UN CHIOSTRO DA RIPENSARE
Un nuovo concorso di progettazione in due fasi che sarà presentato pubblicamente il 27 gennaio alle ore 12.00 a Caluso.
Venerdì 27 gennaio ore 12.00
Sala Giunta Comune di Caluso
P.za Valperga 2, Caluso
“Per le vie di Caluso, nelle terre dell’Erbaluce” è il titolo del nuovo concorso di progettazione in due fasi che sarà presentato pubblicamente il 27 gennaio alle ore 12.00 presso la sede del Comune di Caluso.
Il concorso, bandito dal Comune di Caluso in collaborazione con la Fondazione per l’architettura/Torino, intende esplorare il paesaggio, sia a livello urbano che a scala territoriale. Si ripropone la valorizzazione del sistema di beni architettonici e artistici della città e dei percorsi che pongono in relazione Caluso con il suo territorio. L’obiettivo della seconda fase del concorso è la riqualificazione, valorizzazione e rifunzionalizzazione del chiostro dei Frati Francescani Minori, ideale porta d’ingresso alla Città.
“Complesso monastico promosso da padre Alessandro Orio all’inizio del XVII secolo e completato dal suo successore il padre Carlo Carri nel 1646 come si legge in una lapide tuttora esistente.
Il fabbricato fu ampliato e completato nel corso del XVIII secolo con un suggestivo portico posto a Nord poi affrescato dalla bottega dei Cignaroli verso il 1751. Nel 1802 il convento venne soppresso dal Governo Francese e venduto in tre lotti dal Denamio Imperiale. Dopo diverse e talvolta improprie destinazioni d’uso nel corso dei secoli successivi da alcuni anni è stata intrapresa una campagna di restauri, in particolare sul chiostro e sulla chiesa annessa per riconsegnarlo alla cittadinanza come sede delle istituzioni culturali del Comune.
Nel primo decennio del XVII sec. la contessa Scaglia di Verrua, feudataria di Caluso, e monsignor Ceva Vescovo di Ivrea, d’accordo col parroco di Caluso don Antonio Morra, cedettero ai frati Francescani Minori una chiesuola che si dice esistente sin dal sec. XV e l’area attigua degli Airali, a cui il Comune di Caluso aggiunse una casa del vicinato, affittata allo scopo di dare ai frati un primo ricovero in attesa che fosse costruito il convento. Completato il Convento i frati si preoccuparono di ristrutturare la chiesa, detta della Trinità, dotandola di un nuovo altare con balaustra marmorea nonché, in un secondo tempo, di uno splendido gruppo ligneo dovuto probabilmente allo scultore Carlo Giuseppe Plura, operante in Piemonte nella prima metà del sec. XVIII e recentemente
restaurato.
Del 1746 è invece il pregevole campanile barocco. “
Grazie a Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti ONLUS
Angelo Tacconi
loris@vicini.to.it
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