
E poi arriva Augustin Hadelich e il chiasso si deve fermare un attimo. Non è solo la musica di un violino suonato magistralmente. Non è quello che ci fermiamo ad ascoltare ma ciò che immaginiamo ci sia dietro la capacità di quelle mani. Le ore di esercizio, la corretta posizione del corpo e poi la conoscenza del legno, l’esercizio di pizzicato, la passione che supera le avversità.
Trovarsi ad ascoltarlo nel trambusto di questi giorni, in mezzo allo sproloquiare dei tanti che adoperano la parola come arma contundente e usano i temi importanti come armi per distrarre dalla realtà reale, è come ricollegarsi alla bellezza che si raggiunge attraverso l’impegno quotidiano, la passione e lo studio.
Augustin Adelich è di una bellezza che non ha bisogno di photoshop per mostrarsi, non ha bisogno di filtri fotografici, perchè la sua musica ci parla da quel posto dove tutti dovremmo stare, dove il bello è medicina per l’anima.
La sua esibizione all’Auditorium Rai del 20/21 scorso, in cui ci ha regalato un Concerto in re maggiore di Pëtr Il’ič Čajkovskij che ha commosso un pubblico abituato a grandi musicisti, è stata la riprova che il talento, unito all’impegno e alla passione, sono merce rara ma per fortuna ancora riconosciuta e apprezzata e che ancora riesce a parlarci.
Come bis, regalato all’estasiato pubblico dell’Auditorium, questo: Por Una Cabeza” by Carlos Gardel (arr. Hadelich)
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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