
Ci sono delle notizie che quando uno le legge non può che cambiare il proprio sguardo sulla realtà.
Insomma riescono nell’intento di farti maggiormente riflettere sulle cose che hai sotto gli occhi e su cui non ti soffermi mai.
La notizie che lo Science Museum di Londra accusa i mattoncini Lego di rafforzare l’idea di eterosessualità mi porta a guardare con sospetto e fastidio alcuni dei più basici oggetti che mi circondano e il loro modo di rapportarsi fra loro.
Ai mattoncini è stato imputato di rappresentare un solo modello di accoppiamento: evidentemente quello penetrativo. Appurato che mi sembra di ricordare che gli scaltri mattoncini siano quasi unanimemente bisex e che quindi, forse, praticavano il political correct da tempi non sospetti, la domanda che mi urge è: come dovrò comportarmi con le prese e le spine? E l’USB dove, con rispetto parlando, la colloco?
E il povero bottone che mi penetra l’asola ogni due per tre?
Dunque avrei una proposta, impartiamo una seria e documentata educazione sessuale alle giovani generazioni, ricordandoci magari che nella storia dell’umanità è stato giudicato normale, a seconda del periodo, ciò che per il periodo dopo normale non era. Accettando l’idea che la normalità non esiste non potremmo non confondere ulteriormente le idee ai piccoli lasciando che il mattoncino lego mantenga immutato il suo intento giocoso, che il bottone continui a compiere il suo compito allacciante e la presa USB ci aiuti nella nostra quotidiana rincorsa al barcamenarsi tecnologico senza essere guardati con astio?
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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