“A volte la tua gioia è la fonte del tuo sorriso, ma spesso il tuo sorriso può essere la fonte della tua gioia.” (Thich Nhat Hanh)

 

LA STORIA DI BARRIERA DI MILANO: trasformazioni urbane

Continua la collaborazione col Corriere di Barriera e questa volta parliamo delle storia delle trasformazioni urbane di questo territorio.

Nella seconda metà dell’ottocento iniziò pian piano a prendere forma la Barriera di Milano, nome datogli dai suoi primi abitanti.

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Barriera nel 1852

Nel 1853 fu costruito un muro intorno la città, che serviva a controllare il traffico delle merci che entravano ed uscivano, questo in quanto il pagamento del dazio, era la fonte considerata necessaria al gettito fiscale della città di Torino. Ogni varco della cinta prendeva nome dalla barriera, e quella in prossimità della attuale piazza Crispi, prese nome barriera di Milano. Esternamente alla cinta, le case costavano meno e quindi operai e lavoratori, tirarono su case di due piani nel tempo libero. Successivamente sorsero le prime case a più piani, con i ballatoi.

All’interno questi isolati, i cortili contenevano le “boite” degli artigiani.

Poco per volta al posto delle “boite”, si insediano le prime fabbriche, ed il primo esempio fu la fabbrica di Armamenti, Michele Ansaldi, (nata nel 1884 in C.so Ponte Mosca e successivamente trasferitasi nell’isolato compreso tra le Vie Cuneo e Mondovì e i corsi Vigevano e Vercelliche divenne poi Fiat Grandi Motori, nel 1923.

In via Cuneo, e siamo nel 1905, apre la Fiat Brevetti, e dopo una decina di anni seguita dalle Fonderie Fiat, assieme alle Industrie Metallurgiche in via Cigna.

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Barriera nel 1907

In Barriera di Milano, accanto alle grandi fabbriche tessili (come l’opificio tessile Abrate Depanis nato nel 1869 in C.so Ponte Mosca, attuale C.so Giulio Cesare, diventato poi Cotonificio Bass Abrate ed in seguito, nel 1930, Gruppo Finanziario Tessile, azienda produttrice di abiti pronti, la Filatura Tollegno, il Cotonificio Hofmann, la Filatura dei Fratelli Piacenza e più tardi, nel 1917, la Snia Viscosa).

Sorsero, dopo la creazione della Società Elettrica Alta Italia (1896) importanti industrie  metalmeccaniche come le Fonderie Subalpine in Via Bologna, le Industrie Metallurgiche nel 1914 in Via Cigna, la Gilardini , nel 1905, in C.so Ponte Mosca, le Officine Barone in C.so Vigevano e, a quei tempi denominato strada d’Italia) acquistata successivamente dalla Fiat che vi impiantò tra il 1905 e il 1923 gli stabilimenti della Fiat Brevetti (in Via Cuneo nel 1905), della Fiat Fonderie Ghisa (in Via Cuneo 21 nel 1914) e della Fiat Grandi Motori (in Via Cuneo 20, angolo C.so Vercelli nel 1923), la fabbrica considerata il cuore pulsante del quartiere.

Tutto questo ebbe naturalmente un enorme impatto urbanistico, che mutò completamente il volto del quartiere. In pochi anni da un territorio urbano completamente agricolo, si è passati ad isolati completamente formati da industrie, da laboratori, alternato da edifici abitativi e da un tessuto urbano in crescita che ne modificò l’assetto demografico ed urbanistico.

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Barriera nel 1943

Tra il ‘21 e il ’30 si avvertì l’esigenza di costruire nuove infrastrutture. L’Istituto case popolari realizzò in aree allora estremamente periferiche un decentramento residenziale popolare in un contesto tutto da urbanizzare.

Il nascere di queste nuove realtà industriali, portò barriera di Milano quindi a importanti cambiamenti dal punto di vista demografico ed urbanistico.
Furono così molte le famiglie di lavoratori che si trasferirono dalle “sovraffollate e insalubri abitazioni del centro storico o dei vecchi quartieri artigiani” alle barriere, attratti da consistenti vantaggi come il minor costo degli affitti e dei generi alimentari (non soggetti a dazio), le migliori condizioni abitative delle case e la vicinanza al posto di lavoro.

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Barriera nel 1970

L’attuale Barriera di Milano, convenzionalmente racchiusa a nord da via Sempione e da via Gottardo, a est da corso Regio Parco, a ovest da corso Venezia e a sud da corso Vigevano e da corso Novara, è un po’ l’emblema dei quartieri periferici cittadini: poche aziende e tante etnie, attirate dal vicino mercato di Porta Palazzo.

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Barriera oggi

Quello che resta oggi di queste realtà industriali, sono i luoghi, ricondizionati, riportati, dopo gli abbandoni, i fallimenti, i bombardamenti della seconda guerra mondiale, a nuova vita, ridandoli alla cittadinaza, sotto forma di luoghi di aggregazione, di servizi, per tutti coloro che abitano il quartiere, cercando di ricordare loro, che i questi muri permeano ancora di sudore, di fatica, di sofferenze, nonostante siano passati a nuova vita.

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Angelo Tacconi

loris@vicini.to.it

 

 

 

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