“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

L’anniversario

Andrea Bajani

Ci sono delle storie che per quanto dolorose sono raccontate così bene, con tale maestria nell’uso del linguaggio e dei tempi narrativi, da scatenare sentimenti forti, da non sapersene più allontanare. E’ il caso di “L’anniversario” di Andrea Bajani.

Alla lettura del suoi precedente romanzo (Il libro delle case, Feltrinelli 2021) avevo pensato che difficilmente si sarebbe potuto scavare più a fondo in un disagio esistenziale raccontato in quel caso attraverso l’abitare luoghi molto spesso ricettacolo di malessere familiare. Invece l’autore è riuscito ad andare oltre quelle descrizioni e ci offre, in quest’ultima opera, la potenza di un’analisi di quello stesso disagio esistenziale che passa attraverso l’osservazione spietata di dinamiche orrende nella loro quasi normalità. Il meccanismo di sopraffazione che tutto permea è qui scandagliato in ogni sua manifestazione, dai silenzi rancorosi agli sguardi assenti, dalle parole rarefatte alla ingannevole routine che avvelena con la sua rassicurante normalità. Normalità che non esiste se non nel meccanismo sociale che fa della famiglia, per ognuno, l’unico luogo legalizzato a percorrere la propria emotività. Ed è la famiglia che sancisce, attraverso le modalità a volte perverse che si è data, il modo in cui ci si rapporterà col mondo fuori.

L’anniversario è la storia di una liberazione. Avviene quando attraverso un’analisi quasi chirurgica delle cause che ci portano ad essere quel che siamo, ci sentiamo abbastanza strutturati per allontanarcene, serrando non una sola porta (quella che concretamente l’autore chiude e di cui celebra la ricorrenza) ma tutte quelle che abbiamo lasciato aperte per paura o per pigrizia.

Bajani non fa sconti a nessun attore della storia. Dal padre padrone in cui si decifra la profonda debolezza umana alla madre che cancella la propria esistenza a favore di un quieto vivere violentissimo. Ma non fa neppure sconti al sé stesso che era, pavido e irrisolto fino all’atto finale di abbandono, cui non è estranea un terapia psicanalitica.

Una storia che potrebbe impensierire chi riconosce la famiglia tradizionale come  unico luogo educativo e degli affetti ma che sfata questo mito e ci mette in guardia rispetto alla sua possibile tossicità.

Dolorosamente perfetto.

Giulia Torri

giuliat@vicini.to.it

L’anniversario

Andrea Bajani

Feltrinelli 2025

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