“La gente è affamata d’amore perché siamo troppo indaffarati, aprite i vostri cuori oggi, nel giorno del Signore risorto, e amate come non avete mai fatto” (Madre Teresa di Calcutta)

 

L’isola che non c’é

Che il mondo sarà sommerso dalla plastica e dall’immondizia i pessimisti lo predicono già da un po’.

Insieme alle siccità, le inondazioni, i terremoti e i maremoti, da mettere in conto c’è la possibilità di finire seppelliti dagli scarti, poco romantico ma molto distopico che fa  molto trendy, magari  con una crosta di parmigiano a soffocarci nell’ultimo anelito.

In una zona torinese nota per la movida ci comunicano  che “le isole ecologiche sono un flop”.

Direi che già il nome mi aveva creato qualche incertezza: mi suonava un po’ velleitario e un po’ troppo lontano dalla realtà reale che è assai diversa da quella virtuale.

Riportano i giornali che l’azienda minimizza ma le foto dimostrano che c’è poco da minimizzare.

L’educazione del cittadino c’entra un po’, certo,  ma di fronte ad un cassonetto strapieno la scelta è parcheggiare il sacchetto maleodorante accanto agli altri già parcheggiati o riportarselo in casa e mimetizzarlo tra il ficus e il cassettone della nonna.

Per i nuovi cassonetti almeno quattro mesi, assicura l’azienda, quindi gli avanzi  di zampone e gli imballi del panettone, mi raccomando, sotto il tappeto.

Giulia Torri

giuliat@vicini.to.it

Commenta per primo

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


*