
Impressioni a metà festival: All you need is death, per la regia di Paul Duane, (2023 93’) è uno dei rari lungometraggi horror apparsi in tutte le edizioni del SYS. Tra il thriller e il mistico, il film segue due giovani “cacciatori di musica” alla ricerca di rare canzoni folk irlandesi trasmesse oralmente, fino ad imbattersi in un malefico canto in gaelico arcaico che ha la forza di risvegliare un demone. Accompagnato dalla tetra colonna sonora di Ian Lynch (della band drone-folk Lankum), il racconto del presente fa i conti con un passato ancestrale pronto ad aggredire chi profana le tradizioni. Se si coglie chiaramente il sottotesto ideologico del film quando la protagonista spiega che “non abbiamo intenti politici” e l’interlocutore risponde “non esiste nulla che non sia politico”, il francese Paul Duane fatica a veicolare in modo convincente il messaggio pessimistico del finale.
Coinvolgente e ben realizzato Imago, di Olga Chaidas (2023,113’). Nella Polonia del 1987, sullo sfondo le elezioni libere del 1989 che avrebbero portato Lech Wałęsa a guidare il Paese nella transizione democratica, si assiste a un interessante fermento della realtà artistica underground. Tra giovani pittori, musicisti e poeti spicca Ela Gora, cantante post-punk affetta da disturbo bipolare. Come il termine “imago” indica lo stadio finale dell’evoluzione di un insetto, il percorso esistenziale della protagonista del film è volto alla ricerca di una forma con cui stare al mondo. Retto dall’interpretazione magnetica di Lena Gora, la figlia effettiva di Ela ne rievoca in questo modo la storia: la cantante realmente esistita si era unita quasi per caso a una band post-punk. Il suo disagio personale aveva trovato rifugio nella musica, espressione che sapeva dar voce a emozioni altrimenti per lei difficili da controllare. Il film rende bene il percorso non lineare della protagonista la cui storia di coraggio e vulnerabilità tocca nel profondo e illumina sulla complessità dell’animo umano.
Anna SCOTTON
annas@vicini.to.it
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