
Il progetto TAV (La sigla indica, in generale, le ferrovie ad alta velocità), ha una storia lunga oltre due decenni, e così il dibattito tra oppositori e favorevoli. Si può legittimamente essere pro o contro per ragioni ideologiche o di interesse (come per i privati coinvolti nella realizzazione o nel finanziamento). Oggi però il dibattito si è esteso anche a noi cittadini “comuni”: altri gruppi sembrano aver attirato un interesse diffuso.
Forse è il momento di provare non ad aggiungere opinioni alle molte già sul tavolo, ma a fornire qualche elemento di valutazione a coloro che vorrebbero farsene un’idea, magari anche solo su qualche aspetto, semplificando e sintetizzando anche a costo di essere a momenti superficiali.
Lo faremo utilizzando informazioni che sono state e verranno fornite dalle fonti ufficiali e dai maggiori giornali sperando di coinvolgere i lettori in un contraddittorio che porti elementi utili alla comprensione dei fatti. Le note fanno cenno alle fonti relative.
Incominceremmo col piantare due paletti ponendoci le domande: da cosa origina il progetto e, dove siamo oggi?
Dunque, da dove nasce l’esigenza di un sistema ferroviario europeo univoco?
Fra i protagonisti in gioco, nel dibattito si parla forse poco di Europa.
Negli gli obiettivi istitutivi della Comunità Europea c’è quello di ammodernare ed armonizzare le infrastrutture del territorio in modo da garantire a tutti i cittadini europei lo stesso standard di efficienza, affidabilità e sicurezza. E’ perlomeno ovvio che uno che abita a Messina abbia il diritto di dire “sono un cittadino europeo anch’io”.
E’ quanto sta avvenendo (e non se ne parla) nell’ambito del trasporto aereo: l’affollamento dei corridoi aerei e delle strutture di area aeroportuale ha dato origine ad un grande progetto di innovazione sia tecnologica che procedurale per garantire gli stessi obiettivi. Il progetto si chiama “Cielo unico europeo (Single European Sky)” e la sua realizzazione coinvolge già 3000 esperti in ambito europeo. Si tratta del braccio operativo dell’iniziativa SES, denominato SESAR, che coordina e concentra tutte le attività di ricerca e sviluppo nell’ambito della gestione del traffico aereo di nuova generazione.
Si parla quindi di ammodernare, innovare, non solo di sostituire o risolvere aspetti contingenti. Ci si passi l’esempio banale: se si guasta la lavatrice ed il tecnico ci propone un costo per la riparazione troppo alto, sostituiamo la lavatrice e lo facciamo con un prodotto “allo stato dell’arte”. Ma non abbiamo innovato nulla. Diverso è quando cambiamo uno smartphone e buttiamo in un cassetto, anche se perfettamente funzionante quello che ha 5 anni di età.
Tornando al sistema ferroviario, la Commissione Europea ha emesso un primo provvedimento in merito al nostro tema già nel 1994 inserendo la TAV, secondo la proposta dell’epoca, tra i progetti prioritari nel settore dei trasporti e dell’energia (Consiglio Europeo riunione del 9-10 dicembre 1994 a Essen)[1].
A giugno 2015 ha emesso il Regolamento (UE) 2015/995 che definisce i requisiti relativi all’interoperabilità del sistema [2]su scala europea. Ecco i requisiti della specifica di interoperabilità (3.2 Requisiti essenziali):
- sicurezza
- affidabilità e disponibilità
- salute
- protezione ambientale
- compatibilità tecnica
- accessibilità
Da qui avrebbero dovuto ripartire i tecnici per definire (o ridefinire) e realizzare il progetto. Contiamo che lo abbiano fatto, ma i condizionamenti sono da considerare sempre in agguato.
Dove siamo col progetto?
Fin dal 2006 (Governo Berlusconi), opera l’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione [3], un organismo tecnico con compiti di sola consulenza, che ha depositato i propri risultati presso il Ministero delle Infrastrutture nel novembre scorso. Il Governo sta effettuando le sue valutazioni di costi-benefici. Peraltro esiste il Controsservatorio della Valsusa, un’associazione nata nel 2013, che fornisce proprie valutazioni sul tema.[4]
Nel nostro dossier, partendo dai requisiti e dalle relative interpretazioni date dagli esperti fino ad oggi, affronteremo il contraddittorio sui vari argomenti in gioco (vantaggi e svantaggi, costi, aspetti strategici ed ambientali, impatti delle decisioni prese e da prendere).
Cercheremo una risposta alle domande che ormai molti di noi si fanno: la tratta storica risponde ai criteri di sicurezza ed è adatta al passaggio dei grandi container? E’ vero che c’è l’amianto dove si sta scavando e cosa si fa per evitare danni alla salute? Quali sono le istanze dei val-susini e quali quelle degli altri cittadini? Senza pertanto avvitarci su parametri tecnici che possono solo essere compresi appieno dai tecnici.
Invitiamo i nostri lettori ad entrare nel dibattito attraverso i box di commento: inesattezze, integrazioni, opinioni, informazioni anche non note al pubblico.
I commenti saranno moderati prima della pubblicazione.
[1] “TAV-La verità dei fatti” agi agenzia giornalistica (https://www.agi.it/saperetutto/tav_torino_lione_costi_effetti-4451507/longform/2018-10-12/)
[2] Regolamento (UE) 2015/995 della Commissione dell’8 giugno 2015 recante modifica della decisione 2012/757/UE relativa alla specifica tecnica di interoperabilità concernente il sottosistema «Esercizio e gestione del traffico» del sistema ferroviario nell’Unione europea
[3] TAV-La verità dei fatti” agi agenzia giornalistica cit
[4] TAV-La verità dei fatti” agi agenzia giornalistica cit
Gianpaolo Nardi/Angelo Loris Tacconi
gianpaolon@vicini.to.it
loris@vicini.to.it
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