
Ci dicono quelli che dovrebbero governarci, (ricordiamo che il paese siamo tutti noi, ricchi, poveri, medio reddito, basso reddito, magri, obesi, diabetici e celiaci, insomma proprio tutti), ci dicono che abbassare l’IVA sulle ostriche sarebbe sacrosanto, giacché l’ostrica rappresenta un cibo sano e di non così impossibile prezzatura. Sorge qui dubbio retorico e forse un po’ cafone su quale potrebbe essere il consumatore abituale del pregiato mollusco, peraltro famoso per le sue doti afrodisiache che molto interessano l’italiano medio di basso stipendio e bassissimo tenore di vita.
La vista del nostro parterre du roi politico che suggeva con l’ eleganza del mitico chupacabra il pregiato viscidume ci ha riempito, noi cittadini in lotta con l’estratto conto, di vivo orgoglio nazionale. E così, dato che l’ostrica un po’ ci ripugna vuoi per la consistenza, vuoi per il cattivo impatto sugli acidi urici, pensavamo di ricorrere ad un’altra leccornia da carta di credito multimilionaria, la chiacchiera ( o bugia che dir si voglia) del sublime Iginio Massari, che costando solo cento euro al chilo, ci permetterebbe di risparmiare un po’ sul budget settimanale, perché l’ostrica riempiendo meno e pesando di più ci inibisce il lato risparmioso.
Ovviamente l’IVA sugli assorbenti e i pannolini é ancora materia di animata discussione.
Giulia Torri
giuliat@vicini.to.it
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