A me piaceva tanto il Commissario Maigret, quello che pipa in bocca e vita matrimoniale di tutto riposo, con moglie di mezza età dedita alla buona cucina, riusciva a risolvere casi criminali efferatissimii senza fare un plissè. Anche Miss Marple, tutto sommato, che al limite poteva andare in overdose da punto croce e Poirot che riusciva a uscire dagli schemi solo grazie a dei baffi forse troppo impomatati.
Oggi è tutto diverso, i nostri poliziotti, detective, commissari delle finction sono tutti personaggi traumatizzati da qualcosa di indicibile avvenuto anni prima, a chi gli è andato bene ha perso una sorella, un fratello, altri hanno avuto mogli, padri e figli trucidati, qualcuno è cieco, qualcun altro consuma sostanze proibite. Altri sono stati allontanati dal servizio per qualche grave fatto del passato. Se è vero che la letteratura è molto spesso specchio della realtà dobbiamo giungere alla scontata conclusione che serpeggia un forte malessere tra donne e uomini di legge.
Citando il mitico “Quelo” di Corrado Guzzanti: “Sono tempi duri, la soluzione c’è ma è quella sbagliata”!
Ma non sarà che gli sceneggiatori condiscono tutto con quel po’ di morbosità atta a soddisfare un certo voyerismo pecoreccio del pubblico? E’ vero che non bisogna occultare la verità addolcendola o nascondendola dietro buoni propositi, ma possibile che non ci sia nel panorama poliziesco attuale un banale commissario la cui forza sta solo nell’intelligenza deduttiva e un po’ di conoscenza della psicologia umana? Chiedo sempre per quell’amico che non si raccapezza.
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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