
Misty: the Erroll Garner story (regia di Georges Gachot, 2024,100′) è un film sul magnifico jazzista di Pittsburgh. Il regista e produttore francese ci restituisce il ritratto – frutto di 5 anni di lavoro e due di montaggio – di un uomo inquieto, anche se sorridente, compiaciuto dello sgorgare dell’ improvvisazione al piano, libera e inarrestabile. La musica gli dava felicità e lo allontanava dai fardelli umani: allo stesso modo voleva che ogni spettacolo fosse una festa per il suo pubblico. Fil rouge del racconto è “Misty”, una delle canzoni più famose al mondo, composta di getto, nel tempo di un volo aereo, da colui che un critico musicale francese aveva definito “l’uomo dalle 40 dita”.
Nato nel 1921, ultimo di sei figli, ebbe un’esistenza breve e tumultuosa, segnata da alcune presenze femminili: le due mogli, Martha, l’ autoritaria agente, e Kim, la figlia mai riconosciuta.
Primo autore jazz a superare il milione di dischi venduti, ogni concerto sold out benché privo di formazione musicale: tre lezioni in tutto, impartite da un maestro che rifiutò i soldi della madre perchè non c’era nulla da insegnare a quello straordinario pianista istintivo, senza regole, le cui dita “sbagliate” accarezzavano la tastiera in modo ineguagliabile.
Gachot ha accompagnato all’anteprima italiana il suo bel lungometraggio, pregevole equilibrio tra bianco e nero e colore, tra racconto privato e vita professionale di un genio naif, che dichiarava di avere come riferimenti culturali la musica brasiliana e quella classica, anche se a un estimatore a cui le sue note danzanti, liquide, sospese ricordavano Debussy rispose:”Bene, ma chi è?”.
La vetrina di Seeyousound ha consacrato uno dei più grandi fotografi italiani contemporanei, presente in sala ad accompagnare un film che ne racconta vita e arte: Guido Harari, sguardi randagi, (regia di Daniele Cini, 2023, 53’). A lui sono legate le immagini più iconiche di Lou Reed e Laurie Anderson, David Bowie e Paolo Conte, Dario Fo e Gianna Nannini, per non citare che una manciata dei nomi con cui ha lavorato. Tutto comincia a un concerto dei Rokes, dove un Guido dodicenne va a intervistare Shel Shapiro, e si snoda lungo 50 anni di carriera nella musica e non solo. Ai ritratti su e giù dal palco di rocker e cantautori, si è aggiunta – ad esempio – la partecipazione al Progetto Sorriso nel Mondo, al seguito dell’ equipe medica in missione in Bangladesh per correggere chirurgicamente le malformazioni della bocca dei bambini, o l’iniziativa del set Caverna Magica, in cui persone comuni vengono incontrate e riprese dall’artista, in un interessante dialogo non solo visivo. Sguardi randagi, progetto di Rai Documentari, (quindi reperibile su Raiplay), è merito anche di una cordata produttiva di casa nostra: di Film Commission Piemonte, insieme alla società torinese Tekla.
Mentre scorrono le immagini sullo schermo, lo spettatore riconosce gli scatti diventati copertine di dischi, e quelli in cui Harari ha saputo catturare l’ “essenza” dei soggetti immortalati, stabilendo con loro nel tempo relazioni durature e profonde. Come ebbe a dire Lou Reed: ”Sono sempre felice di farmi fotografare da Guido. So che le sue saranno immagini musicali, piene di poesia e di sentimento.”
Anna SCOTTON
annas@vicini.to.it
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