“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

Cieli sereni. Trovare Cristo seguendo le stelle…

...(e con l'uso di un telescopio)

Un parroco si compra un telescopio con quattro soldi e la notte, sul tetto della sua parrocchia, osserva le stelle. Nel tempo aggiorna la sua strumentazione. Osserva quel cielo che guardava da bambino e vede stelle a migliaia. Sembrano tutte uguali ma sono tutte diverse. Chi le ha fatte? Cosa ci dice la ricerca scientifica? E’ questo il tema del saggio di don Luca Peyron, “Cieli sereni. Trovare Cristo seguendo le stelle (e con l’uso di un telescopio)”, San Paolo Edizioni, 2023, presentato l’8 gennaio scorso alla Miniera Culturale insieme ad Alberto Riccadonna, Direttore de ”La voce e il tempo” settimanale della Diocesi.

Sembra, dice don Luca Peyron, che ci sia un solco tra credenti e non credenti nel mondo scientifico, una incompatibilità tra “credente” e “intelligente”. “La Bibbia? Boh”. Eppure più uso il telescopio, continua, più scopro che la Bibbia racconta quello che vedo.

Cosa vediamo noi? In realtà vediamo dei fotoni. Partiti milioni di anni fa. “Chi ha fatto partire quei fotoni perché alla fine del loro viaggio si fermino sulla nostra retina? Vedo i crateri della Luna, frutto di scontri, asteroidi che collidono, tragedie cosmiche. Una stella collassa e si rigenera. La scienza descrive quello che mi circonda, la Bibbia ne descrive il senso”.

Alberto Riccadonna, interviene con la riflessione inevitabile “siamo soli nell’Universo? facciamo fatica a credere che noi, proprio noi, siamo al centro dell’Universo”; anche se è quello che ci insegnano la cultura umanistica e la stessa patristica cristiana. Peyron chiama in causa Fermi: Fermi rispose con uno “statisticamente sì”. Non possiamo saperlo perché ci sono migliaia di miliardi di galassie oltre la nostra. Eppure, “Vi do una notizia: fra circa 1,7 miliardi di anni, uno più, uno meno, saremo morti tutti: il Sole collasserà e si divorerà la Terra”.  Siamo davvero dei privilegiati. Esistiamo perché c’è l’atmosfera, perché c’è un campo magnetico che ci protegge. Perché ci proteggono Giove e Saturno che, con la loro massa, attraggono gli asteroidi vaganti. Ancora, perché c’è l’acqua che è più antica della Terra, (altra notizia, per noi poco familiari con la scienza), arrivata da qualche pianeta che ne ha in abbondanza.

Il progresso ci aiuta a non far dire alla Bibbia quello non dice, semmai a dire cose di cui la Bibbia dice poco. “In principio Dio creò il Cielo e la Terra”. Il dibattito tra creazionisti e Big Bang è sempre aperto. Ma il “principio” è una connotazione temporale? No, il principio è ciò da cui tutto ha origine.

Insomma, “potremmo vivere senza il cielo?” conclude don Peyron. Il cielo, o dobbiamo dire il Cielo?

Don Luca Peyron, giurista, teologo, giornalista e scrittore è il cappellano del Politecnico di Torino, direttore della pastorale universitaria e coordinatore del servizio per l’Apostolato Digitale dell’Arcidiocesi di Torino. Professionalmente si occupa di diritto industriale e protezione della proprietà intellettuale.

Il nesso tra fede e tecnologia, e in particolare tra fede e Intelligenza Artificiale è oggetto di studio da anni da parte di don Peyron; l’IA è una epocale trasformazione delle rappresentazioni: immagini e suoni che non esistono. Tutto gestito a una velocità non conosciuta prima. Ma questa non deve essere una prospettiva terrorizzante. L’IA è un macroscopio: la capacità di tenere insieme una grande quantità di dati e creare confronti, inferenze. Strumento di potere, certo, ma lo scopo ultimo sono atti umani. Conta la possibilità di costruire, generare una ricaduta. Al contrario l’economia digitale che molti inseguono non è questo: non c’è che un minimo ritorno. Fatturati colossali con pochissimi addetti. Creazione di valore non retribuito e non redistribuito.

Frammento di roccia lunare

Luca Peyron, proprio nell’ottica di un uso applicativo dell’IA, ha promosso l’idea di un Centro italiano per l’intelligenza artificiale proprio a Torino. La Fondazione “Ai4Industry”, presentata nel maggio scorso alla presenza dei ministri Giorgetti, Urso e Anna Maria Bernini, e del presidente Cirio e del sindaco Lo Russo. Un “faro” per lo sviluppo dell’AI in Italia. “Ho pensato”, dichiarava tempo fa alla testata Key4biz ”che Torino avesse tutte le carte in regola da più punti di vista: dal punto di vista tecnologico con due grandi Atenei di eccellenza internazionale, dal punto di vista logistico per la sua collocazione geografica, da un punto di vista imprenditoriale per la sua riconosciuta vocazione al fare e, se mi è consentito, da un punto di vista ecclesiale per la sua capacità di unire il sapere con i bisogni del territorio”. Il mandato della Fondazione, spiegava Giorgetti nel comunicato del MEF*, è ”presidiare le applicazioni dell’intelligenza artificiale ai settori industriali, a partire da aerospazio e automotive. È l’ambito in cui l’Italia – seconda manifattura e settima del mondo – ha un vantaggio competitivo da preservare”. La sede è presso le OGR.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

 

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