
Il nuovo romanzo di Stefano Benni ha come ossatura di fondo la storia d’amore tra due ragazzi: Febo, che conosciamo a tredici anni, vive insieme ai nonni in un piccolo borgo sull’Appennino all’ombra dei Castagni Gemelli, e Luna, muta e selvaggia, con la sua stravagante famiglia capeggiata da una nonna dotata di poteri magici.
Il libro ha la struttura del romanzo ellenistico, con un amore ostacolato da tanti inconvenienti e con un finale da non rivelare. Benni sembra quasi voler sfidare la forza dell’amore con questa storia, tenera e allo stesso tempo ricca e carica di tensioni, con il pregio di veder rafforzata la consistenza di un sentimento vero, autentico. I due protagonisti, se pur lontani, si inseguono nello scorrere della vita, riuscendo nonostante tutto a vivere la loro relazione, anche se a intervalli: ogni quindici anni si ritrovano, si amano, e poi si lasciano, trascinati in balìa della loro vite, con un destino che ne gioca la regia, separandoli per poi riunirli successivamente.
La Sardegna che fa da sfondo al racconto viene da Benni paragonata ai Caraibi dei romanzi di Sandokan di Salgari, dal sapore di meravigliosa avventura, con l’azzurro del suo mare e i vivi colori della natura, con la sua brulla terra, con l’orgoglio e la fierezza tipici del suo popolo. L’Autore la definisce così: “l’isola magica”, recuperando ricordi personali legati alla sua infanzia, vissuta sulle aspre montagne dell’Appennino, dove, racconta Benni, più che dal medico o in ospedale, si andava dallo stregone, dalla mammana considerati depositari del sapere medico, con una medicina molto primitiva. Luna, la protagonista del romanzo, desidera diventare una strega, affascinata dalla capacità di dominare la natura attraverso le pozioni di erbe terapeutiche.
Ed è, infatti, un romanzo intriso di magia, calato in una dimensione dove l’irrazionale incontra la mitologia, con una sottotrama di simboli e figure appartenenti all’epopea greca, già utilizzata da Stefano Benni in altri suoi romanzi. Febo, il protagonista, richiama infatti il dio del sole, così giovane, selvatico, presuntuoso. Ma è soprattutto Luna il personaggio chiave della storia, la figura che segna tutto il libro: all’inizio è una ragazzina selvaggia e muta, non ha la possibilità di parlare. Verrà poi curata, trasformando il suo mutismo in una voce, ma i due ragazzi, all’inizio del loro incontro, riescono ad innamorarsi senza parlare, solo guardandosi negli occhi.
Come in ogni romanzo di Stefano Benni, viene anche qui rinnovata la sua tipica scrittura, proponendoci scene caratterizzate da una divertente comicità inserita nell’amarezza della vicenda, scene verniciate di quella simpatica ironia che rende ancor più gustoso il racconto che ci presenta, il cui titolo, “Giura”, deriva dall’imperativo del verbo giurare. Così, il romanzo pervaso dalla tenera storia dei due protagonisti ci invita a una meditata riflessione sulla trasformazione dei nostri costumi nelle convenzioni sociali, con la perdita di significato di parole come onore, parola data, lealtà, vocaboli che per molti anni hanno segnato il rapporto e le relazioni tra gli uomini, sfociando a volte anche in mortali sfide a duello, legati intensamente al giuramento.
Loredana Pilati
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