Continua la collaborazione col Corriere di Barriera con il quale pubblichiamo, questo mese, i risultati di B.ART – Arte in Barriera, il bando lanciato l’11 aprile scorso da Contrada Torino nell’ambito del Programma Urban.
Cos’è stato, e sarà, B:ART in Barriera di Milano?
13 facciate, 5 giurati esperti, 30 giurati di territorio, 85 proposte pervenute, (71 dall’Italia, 7 dall’Europa, 7 da Paesi extra europei ), 4 opere finaliste ed, infine, UN vincitore.
Alla fine è Francesco Giorgino, in arte Millo, il vincitore di B.ART – Arte in Barriera, il bando lanciato l’11 aprile scorso da Contrada Torino nell’ambito del Programma Urban.
Un concept da realizzare su tredici facciate e da declinare su oggetti d’uso comune: una formula nuova per il mondo dell’arte, che ha richiamato l’attenzione di numerosi artisti, architetti, designer e graphic designer provenienti dall’Italia e dal mondo, che con idee e progetti hanno cercato di conquistare il territorio per trasformarlo in una galleria a cielo aperto. Installazioni, pittura muraria, scultura a parete, stencil, LED e pellicole adesive specchiate: sono solo alcune delle 85 proposte arrivate negli uffici della Fondazione Contrada alla scadenza del concorso. Le stesse valutate da una doppia giuria lo scorso 15 luglio, nella sede dell’Ecomuseo Urbano di fronte all’ex Manifattura Tabacchi. Un’intera giornata dedicata alla valutazione dei progetti e che ha portato alla proclamazione di un unico vincitore. Ripercorriamola insieme.
La prima parte ha visto al lavoro i cinque membri della Giuria di Esperti che, confrontandosi e incrociando esperienze e competenze differenti, sono arrivati a selezionare le quattro opere finaliste. Una scelta, o meglio un risultato ottenuto sulla base di criteri e requisiti importanti come la longevità del messaggio, la qualità estetica e del concept e la fattibilità e manutenzione dell’opera sul lungo periodo.
È sulla base di questi stessi criteri che le opere arrivate sul podio sono state valutate dalla Giuria di Territorio, composta da trenta rappresentanti del quartiere, tra questi abitanti, studenti, insegnanti, membri di associazioni, consiglieri di Circoscrizione, titolari di imprese e delegati dei condomini che ospiteranno le opere. A loro la Giuria di Esperti ha presentato le proposte finaliste, accompagnate da osservazioni, suggestioni e pareri tecnici.
Si è aperto così un dibattito e un confronto, si sono incontrate e scontrate opinioni diverse, dalla più entusiasta alla più critica, si sono esaminate da vicino le tavole e i render e sono emerse domande soprattutto rispetto alla gestione e alla manutenzione dei graffiti.
E infine, come da regolamento, la matematica ha dato il suo verdetto: penne alla mano, i giurati hanno espresso il loro voto e dalla media dei punteggi ottenuti da ciascuna di esse è emersa la classifica finale. In vetta spicca Millo con la sua opera in bianco e nero, vicina alla contemporanea street art, dal retrogusto metropolitano: “Habitat” è il titolo del progetto. Ogni tela, anzi ogni muro avrà la sua ambientazione, solo due saranno gli elementi fissi: l’uomo e la città, un binomio che presto contaminerà gli isolati di Barriera di Milano.
Ma chi è Giorgino, in arte Millo? Il Corriere di Barriera lo ha intervistato.
Dopo Londra, Lione, Parigi, Lussemburgo, Roma e Pescara le opere di Millo approdano nel quartiere di Barriera. Classe ’79, architetto di formazione e street artist di professione, lo abbiamo intervistato per scoprire quali sono gli ingredienti del suo stile e dei 13 disegni che affrescheranno il quartiere.
Dopo gli studi di architettura decidi di intraprendere una personale ricerca nel campo della pittura. C’è stato un evento o un artista che ti ha influenzato in questo “cambio di rotta”?
Ho sempre dipinto. Sin da bambino custodivo questa urgenza di esprimere su carta ogni mia emozione. Cosa che crescendo, non sono più riuscito a ignorare. Di sicuro la musica e alcuni artisti hanno segnato il mio percorso, ma non come vera e propria influenza, piuttosto come rifugio in cui le mie idee e le mie sensazioni riuscivano a respirare liberamente.
I disegni che hai presentato ripropongono il tema del rapporto tra l’individuo e lo spazio. Qual è il senso delle tue opere, o meglio il messaggio che vuoi comunicare?
Mi sono focalizzato sul rapporto che l’individuo stabilisce all’interno del proprio habitat: infatti “Habitat” è proprio il nome che ho scelto per intitolare il progetto. L’uomo, perennemente fuori scala, stabilisce rapporti di ogni sorta con ciò che lo circonda, siano essi giocosi o riflessivi. Il messaggio nascosto nella trama fitta dei palazzi e di questo “gigante buono”, sempre intento a fare qualcosa, è la possibilità di lasciarsi stupire, in ogni accezione del termine, da ciò che ci circonda.
Perché hai scelto di realizzare 13 opere in bianco e nero? Come mai non hai preso in considerazione la possibilità di inserire note di colore?
Ho sempre dipinto in bianco e nero, credo che in un certo qual modo la semplificazione assoluta, la linea pura nera, possa raggiungere gli occhi con una intensità emozionale differente rispetto al colore, ma non escludo in un futuro non troppo lontano di potermi anche cimentare con il colore.
Racconti spesso del tuo legame tra il tuo lavoro e la musica. In una vecchia intervista citavi una canzone degli Arcade Fire che parla della periferia. Oggi stai per realizzare le tue opere in Barriera di Milano, una delle periferie storiche di Torino, ma anche un quartiere in costante cambiamento. Credi sia un sogno che diventa realtà?
Quando ho ricevuto la comunicazione ufficiale, non riuscivo a crederci, ho controllato il sito del bando almeno 7 volte. È davvero una sfida meravigliosa per me, un sogno che prende forma, non vedo l’ora di iniziare!
Nei mesi di agosto e settembre le tredici facciate messe a bando sono state ristrutturate e preparate per gli interventi artistici che il vincitore realizzerà tra settembre e ottobre. Le opere saranno ultimate per la settimana dell’arte contemporanea che si svolgerà a Torino dal 5 al 9 novembre 2014.
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