Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

SalTo 24-Sabino Cassese-La politica gladiatoria

Il saggio "Miseria e nobiltà d'Italia"

L’Italia “E’ una Paese prismatico con molte facce, più contraddittorio degli altri, nobile e misero allo stesso tempo”. L’intervento di Sabino Cassese al Salone del 9 maggio scorso, intervistato da Federico Fubini, nasce da un recente saggio dal titolo “Miseria e nobiltà d’Italia”: un dialogo tra il “giornalista” e lo “storico”. In forma di “garbata” polemica, suggerisce Cassese. E’ questo l’approccio scelto per commentare il rapporto del nostro Paese con la politica e la Pubblica Amministrazione.

Ognuno ha una sua verità, manifestata però a volte in modo assertivo, fatta di motti e slogan al posto di riflessioni. Senza porsi troppi dubbi.

Ma la verità, come nella pittura cubista, si coglie solo da varie prospettive. Occorre saper accettare le visioni degli altri. Invece, Cassese parla di una politica “gladiatoria”, che privilegia gli aspetti di facciata di contro a una “debolezza” realizzativa, dovuta a scarsa attenzione ai problemi del Paese.

La politica ne ha la consapevolezza o è un modo per nascondersi? C’è del metodo in questa follia politica?

Vediamo la situazione reale, andiamo ai numeri. La Politica si regge sul popolo ma 50 anni fa il numero di votanti era al 90% degli aventi diritto, poi sempre meno. Siamo 46 milioni di aventi diritto al voto, ma votano 12 milioni, quindi la forza su cui vive la politica è ¼ dell’elettorato. Da un’elezione all’altra ci sono variazioni da meno 1/3 di voti, a 6 volte tanto. Quindi una base con fortissima mobilità. Ancora: il numero degli iscritti a partiti politici era 8% oggi siamo al 2%.  I partiti sono sempre più deboli. Ci sono segretari di partito in cui mandato scadeva nel 2020, e sono ancora in carica.

La base della piramide che regge la politica è sempre più ristretta Da sinistra a destra. Una sintomatologia che dà luogo a questo carattere gladiatorio. Alzare la voce per farsi sentire. Il partito che denuncia il maggior numero di iscritti ne ha 200.000, su 58,9 milioni di abitanti

Ne consegue l’attuale “debolezza amministrativa” dei partiti, che dovrebbero essere lo strumento della democrazia, interprete della volontà popolare, l’esempio della democrazia. Invece ecco contrapposizioni frontali, un confronto sopra le righe. Chi era contro il primierato ora è a favore, ci si scontra sull’autonomia differenziata…

Nelle sezioni dei partiti c’era la formazione, si sviluppava la carriera, si decideva chi mandare in Consiglio comunale. Questo non esiste più. Allora diventa fondamentale che ci siano dei giornalisti che ci educhino, ci aiutino a capire il mondo. I giornali, che informazioni ci hanno dato su una difesa comune, quanto spende ogni paese, quanto siano diversi i sistemi d’arma.

In questo contesto, ai partiti resta solo l’organizzazione del consenso e la scelta dei candidati.

Nel dialogo fra il giornalista e lo storico si inserisce il ruolo dei Media. Fubini coglie questa affermazione: i media servono solo a “ingigantire i conflitti”.

Immaginiamo, riprende Cassese, che lo Stato sia un’impresa: ha 3.300.000 addetti, che si occupano di tutti i servizi a noi necessari. Qual è l’oggetto principale della loro attività?

La scuola, il Servizio sanitario. E quale è lo spazio che la Sanità e la scuola hanno nei Media? Ho fatto questa domanda a un collega giornalista e mi ha risposto: quando parliamo di scuola abbiamo un calo degli ascolti.

Se chiedi quale è il numero di immigrati in Italia, il dato che emerge dalla risposta è tre volte il numero certificato da ISTAT. Nel passato si riteneva che i media dovessero aiutare le persone a capire la loro realtà e magari rappresentarla. Da questo era determinata la crescita dei partiti. Dall’esplosione del web cambia il rapporto: la trasmissione dell’informazione era “one to one” (una lettera si rivolge ad un solo soggetto), poi “one to many” con lo sviluppo dell’informazione giornalistica, ora siamo invece al “ many to many”. Dove sta la differenza? La differenza sta nel filtro che era rappresentato dal giornalista. Che seleziona la notizia, la commenta, la interpreta. Cambia l’informazione ed ecco che si fa strada il falso.

Le corporazioni. I 200 miliardi impegnati nel PNRR non sarebbero pensabili senza la spinta di potenti corporazioni. Che non si devono demonizzare. Rappresentano interessi e gli interessi è giusto che si organizzino. Insegnanti e precari della scuola, Ma le spinte devono essere filtrate, fatte oggetto di ponderazione e bilanciamento ed impedire che la voce del più forte metta a tacere il più debole.

Fin troppo facile parlare dei balneari. Corporazioni che si sono sviluppate grazie a costi troppo bassi su beni della comunità collettiva. Un caso di interesse corporativo che non ha dall’altra parte un interesse contrapposto. Quindi, lo spreco.

Nella Pubblica Amministrazione ci sono esempi di eccezionale competenza. Bisogna affermare la Best Practice. Invece quelli che fanno bene non vengono premiati. Questo deprime quelli che si impegnano. Al contrario si contrappone appartenenza a competenza. Se vogliamo il governo della competenza, dobbiamo scegliere la competenza e la competenza si misura. Nel mondo delle imprese ci si affida alle persone che hanno la competenza. Il merit system. Il titolare di un servizio pubblico deve essere scelto con un criterio aperto e competitivo, da un’autorità terza che possa decidere in modo imparziale.

Come se ne esce? Lavorare per progettare un futuro: i giovani, la partecipazione.

Guardare agli esmpi positivi. Guardare all’Europa. La UE è il nostro maggior successo. In 70 anni siamo passati da 6 a 27 membri, che intervengono nelle nostre vite, fino a decidere quale dovrebbe essere il livello di rumore di un rasaerba.

Certo ci sono periodi di crisi, ma l’Europa vive di crisi: crisi salutari come gli anticorpi.

Gianpaolo Nardi

gianpaolon@vicini.to.it

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