
Il Salone del libro è, insieme al gianduiotto e al Museo Egizio, uno dei fiori all’occhiello della città. Mai come in questi giorni un normale cittadino, anche di modestissime abitudini letterarie e di scarsa frequentazione libraria, può rischiare di vedere da vicino, e certe e miracolate volte anche toccare, beniamini della tv, attori, cantanti, sportivi e tutto l’universo pecora delle star dei social, giacchè a nessuno si nega, come argutamente sottolineava già Camillo Benso conte di Cavour riferendosi però ai sigari toscani e al titolo di cavaliere, a nessuno si nega, dicevo, la possibilità di pubblicare un libro.
Quindi, richiamando il salone migliaia di persone mi permetto un’osservazione e/o raccomandazione.
Al Salone del Libro di Torino andateci già mangiati. Oppure portatevi qualcosa di commestibile da casa, tenendo presente però, che l’eventuale immondizia creata dovrà essere riportata all’isola ecologica domestica essendo i contenitori del Salone evidentemente non studiati per reggere la quantità di scarti prodotta da un pubblico amante sì della lettura ma anche del panino quattro stagioni.
Ed eventualmente, volendo mangiare da seduti, occorrerebbe fornirsi di sgabellino pieghevole di quelli di cui gli anziani e previdenti turisti si equipaggiano durante i viaggi particolarmente faticosi, giacché i posti a sedere sono assaliti come i forni dei Promessi Sposi. Altri motivi per venire già mangiati e bevuti sono di natura meno elegante ma non per questo da sottovalutare. Primo, il prezzo del suddetto panino può rasentare quello del libro di un importante influecencer, secondo, dovendosi mai il panino accompagnare ad un liquido di qualsiasi specie, stante che, appunto, insomma, può capitare che, i bagni sono pressoché tabù.
Detto questo al Salone del Libro è bello andarci lo stesso.
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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