
Battute finali della rassegna torinese che celebra il connubio cinema & musica: “Born to Be Wild”, di Oliver Schwehm (2024, 103’) racconta la genesi dell’iconica canzone del film altrettanto di culto Easy Rider. Pubblicata nel maggio 1968, simbolo di libertà, avventura e ribellione, resta il “signature song” della prima rock band da arena, che ha subito numerosi cambi di formazione nel corso della sua carriera. Vicini alla cultura hippie per tematiche e impatto, gli Steppenwolf avevano però uno stile musicale più duro, incarnato nell’energia aggressiva del cantante e leader John Kay. Al docufilm, interessante per la combinazione di interviste, spezzoni di videoclip e concerti di repertorio anche inediti, avrebbe però giovato qualche sforbiciata.
Bologna negli anni ’70 e ’80 è stata un leggendario laboratorio di cultura, politica e avanguardia: culla del punk italiano, ha visto affermarsi sulla scena musicale gruppi come i Gaznevada, protagonisti del docufilm Going Underground (2024,75’): La regista Lisa Bosi – interessata da sempre a creare connessioni tra la sua formazione di architetto e le altre discipline artistiche – ci immerge in una realtà in cui esperienza biografica e sperimentazione, estro creativo e sperdimento si intrecciano dentro gli spazi della Traumfabrik, la celebre casa occupata in cui operavano anche i vignettisti Filippo Scozzari e Andrea Pazienza. Lisa si è avvicinata con sensibilità alla vicenda professionale e umana della band: interlocutori principali sono stati Ciro Pagano (in arte Robert Squibb) e Marco Bongiovanni (in arte Chainsaw Sally), i quali si sono aperti in modo sincero all’autrice dopo un corteggiamento durato un anno di interviste audio. La successiva “reunion”cinematografica dell’intero gruppo artefice della celebre hit “Mamma dammi la benza” ha dato vita a un racconto visionario ed emozionante sulla memoria di quegli anni.
Al centro dell’ultimo film della manifestazione, Bam Bam: The Sister Nancy Story di Alison Duke (2024, 98’) non c’è solo la traccia più campionata nell’industria musicale ma la figura della prima donna a farsi strada nella scena musicale reggae/ dance hall giamaicana degli anni ’70, dominata dagli uomini. Reinterpretato da artisti come Beyoncé e Jay Z, è la caparbia e vitale Sister Nancy la voce che ha lanciato il brano “Bam bam”, facendo ballare mezzo mondo, ma che in trent’anni non ha visto un dollaro di diritti su questo suo pezzo. Il racconto di Duke è un’ onda di ritmo travolgente illuminata da inediti materiali d’archivio. Nel contempo ci ricorda che la musica per molti è un campo di battaglia, come è stato per questa donna che non si è arresa e che – ha dichiarato in chiusura l’ideatrice e curatrice di Seeyousound Juanita Apráez Murillo – attraverso il film “si riprende quello che le è sempre appartenuto”.
Anna SCOTTON
annas@vicini.to.it
Lascia un commento