“La nostra vera nazionalità è l’umanità “

Herbert George Wells

 

Addio ad Annie Hall

Ora nell’Olimpo delle stelle del cinema è salita anche lei: Diane Keaton, la musa di Woody Allen, con cui ha condiviso otto film e oltre un decennio di intesa artistica e sentimentale. Figura sottile, abiti maschili portati con charme incantevole , un’attrazione suscitata più dalla mente che dalle curve: bastava la sua presenza per illuminare una stanza — anzi, un viale intero, Allen dixit.

Ha incarnato un’idea di donna moderna, in cui  si sono riconosciute tutte quelle che coltivano negli anni invece dell’amore per la chirurgia estetica quello per libri,  cinema e mostre d’arte; quelle autonome ma vulnerabili, capaci di telefonare al compagno perché  le liberi da un ragno (ovviamente enorme), senza perdere grazia, carattere e, persino, sex appeal. Insieme a Woody Allen — impacciato, timido, bruttino — ha reso romantiche le relazioni fisicamente asimmetriche, sostenute dall’intesa intellettuale e culturale.

Nata a Los Angeles nel 1946, figlia di un ingegnere e di una casalinga, dopo gli studi in dramma al Santa Ana College si trasferisce a New York, dove si mette in luce a teatro. È Francis Ford Coppola a offrirle la grande occasione: il ruolo di Kay Adams, moglie di Michael Corleone ne Il Padrino (1972).

Il vero sodalizio artistico nasce, però, con Woody Allen, che la dirige in pellicole di successo tra cui Provaci ancora, Sam, Il dormiglione, Amore e guerra e soprattutto Io e Annie (1977), con cui Keaton conquista l’Oscar e l’immortalità. Parlantina vivace, sorriso disarmante e outfit originali,  diventa icona di indipendenza femminile: uno sguardo alla “New Hollywood” degli anni Settanta e un altro rivolto a Katharine Hepburn, suo  modello di star. Comprimaria di livello dei migliori talenti hollywoodiani, da  Warren Beatty, a Jack Nicholson, ad Al Pacino- che cedono al suo fascino, dentro e fuori dal set –  negli anni Ottanta e Novanta alterna ruoli drammatici e brillanti: dalla protagonista inquieta in In cerca di Mr. Goodbar alla scrittrice e giornalista femminista Louise Bryant in Reds di Warren Beatty. Con la commedia Baby Boom (1987) di Nancy Meyers inaugura una narrazione femminile più universale e meno nevrotica, che troverà la sua evoluzione finale nei due film Book Club (2018–2023): quattro amiche agées tra passione per la lettura e l’ebbrezza del sesso nella terza età. Anche da settantenne Keaton  comunque riesce a rinnovarsi, pur restando se stessa, con un’incursione nel cinema d’autore e  il ruolo di Sister Mary in The Young Pope di Paolo Sorrentino.

Non possiamo che sentirci orfani di Annie Hall,   la ragazza che sapeva  essere irresistibile anche con  cappello, gilet e cravatta da uomo.

Anna SCOTTON

annas@vicini.to.it

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