questo, il loro riconoscimento è avvenuto molto tardi e per questo in storiografia si parla spesso di Resistenza taciuta.

Questa sottovalutazione riguarda lo svolgersi della lotta e soprattutto ciò che accade dopo la conclusione vittoriosa di essa: pochissime (35.000 a fronte di 150.000 uomini) sono le donne alle quali sarà riconosciuta la qualifica di partigiana combattente, nonostante un impegno, nei fatti, molto significativo.

Il riconoscimento del ruolo delle donne nella Resistenza italiana è avvenuto a partire dagli anni sessanta, con i movimenti sessantottini e un percorso di emancipazione portato avanti anche dai movimenti femministi. A partire da quegli anni si inizia a rivendicare un ruolo per le donne che affondasse le sue radici nella storia della repubblica e della Resistenza.

Anche per questi motivi il testo ha la prerogativa di raccontare la storia in una prospettiva nuova e originale, attraverso la narrazione di esperienze di vita, in stretto contatto con la realtà.

Un modo accattivante che può catturare l’attenzione anche delle nuove generazioni, che sono sempre meno formate a conoscere e studiare quanto è avvenuto durante la Resistenza.

Caroline Moorehead è l’autrice perfetta per svolgere questo compito, e lo fa con grande maestria. Nato per presentare la nostra lotta partigiana a un pubblico non italiano, La casa in montagna diventa in effetti il libro perfetto per veicolare la conoscenza di un passato così importante proprio per gli italiani di oggi.

LA CASA IN MONTAGNA

di Caroline Moorehead, edito Bollati Boringhieri

Si segnala che la presentazione di questo libro è nel programma on line  del Circolo dei lettori il 25 aprile alle 11,30.

Maria Cristina Bozzo

cristinab@vicini.to.it

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