
Ho ascoltato in questi mesi più di un candidato alla posizione di Sindaco per la Città di Torino e devo riconoscere che ci sono due narrazioni mitologiche che totalizzano l’immaginario della gente.
Da un lato c’è “chi sa e ha potere e sta sopra di noi” e questo ci da una grande sicurezza per la soluzione dei problemi, ma il più delle volte il dopo elezioni è costellato dalla totale NON partecipazione degli elettori alla decisioni che riguardano la Città e questo fatto non è sempre imputabile all’arbitrio del Sindaco eletto, ma alla indisponibilità degli elettori a farsi carico della compartecipazione alle decisioni. In poche parole: “ci pensi lui, se no cosa lo abbiamo eletto a fare”, poi però giù mugugni e proteste sterili per le cose fatte male o non fatte.
Potremmo definire questo primo mito come IL MITO DELL’ AMMINISTRATORE DI CONDOMINIO IDEALE.
Dall’altro lato c’è “chi pensa che non essere un politico o essere un semplice cittadino gli dia patenti di competenza e decisioni giuste a prescindere” e questo lo induce a pensare che basta essere concordi col gruppo di riferimento del quale fa parte e tutto si aggiusta. Basta votare e se la maggioranza decide allora la decisione è giusta.
Sarebbe bello! Ma la democrazia è un metodo non un fine: il fine è il bene comune, il rispetto dell’altro, la libertà , il lavoro, la vita.
Potremmo definire questo secondo mito come IL MITO DEL CITTADINO ONNISCIENTE CHE NON PUÒ SBAGLIARE
Dal canto mio non posso non sperare che chiunque sarà eletto rammenti ogni momento, nei fatti, che è diventato il Sindaco dei torinesi (tutti i torinesi) e a loro dovrà rispondere prima di tutto:
non al partito, alla lista, al movimento politico.
Una responsabilità enorme
franco
direttore@vicini.to.it
Lascia un commento