Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

La banconota scomparsa. Thriller familiare.

Banconota 50 eStava riponendo i pantaloni in guardaroba dopo essere rientrato a casa. Alcune banconote stropicciate avevano bisogno di essere messe in ordine. Fatto.

Oddio: manca un 50 €.

Preoccupazione.

Cerca meglio, tutte le tasche. Niente. Magari nel giubbotto, lo sai che sei distratto.

Cresce la preoccupazione. La dannata banconota non c’è. Dai si sarà infilata da qualche parte, una cucitura sdrucita, una tasca che manco sapevi che ci fosse…Maledetta

Persa? Ipotesi inaccettabile. Cinquanta euro: 2 serate in pizzeria, 3 pieni di GPL, svariati chili di zucchine al mercato di S. Rita. Chi glielo dice alla moglie?

Ansia.

La serata passa cercando di nascondere un deleterio malumore a rischio esondazione.

Notte agitata, tentativo penoso al mattino: “potrei averla persa nella macchina”. Niente; illuso, sembra dire il tappetino dell’auto, come potevi sperarci?

A questo punto è ufficiale, persa irrimediabilmente: deve dirlo alla moglie. Cresce l’angoscia mentre anticipa mentalmente le mille domande e rimbrotti: “ma perché non tieni le cose in ordine, magari hai comprato qualcosa e non te ne ricordi, con la testa che hai, perché vai in giro con tanti (!) soldi”. Aleggia anche un sospetto non espresso: “chissà dove li ha spesi…”

E la domanda cruciale a cui non potrà sottrarsi: “dove li hai persi?”

E’ solo a causa dell’ineluttabilità del quesito che si decide a provare al supermercato. Poche centinaia di metri, da casa a corso Sebastopoli, di crescente apprensione. “Con che faccia vai a chiedere se hanno trovato 50 €? Ti toccherà magari litigare perché si mettono a ridacchiare?”

Si prepara la domanda mentre sale le scale. All’assistenza clienti la richiesta è al limite dell’umiliazione: “mi scusi, capisco che sembri assurdo ma mi corre l’obbligo di provare a chiedere: per caso qualcuno ha trovato una banconota da 50 €?”

“Ah, sì, l’ho trovata io”. La ragazza è carina, ha l’aria serena e simpatica, ma per lui è ben di più: è la salvezza, la fine dell’angoscia. Sembra la Madonna. La guarda, lei si accorge della sua incredulità. “Sì era a quella cassa laggiù no?”

La collega nel frattempo ha tirato fuori da un cassetto la subdola, scivolosa banconota a cui è incollato un post it con una nota stilata con calligrafia tondeggiante e fitta.

Ritira i 50€ e le offre una banconota da 5: “no grazie, ci mancherebbe”. “Li prenda, non è una mancia, se ricordo bene le spetta”.

“No, grazie, come l’avessi presa”. “Come l’avessi presa”, la risposta che dai quando ti offrono un caffè, ma non ti senti di accettare, e non vuoi che il tuo interlocutore si offenda.

Me ne vado con un certo imbarazzo e un grammo di fiducia in più nella gente.

gianpaolon@vicini.to.it

PS “Me ne vado” non è un errore.

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