Un oggetto che ottant’anni fa cambiava la vita alle persone, la bicicletta, continua a cambiarla anche oggi a una fascia di diseredati. Questo il senso del primo lungometraggio di finzione del regista Milan Tangshir: ambientato a Torino, Anywhere anytime racconta l’odissea di Issa, un immigrato senegalese clandestino che lavora a Porta Palazzo. Licenziato perché irregolare, inizia a fare il lavoro di rider: l’occasione di riscatto e insieme qualcosa da offrire a una ragazza nella promessa di un amore possibile, che il furto della bicicletta, però, spezza bruscamente.Seppure l’intento del film sia innegabilmente politico, per illuminare la vita di uno degli invisibili addetti alle consegne, nuovi schiavi inventati dalla società del benessere, Tangshir ha privilegiato l’approccio umano, più che di denuncia. Lo stato d’animo di angoscia e precarietà, insieme alla partecipazione emotiva suscitati nello spettatore dalla vicenda di Issa, sono favoriti dall’interpretazione toccante di Ibrahima Sambou, immigrato senegalese in Italia dal 2015 e scelto dal regista all’interno di 200 incontri di casting.
Tra gli innumerevoli meriti del film, che hanno motivato l’assegnazione del premio alla Miglior produzione indipendente nella Settimana Internazionale della Critica all’81^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, anche l’ attenzione alla colonna musicale, miscela di jazz e sonorità africane, curata da Tanghir, in origine compositore di canzoni per il gruppo rock iraniano Ahoora, con cui aveva pubblicato tre album negli anni 2000. Ingegnere minerario, poi laureatosi in Italia in cinema, il regista è autore di cortometraggi, documentari e di un importante progetto di realtà virtuale, VR Free, girato nella Casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, un’esplorazione immersiva nei luoghi della detenzione.
La Torino del film è soprattutto di barriera e non è caratterizzata, quindi diventa sovrapponibile a tutte le realtà urbane periferiche: allo stesso modo il titolo “Anywhere anytime” (ovunque in qualsiasi momento) oltre ad essere il motto della società di delivery per cui lavora Issa, rimanda alle innumerevoli figure che sfrecciano nelle nostre strade, ma che – ed è questo l’elemento più spaventoso – noi non vediamo.
In sala a Torino
Voto: 8/10
Anna Scotton
annas@vicini.to.it
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