Stalker Teatro.
“Stalker: un nome, un logo inquietanti”.
“Stalker, in italiano”, corregge Gabriele Boccaccini, Direttore artistico di Stalker Teatro Officine Caos”. Non si tratta quindi del significato che conosciamo noi e che individua un reato. “Invece proviene da un film del ’79 di Andrej Tarkowskij che ricorda un’esperienza esperienza personale. Ambienti che ho ritrovato, nel 1980, nel presidio di Collegno. Nel film il personaggio è una guida che ha il compito di condurre attraverso un percorso difficile e insidioso due personaggi, la Scienza e la Cultura, che vogliono approssimarsi alla stanza dei desideri. Stanza protetta dall’esercito e dalla Polizia perché si teme che le persone possano realizzare i propri desideri. Si tratta di addestrarsi, perché le zone sono pericolose, e le guide sono necessarie. Il significato originale di “colui che segue le tracce”, oggi per noi è “colui che segue le vittime”, ma viene molto dopo”.
Metropolitan Art 9 è un progetto di educazione, formazione, ricerca e produzione artistica che si articola in diverse attività di sensibilizzazione a linguaggi artistici multidisciplinari e performance insieme ai cittadini. Attraverso la collaborazione di organismi culturali e istituzioni del territorio si rivolge a soggetti fragili (bambini, ospiti dei servizi di salute mentale, persone private della libertà). La ricerca multidisciplinare e la produzione artistica partecipata dei cittadini si concentrano sul quartiere Le Vallette, uno dei principali esiti torinesi dell’Istituto autonomo per le case popolari, all’estrema periferia nord-occidentale della città.
Ogni edizione di Metropolitan Art prevede la produzione di un nuovo spettacolo multidisciplinare dal titolo Reaction, realizzato con la partecipazione di numerosi cittadini guidati da tutto l’ensemble artistico di Stalker Teatro, sulla base degli stimoli raccolti visitando alcuni importanti musei d’arte contemporanea presenti nella Città di Torino. La creazione di Reaction si è svolta durante un mese di prove in due laboratori paralleli a cui hanno partecipato adulti, giovani, utenti e operatori dei centri di salute mentale del territorio. La composizione è articolata in tre “action” ispirate dalle opere degli artisti presenti nelle tre strutture PAV-Parco Arte Vivente, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Fondazione Merz.
“Tornando allo spettacolo, aiutaci a capire cosa abbiamo visto”.
“Bisogna rifarsi alle opere che col gruppo abbiamo visitato in precedenza al Museo PAV. “Il bioma del teatro” continua Boccaccini ”prima performance, si rifà all’installazione permanente, nel Parco stesso, del fondatore del PAV, Piero Gilardi. Il termine bioma, in ecologia, indica un tipo di ambiente caratterizzato da una particolare vegetazione e da un particolare clima. In questa prima action, in un ambiente scuro, si crea il “bioma del teatro” sollecitando i cinque sensi del pubblico. Interazioni con la natura”.
“Ma non ci è stato chiesto di identificare gli odori i rumori…”
” No, si tratta evidenziare risposte e relazioni che avvengono tra performer e visitatori. La performance viaggia per conto suo ma i raffronti possibili tra opere creano stimoli. Le serate di teatro in precedenza avvenivano subito dopo le visite, in cui il pubblico veniva accompagnato a visitare i musei. C’è parallelismo tra performance e opere. Reazione alle opere d’arte visitate. Interazioni sui sensi. L’importante è che voi provaste una sensazione”.
Della seconda performance “Realtà multipla-Il riscatto”, ispirata da quattro opere rispettivamente di Diana Anselmo, Danielle Mac Kinley (USA), Mohammed Sami (Iran) e Binta Diaw (Senegal) spicca la rappresentazione di comunicazioni con la lingua dei segni, testimonianza della necessità di questa forma di trasmissione.
“L’ ultima action rappresenta oggetti e persone attraversate da energia grigia. Non una fantasia, l’energia grigia esiste e viene anche calcolata in modo scientifico. Esiste in ogni oggetto che viene creato a partire dalle materie prime, poi la realizzazione, l’impacchettamento, la vendita. Tutte le energie investite permangono e sono misurabili. Compreso il momento in cui viene distrutto. Il pretesto è la mostra personale di Mario Merz presso la Fondazione Merz. Il tema dell’energia, presente nei suoi lavori, riportato all’energia umana. I performer facevano riferimento, in modo simbolico, alle azioni che avevano compiuto, ai movimenti eseguiti che loro recuperavano”.
“Non ci sono arrivato”.
“L’arte contemporanea, in tutte le sue forme, necessita dell’aspetto concettuale. È la sua stessa logica. Nell’arte tradizionale il principio è la rappresentazione dell’esistente. Superato questo principio dalla nascita del mezzo fotografico, per cui la riproduzione dell’esistente si poteva fare con mezzi tecnici efficaci, l’ espressione artistica pittorica e scultorea si è liberata dell’obbligo di dover rappresentare la realtà come appare, creando altre realtà che riconosci per quello che esse sono. Il prodotto artistico non è che rappresenti qualcosa di “altro” da se stessa, ma dato che non “rappresenta” più, presenta invece qualcosa di altamente creativo, perché non esisteva precedentemente. L’abilità nell’arte tradizionale sta nella rappresentazione efficace dell’esistente, nell’arte contemporanea la qualità sta nella capacità di creare qualcosa di nuovo. Ad esempio la pop art rifiuta l’oggetto destinato al solo consumo e lo fa diventare un’opera d’arte. La bottiglia della coca cola esiste, ma la pop art la fa diventare qualcos’altro. Ancora prima dei vari oggetti quotidiani è arrivata la provocazione dell’orinatoio (Fontana di Marcel Duchamp, un semplice orinatoio firmato “R”), diventato da oggetto quotidiano un simbolo estetico, decontestualizzadolo dal quotidiano. Nel teatro poi, e per fortuna, c’è anche l’emozione. Vedere come tante persone reagiscono, come si muovono in modo diverso. I testi che vengono letti nella seconda scena sono stati scritti dai performer stessi. Un momento di improvvisazione sul tema della scrittura e i partecipanti hanno proposto, reagito. Non sono scrittori, anzi, alcuni sono anche persone ben lontane da queste capacità”.
“Grazie, dietro queste action c’è un mondo. Quindi cosa succede adesso?
“Lavoriamo di continuo. La stagione inizia ora: 4 laboratori, due di giovani, due di adulti e due gruppi del carcere, uno femminile uno maschile. Gente che non aveva mai creato nulla: dando loro i mezzi che oggi sono disponibili. Come vedi, nei quadri che circondano il foyer, la parola scritta entra nella pittura”.
Dal 7 al 10 novembre, Officine CAOS, Casa del quartiere le Vallette. P.zza Montale 8
METROPOLITAN ART 9 Viaggio nel territorio e nella multidisciplinarietà dell’arte
Gianpaolo Nardi
gianpaolon@vicini.to.it
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