“La gente è affamata d’amore perché siamo troppo indaffarati, aprite i vostri cuori oggi, nel giorno del Signore risorto, e amate come non avete mai fatto” (Madre Teresa di Calcutta)

 

FareEco-Luminosa sostenibilità

ENERGIA SOLARE PER TUTTI-LE COMUNITA' ENERGETICHE

Dove eravamo rimasti?

Il 23 gennaio, in Cascina Roccafranca, si è tenuta la quinta serata del ciclo FareEco, il vademecum di suggerimenti utili al nostro percorso nella transizione energetica.

Nelle serate precedenti di FareEco si era parlato di generazione di energia e della conseguente produzione di di emissioni. Che si tratti di energia elettrica, riscaldamento o autotrazione, sempre di energia si parla.

Come affrontare i problemi che si sono creati? Ci sono varie strategie, introduce Chiara Monzani. Strategie di adattamento, ad es. semplicemente piantare nuovi alberi. Mitigazione: pianificare come ridurre le emissioni. Ecco che tornano in scena le energie rinnovabili: nel bilancio globale di produzione di energie, maggiore è il contributo di energie rinnovabili, maggiore è il contributo alla decarbonizzazione. Tra le rinnovabili, Eolico e Fotovoltaico (FV) hanno cominciato a prevalere, non solo in termini di risultato, ma anche di costo.

A che punto siamo? Per la produzione di energia elettrica, in UE l’eolico ha superato il gas, mentre il solare ha superato il carbone. La tendenza ci dice che ci si aspetta ancora una crescita, almeno per alcuni anni. Nonostante la cessazione degli incentivi.

C’è interesse. C’è la richiesta, dice Giulia Montanari, del Dipartimento di Energia del Politecnico di Torino.

Siamo fortunati, abbiamo sole, abbiamo vento.

Dove li mettiamo, questi pannelli? Nasce il problema del consumo del suolo, che non è una risorsa rinnovabile. Attualmente è stata occupata una superficie circa pari a quella del Lazio. Si sta molto guardando ai tetti degli edifici, il cui “suolo” offerto potrebbe ospitare, secondo le stime, 220 GW, più del fabbisogno attuale.

Chi avrà vantaggi in questa forma di transizione energetica? C’un cambio di scenario di cui tenere conto. Le grandi centrali a carbone o a gas, venivano realizzate in luoghi lontani dalla città; così come un parco eolico o una grande diga. Un sistema centralizzato, in cui agivano grandi produttori. Il cambio c’è già: impianti più piccoli e distribuiti sul territorio. I beneficiari così sono direttamente i cittadini. La transizione va direttamente a beneficio degli utenti. Quindi, vediamo come possiamo muoverci.

Giuilio Cerino Abdin, del Dipartimento di Energia del Politecnico, si occupa più degli aspetti impiantistici

La storia contemporanea del Fotovoltaico inizia nel 2010. C’era un tetto coi coppi, poi diventato in lamiera, e ricoperto di pannelli di vetro su vetro. Lo spazio occupato era una volta e mezza quello attuale.

Siamo nel pieno della transizione energetica. I consumi aumenteranno, non tanto perché consumiamo più energia, ma perché stanno cambiando ed aumentando le utenze. Per poter collegare i moduli FV al sistema di distribuzione occorre una macchina elettrica che converte la corrente continua in corrente alternata a 220 volts. Si chiama inverter. Sta in un armadietto neppure così brutto, vicino ai quadri elettrici.

Quanto costa l’impianto? Il costo è sceso a circa 1500 – 2000 euro al Kwh. Per una abitazione la potenza richiesta è 3-6 Kw. La manutenzione è molto ridotta, la garanzia 30 anni. Con quella spesa, il costo dell’energia è 1/3 rispetto a quello che paghiamo in bolletta.

La storia, poi, era iniziata con gli incentivi. Che venivano erogati per il solo fatto di aver prodotto energia: quindi impianti sovradimensionati, inutilizzo. Il costo era sui 4000 euro/kwh.

L’impostazione oggi è cambiata: progettiamo per autoproduzione. Il criterio è quello del bilancio annuale: produco quanto mi serve per 1 anno.

La novità, che nasce dal criterio dell’autoproduzione/autoconsumo, è la condivisione. Poiché in certi  momenti della giornata c’è un eccesso di produzione, si incoraggiano gli utenti a mettersi in condivisione. I vantaggi dell’autoproduzione sono la detraibilità fiscale (per gli aventi diritto) e soprattutto lo scambio sul posto.

Autoproduzione: si accede alle detrazioni (solo 36% per le seconde case) c’è lo scambio sul posto. In questo caso la rete viene usata come se fosse una batteria: si immette in rete l’eccesso e si ottiene, annualmente, un conguaglio. Il vantaggio economico è limitato, comunque viene riconosciuto un prezzo poco più alto di quello in bolletta.

Altro vantaggio: dal 2024, un soggetto che possiede due immobili può riversare una parte dell’energia in eccesso su altro immobile di proprietà. Gruppi di  autoconsumatori di energia che agiscono collettivamente possono condividere l’energia che viene inviata ai contatori dei partecipanti. Tutto in modo vistuale, non ci sono cablaggi ma sono i contatori a registrare i contributi.

Anche i coi condomìni possono usare questa modalità; sfruttare come utenza le parti comuni collegando un contatore dedicato.

Tornando ai criteri di “adattamento” citati sopra: cosa posso fare io cittadino? Posso cambiare le mie abitudini per sfruttare meglio la sovrapproduzione momentanea. O, se ho un tetto ampio, non sfruttato, condividere lo spazio con altri utenti.

Per spiegare il senso delle Comunità Energetiche prende la parole Simona Sellitto, CER Sinergie.

Le Comunità energetiche sono un insieme di cittadini che si associano per sfruttare un impianto FV o eolico Un soggetto autonomo che si propone di fornire un servizio al gruppo.

Al centro c’è la “Configurazione”: l’insieme dei soggetti costituiscono o accedono ad una “cabina primaria”, un’unità di produzione da max 1000 Kw. A Torino ci sono 10 cabine primarie, ma una cabina primaria può attraversare Comuni diversi.

I soggetti: possono essere o clienti finali, solo consumatori, oppure chi utilizza energia in parte per autoconsumo (i “Prosumer”), altri sono solo produttori. L’energia messa in rete viene usata dalla comunità: quanto più prelevo. Questo assetto porta incentivi, parte per l’energia prodotta, parte in conto capitale. Questa possibilità è molto appetibile, vale fino al 40% del costo, ma è concessa solo ai piccoli Comuni.

Aspetto critico: le barriere burocratiche. Occorre costituire una persona giuridica, impresa non semplice. E il processo deve essere gestito, e questo che richiede una buona dose di lungimiranza, puntare agli obiettivi comuni. L’associazione di Simona si pone anche come “facilitatori”.

Giuseppe Moccia è Presidente dell’associazione CERS Mirafiori, che, partendo dalle realtà del territorio e dalle potenzialità della Comunità di Mirafiori, si pone un obiettivo diverso; anziché polverizzare i vantaggi economici, usarli per aiutare le famiglie in difficoltà. Portando la focalizzazione non più sugli impianti ma sulla comunità.

Domanda-provocazione dal pubblico: non ci avete parlato di batterie. Ci volete nascondere qualcosa?

Il realtà, risponde Giulio Cerino, abbiamo detto che il problema dell’accumulo per ora è trattato nelle forma dell’immissione in rete. Le batterie si rivolgono più ad impianti di notevoli dimensioni. Batterie, quindi, sì, ci sono e funzionano bene, anche se da noi sono state più un prodotto del superbonus. Molto care, buona autonomia, stoccare 10 Kwh, ad es. d’inverno, significa raddoppiare il costo dell’impianto. Diverso è il discorso delle batterie auto: che adottano materiali diversi (litio, ferro, fosfato), peso minore, maggiore densità energetica, (potenza).

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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