Nel luccichio di flash che accompagna l’arrivo di star e registi in laguna, tra le mises più meno eccentriche tornate a sfilare sul red carpet, si celebra la bellezza e la suggestione della settima arte nell’80° edizione del Festival di cinema più antico del mondo.
La giuria presieduta dal regista Damien Chazelle (La La Land) è al lavoro nella valutazione delle opere in gara nella Selezione ufficiale e nel Concorso Orizzonti, dedicato a film e cortometraggi rappresentativi delle nuove tendenze del cinema internazionale. Tra le varie sezioni autonome e parallele da segnalare lo spazio Venice VR Expanded, aggiunto di recente, un panorama di Progetti Immersivi in Realtà Virtuale in prima mondiale e/o internazionale.
Sono passati sugli schermi del Lido alcuni dei film più attesi del concorso: El Conde del cileno Pablo Larraín, in cui il dittatore Pinochet è raffigurato metaforicamente come un vampiro, la favola nera Poor Things del greco Yorgos Lanthimos, Ferrari, il ritratto del nostro leggendario imprenditore dell’auto firmato dall’americano Michael Mann, Priscilla, l’adattamento cinematografico di Sofia Coppola delle memorie della moglie di Presley.
La rassegna dei film italiani in corsa per la sezione maggiore è costituita da sei titoli: Comandante di Edoardo De Angelis, Enea di Pietro Castellitto, Finalmente l’alba di Saverio Costanzo, Lubo di Giorgio Diritti, Io capitano di Matteo Garrone, Adagio di Stefano Sollima. Al di là dei risultati, buon segno di vitalità e protagonismo del nostro cinema.
Come ogni anno, la manifestazione è cassa di risonanza di eventi che infiammano la società, in primis lo sciopero di sceneggiatori e attori hollywoodiani: tra gli artisti che hanno disertato la mostra Bradley Cooper, che non ha accompagnato a Venezia il suo Maestro, biopic su Leonard Bernstein. Non manca la coda di polemiche sul #MeToo e l’ostracismo invocato da molti per i registi “molestatori”: inspiegabile la polemica su Woody Allen , da anni ampiamente scagionato dai giudici, superata rispetto a Polansky, perdonato dalla sua “vittima”, presenti entrambi Fuori concorso rispettivamente con Coup de Chance e The Palace. Infine respinte dai tribunali francesi le accuse di abuso mosse a Luc Besson, regolarmente in gara con Dogman.
Da tempo Venezia ha sdoganato le piattaforme, accogliendo anche i titoli dei giganti dello streaming, a tutti gli effetti finanziatori di molte opere di valore. Quest’anno Netflix – per celebrare gli 80 anni della Mostra – ha aperto la sezione denominata Il Grande Cinema di Venezia, una raccolta di film del suo catalogo resi disponibili alla visione, in quanto negli anni “hanno nutrito l’immaginazione di milioni di spettatori”.
Anna SCOTTON
annas@vicini.to.it
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