“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

Lo specchio di Beatrice – Un racconto

Beatrice era una mia giovane collega con deficit fisici che lavorava vicino a me all’ufficio estero. All’epoca le aziende avevano l’obbligo di assumere un certo numero di disabili, cosa che non facevano malvolentieri e inoltre l’assistenza verso queste persone gravava sui colleghi, e anche questi non gradivano svolgere tale mansione.

Un mattino Beatrice, la collega disabile, entrò nel mio ufficio e, rivolgendosi alle colleghe donne, disse scusate io dovrei andare in bagno e avrei bisogno di una che mi accompagni perché ho difficoltà.

Beatrice era affetta da atassia, una sindrome per cui non camminava bene e tendeva a sbandare: sorprendentemente le undici colleghe presenti in ufficio si defilavano e non le davano retta.

Io, che ero l’unico uomo dell’ufficio, dopo un po’, non reggendo più a questa penosa e umiliante situazione, senza pensarci minimamente decisi di rivolgermi a Beatrice e le dissi tranquilla Beatrice ti accompagnerò io e così feci.

L’accompagnai in bagno ed ecco dopo poco la più ostile delle colleghe entra e mi dice Aldo ma cosa fai nel bagno delle donne? ben sapendo qual era il motivo. Insensibilità. Ma non ci diedi peso.

Dopo un po’ sento grattare alla porta ed una voce flebile dice Aldo sono caduta e non riesco a sollevarmi, dovresti aiutarmi.

Ed io le dico Beatrice apri la porta.

Dopo un lasso di tempo che a me è parso interminabile, finalmente la porta si apre ed io, nemmeno sotto tortura dirò che cosa ho visto in quel bagno e soprattutto la totale umiliazione di quella povera creatura.

L’ho aiutata ad alzarsi e dal quel momento ho continuato in futuro ad assisterla un po’ in tutto, bagno, caffè, la mensa, taxi. Anche solo a prendere da terra oggetti caduti perché aveva difficoltà anche con le mani.  Ovviamente dovevo poi recuperare il tempo dedicato a lei perché incideva sul mio lavoro.

Poi tra di noi è nato inaspettatamente un certo affetto.

Io mi trovavo molto bene con lei; conversare, sentire la sua parlata calma, lenta, profonda.   E soprattutto ammiravo la sua grande sopportazione sia nei riguardi della sua infermità sia riguardo alle colleghe che tutto sommato la ignoravano.

Lei era credente, io agnostico, e ci confrontavamo spesso su problemi religiosi.

Lei era convinta che anche la sua infermità rientrasse in un piano divino anche se incomprensibile per noi. Beatrice ha cercato di convincermi ed io, benché commosso dalla sua insistenza, non ho cambiato la mia opinione.

Beatrice era molto per me, ma ero incerto su cosa lei provasse veramente.

Semplice riconoscenza o altro?

E poi ad un certo punto ho scoperto una cosa singolare.

Beatrice mi guardava di nascosto, con una intensità tale che non lasciava dubbi. Ma non si è mai accorta di farlo. Dal suo posto non si vedeva uno specchio, una specie di lucernario in alto che mi consentiva di vedere il suo…bel viso. E così ho capito che quello era veramente uno sguardo d’amore.

Noi non ci siamo mai parlati apertamente su questo, forse per reciproco pudore o che so io. Ad un certo punto ho pensato persino di sposarla. Ma volevo che lei capisse che le volevo bene per come era lei, e non per compassione. Ero quasi certo che lei avrebbe equivocato. Una cosa difficile da farle capire.

Temevo inoltre di non essere in grado di assisterla otto ore in ufficio e poi nuovamente a casa. E così, ho esitato, e nel tempo ho capito che è stato meglio. Almeno non l’ho delusa, come sarebbe sicuramente avvenuto. Ma c’era lo specchio, la prova del suo sentimento.

Lo specchio è diventato per me qualcosa di poetico, indimenticabile, struggente.

Purtroppo il destino non è sato benevolo con lei.

Un pomeriggio era sola in casa di fronte al telefono a muro. Scivola, cade di peso proprio su un recipiente dentro un ombrello con la punta verso l’alto. Beatrice è stata trafitta alla gola ed è rimasta ore in agonia.

La madre l’ha trovata esanime.

La fine atroce che ha fatto la ragazza mi riempie ancora di sgomento. E’ possibile che il Creatore permetta una cosa simile? Proprio lei? Una ragazza di 22 anni, fervida credente. Una beffa.

Dove sarai adesso Beatrice? Lo specchio è ancora lì, e mi ricorda ancora i tuoi sguardi.

Aldo S.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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