“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

Leggere e risparmiare. Le bollette dell’energia

FareEco #4 Guida pratica alla bolletta

Un’altra serata densa, forse di rivelazioni, sicuramente di indicazioni preziose per la nostra gestione energetica. Cascina Roccafranca, 12 dicembre: è il quarto appuntamento del ciclo #FareEco, dedicato a scoprire come leggere e comprendere le bollette, ridurre i costi e renderci più consapevoli sul tema dell’energia nelle nostre case.

Modera Chiara Monzani, dottoranda in ingegneria energetica presso il Politecnico di Torino, che ha già preparato l’uditorio con alcune domande chiave. Mercato libero: opportunità o fregatura? Come possiamo leggere e interpretare le voci della bolletta? Qual è il prezzo giusto per l’energia che consumiamo? Su quali costi possiamo agire per risparmiare?

Risponde il Prof. Alberto Poggio del Dipartimento Energia del Politecnico di Torino.

Prima osservazione del Prof. Poggio: la lettura della bolletta non è semplice, come sappiamo, perché ci sono mille voci. Per rispondere dobbiamo capire come è strutturato un sistema energetico.

La rete di trasmissione dell’elettricità, che è un po’ come le autostrade per i veicoli, è affidata a Terna, l’ Azienda che porta fino l’energia fino alle utenze. Una sola rete, che collega tutte le utenze; che si sommano, istante per istante. Di recente si è inserita una novità: anche le utenze diventano sistemi di generazione. Il grosso problema è che l’energia elettrica non si può immagazzinare; non c’è la banca, non c’è lo stoccaggio. Ci sono le batterie, ma non saranno mai sufficienti a conservarne grandi quantità: l’energia prodotta va consumata subito, è un piatto caldo.

Come produciamo. Ci sono diverse fonti: l’energia termoelettrica è ancora la fonte più sfruttata, ma di recente è entrato in gioco il Fotovoltaico, la fonte più promettente per la sua capacità di incrementare rapidamente la propria capacità produttiva.

Un grafico mostra la produzione dell’11 dicembre: la maggior parte è stata prodotta da energia termoelettrica; il Fotovoltaico è presente, ma non in modo determinante: a dicembre la produzione solare è scarsa, poco efficace. Se invece andiamo all’8 maggio, stesso tipo di grafico, vediamo che il carico di consumo è più scarso, rispetto a quello invernale, ma a maggio il contributo del fotovoltaico è molto più alto in proporzione: c’è una bella fetta di autoconsumo, l’idroelettrico aumenta, ma soprattutto il termoelettrico diventa meno della metà. Il FV ha abbattuto il termoelettrico.

C’è una conseguenza economica: le fonti rinnovabili in sé non hanno un costo. il sole è una centrale a fusione nucleare distante (in anni luce) 7 minuti e mezzo.

Qual è la modalità con cui determiniamo il prezzo dell’energia? Il prezzo si forma giorno per giorno attraverso un’asta a cui partecipano produttori e intermediari degli acquirenti.  Le curve domande/offerta si incontrano e il prezzo sarà fissato per tutta l’energia scambiata in quell’ora. Nella determinazione del prezzo (seconda rivelazione) incide il prezzo più alto, quello della fonte “gas”. Una modalità, oggi, forse criticabile.

Detto del prezzo, ricordiamo la distribuzione. Un piemontese, Galileo Ferraris, ha fatto l‘altra scoperta fondamentale nel mondo dell’energia: la possibilità di trasportarla a distanza. Quello che fecero gli ingegneri scozzesi con le macchine a vapore, moltiplicando la capacità di produrre. Non basta distribuire, tuttavia, occorre anche garantire la continuità della fornitura: per questo la rete è organizzata per rispondere nell’arco di 20-40 millisecondi.

Infine gli “Oneri di sistema”: il nostro ordinamento prevede che tutti i cittadini abbiano lo stesso diritto all’energia loro necessaria: certo è facile allacciare un condominio in città, diverso farlo in una località disagiata. In bolletta troviamo pertanto un costo di perequazione che tutti noi dobbiamo sostenere. Quello che chiamiamo sistema energia.

Come variano queste componenti? Il costo di energia elettrica e gas sono molto simili. Ma può succedere che situazioni geopolitiche, mettano in forse l’approvvigionamento. come la crisi del 1973 (crisi petrolifera). Dopo l’invasione dell’Ucraina il prezzo è salito persino di 10 volte, e questo viene ribaltato sull’utente.

Costi orari energia vs su base oraria 8-24

Per conoscere i nostri consumi, interviene Chiara Monzani, intanto abbiamo la bolletta, ma possiamo consultare anche il portale ARERA. Per esempio, se nell’anno abbiamo cambiato fornitore. Possiamo persino conoscerli a livello giornaliero, ogni quarto d’ora, se è stato installato il nuovo contatore di seconda generazione. Il portale ARERA elenca offerte dei Fornitori: vedere le differenze, oneri di commercializzazione; c’è chi offre dei cashback, se stai con me un anno ti restituisco una parte dei costi fissi. Si può arrivare all’offerta personalizzata attraverso un questionario: residente o no? (per i non residenti c’è un sovrapprezzo, in genere 135 euro/anno). Si può optare su solo fonti rinnovabili.

Si può scegliere il prezzo per fasce. Meccanismo, altra rivelazione, ormai dubbio. Come si vede dal grafico di fianco, quando nelle ore pomeridiane interviene, come fonte, il fotovoltaico, il prezzo dell’energia scende.

Ed eccoci al fattore prezzo: prezzo fisso o variabile? Il prezzo fisso si basa su una previsione di quello che sarà il prezzo nell‘anno successivo. Ma è una previsione su dati storici, in fondo una scommessa, mentre il prezzo variabile si basa sulle condizioni di mercato, rischi e opportunità compresi. Con una avvertenza: le fonti rinnovabili, che stanno aumentando la loro presenza sul mercato, danno garanzia di stabilità. Ricordiamo quando, allo scoppio della guerra in Ucraina, il prezzo del gas è schizzato in alto di 5 volte. Spesso al prezzo variabile viene applicato uno “spread”, come nei mutui. E’ un margine che il venditore si garantisce.

D’inverno la quota ener. termica (rosa) è più alta
D’estate Il consumo di FV (giallo) riduce la quota termica

Un accenno dal pubblico ci porta sul tema Ma cosa è fonti rinnovabili? Ci sono ancora storture? Vero, il mercato è ancora…inquinato dalla presenza di materiali biodegradabili, residuo di normative ormai superate.

 

Ma la constatazione che nessuno ha fatto è: “Tra le fonti rinnovabili non c’è il nucleare. Perché? “  E arriviamo alla quarta rivelazione. Da sempre, risponde l’Ing Poggio, il costo dell’energia è stato determinato dal costo di produzione, senza tenere conto di investimenti e disinvestimenti. Oggi le aziende stanno cominciando a chiedersi quanto pagheranno l’energia fra trent’anni.

Il calcolo corretto dei costi si basa quindi, oggi, sulla intera vita utile dell’impianto (levelled etc, costo livellato dell’energia). Investimento iniziale, manutenzione, sicurezza. Smaltimento. Possiamo usare questo approccio per le centrali nucleari? No, non ne conosciamo il costo della manutenzione fino a fine vita utile, dello smaltimento, del disinvestimento.

Oggi la produzione delle centrali nucleari non è più conveniente, anche come prezzo. Gli Stati offrono sovvenzioni per convincere le industrie a comprarne l’energia. La Russia. La Corea del Nord. La Germania ha chiuso le centrali. Gli Stati Uniti sovvenzionano il “fracking” e invitano l’UE a farne uso. Qualche Paese nordico, come la Finlandia, ha proseguito la ricerca e sviluppo: di questo sappiamo solo che il costo finale sarebbe arrivato a 5 volte quello previsto ed il tempo di realizzazione a 15 anni. E poi? Lo devo gestire e manutenere per 200 anni, con costi pari a quelli che ci sarebbero se fosse funzionante. Ci si è accorti che questo costo non era stato conteggiato. Il caso peggiore è quello della Francia che vorrebbe dismettere le centrali ma i costi per lo smaltimento sarebbero tali da portare lo Stato sulla strada del fallimento finanziario. Nel nostro piccolo in Italia vediamo la centrale di Trino Vercellese: il costo di smaltimento non era stato previsto, oggi ci palleggiamo la responsabilità di ospitare le scorie.

Che altro? Manca l’ultima scoperta: l’efficienza della piastra a induzione rispetto alla cucina a gas. La simulazione fatta dall’ARERA, solo cottura cibi nei due casi, valuta costi di 135 euro all’anno per il gas e 70 euro per la piastra a induzione. Ma se tocchi la piastra ti bruci? No. Ma la piastra a cucinare ci mette più tempo del gas? No. Maquesto  lo sappiamo, non è una rivelazione, Chiara ce lo ha spiegato da tempo.

E l’auto elettrica? Se guardiamo a quello di cui abbiamo bisogno, di una cosa siamo certi, dice l’Ing Poggio: per il mondo dell’energia si stanno aprendo praterie, sia nello sviluppo dei materiali (anche per la tecnologia delle batterie: lì siamo ai primordi), sia nella produzione e distribuzione, sia nella manutenzione. E se guardiamo alla riduzione dei consumi, pensiamo che i nostri edifici perdono il 40% del calore generato. Anche qui. lavoro.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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