Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Il dietro le quinte di Flub: intervista ad Angelo D’Agostino

Giovedì 6 maggio alle 21.00 è andata in onda su YouTube la prima puntata di Flub, la web serie comica ideata da Silvia Saponaro e Marco De Martin che racconta il dietro le quinte, il non detto della vita degli artisti emergenti.
Il primo episodio presenta i due protagonisti, Rosa De Giorgi (Silvia Saponaro) e Alfredo Gasperin (Marco De Martin Modolado) amici e coinquilini, entrambi attori squattrinati che cercano di sbarcare il lunario accettando anche lavori che col mondo dello spettacolo hanno ben poco a che fare. Mentre i due amici battibeccano portando sulla scena in modo ironico alcuni dei problemi comuni a buona parte del mondo dello spettacolo, ad Alfredo viene un’idea: fondare una propria compagnia teatrale e creare lo spettacolo che li porterà al successo.

 

 

In un precedente articolo abbiamo già parlato del progetto di Flub, ma scoprire il dietro le quinte della web serie abbiamo intervistato Angelo D’Agostino, videomaker torinese e coproduttore della serie.

 

Come è nato il progetto di Flub e come è iniziata la sua collaborazione con Silvia Saponaro e Marco De Martin?
Io per lavoro faccio il videomaker ma sono anche presidente dell’associazione Lacumbia Film che si occupa di promuovere progetti creativi sull’iniziativa dei soci. Il progetto di Flub è stato proposto a febbraio dell’anno scorso, quando non si immaginava ancora l’arrivo della pandemia con tutte le sue conseguenze. Marco e Silvia, che conoscevo già tramite la scuola di teatro che avevano frequentato, mi hanno presentato il soggetto del progetto per capire come svilupparlo dal momento che sono attori di teatro e non hanno mai realizzato progetti audiovisivi, soprattutto dal lato produttivo. Inizialmente il percorso della serie doveva essere diverso; passare magari da una puntata pilota e dalla ricerca di un budget, un percorso più lungo ma finalizzato a poter girare con più mezzi. Poi tutto è cambiato e abbiamo fatto la scelta di scrivere subito la sceneggiatura sviluppando tutte e 10 le puntate durante il lockdown più pesante di marzo e aprile dell’anno scorso.
Flub è una serie non low budget ma a zero budget. Ho trovato interessante la tematica affrontata dalla serie: questi due attori emergenti che cercano di sopravvivere e cambiare facendo qualcosa di proprio; è un tema comune a molti ambiti creativi così ho deciso di dare una mano personalmente e poi, con il supporto di altri soci di Lacumbia Film, di provare a girarla.

Ha detto che è una produzione a zero budget. Quindi su che forze ha potuto contare Flub per essere realizzata?
Ha potuto contare da una parte sul grande lavoro di Marco e Silvia per trovare la location e tutto ciò che serviva, ma anche sulla collaborazione dei nostri partner. Come Lacumbia Film abbiamo fornito tutta la parte tecnica: videomaker, attrezzatura, parte audio; poi attraverso l’aiuto di alcuni amici Marco e Silvia sono riusciti a trovare le comparse e i personaggi secondari. Diciamo che in fase di scrittura abbiamo cercato di semplificare molto. I due protagonisti e la location sono ciò che appare di più nella serie e la location principale è Teatro Salotto Magico che ci è stato di grande aiuto. Ci siamo sforzati di girarla tutta puntando non su un episodio pilota al massimo della qualità, ma sull’avere un’intera stagione che desse un’idea migliore della serie.

Lei ha già preso parte alla produzione di web serie o Flub è la prima a cui partecipa?
Nel 2015 abbiamo realizzato Come back che si può trovare sul canale YouTube di Lacumbia Film.

Come funziona la produzione di una web serie? Come avete portato avanti le riprese e in che arco di tempo? Le puntate di Flub sono di dieci minuti ma quanto lavoro c’è dietro ad ogni singola puntata?
Innanzi tutto la serie ha 10 puntate da 10 minuti l’una quindi facendo 10 per 10 si arriva comunque a un lungometraggio come produzione. L’abbiamo girata con l’idea di avere a disposizione la location ad agosto 2020; abbiamo girato circa l’80% della serie ad agosto in 7 o 8 giornate, poi abbiamo dovuto completare a settembre alcune scene nel mio studio (anche sede dell’associazione Lacumbia Film) e una in appartamento.

Può spiegare per un profano in cosa consiste il suo lavoro? Quali strumenti avete usato per girare la serie? In che modo avete lavorato?
All’inizio ho letto la prima stesura del progetto di Marco e Silvia e ho dato il mio punto di vista dal momento che cercavamo di integrare due linguaggi diversi; il linguaggio è teatrale perché la serie è sul teatro ma doveva essere un po’ adattato al mezzo audiovisivo. Nel periodo tra marzo e giugno 2020 abbiamo lavorato a distanza scrivendo i soggetti e la sceneggiatura. Sono state scritte 14 puntate, ma a mio avviso erano troppe da girare e quindi c’è stata una revisione per poter tagliare o accorpare alcune scene ed arrivare ad avere 10 puntate.
Dopo di che sono state divise le scene. E’ vero che la maggior parte delle scene sono state girate in teatro ma bisognava far combaciare e ottimizzare gli ingressi degli attori. Si è dunque fatto un lavoro di spacchettamento di ogni singola scena (lo spoglio della sceneggiatura); si è creato un ordine del giorno in cui mettevamo insieme location e attori per ottimizzare la riprese audio e video e non doverci spostare in continuazione all’interno del teatro per girare diverse scene. Abbiamo quindi cercato di girare più scene possibili con lo stesso set up: posizione di macchina in un punto, attori vestiti in un certo ecc..
Per le riprese abbiamo usato una videocamera sola, una Canon UC 100 e avevamo sempre un fonico che registrava l’audio in presa diretta, separatamente dal video. In questo ci ha aiutato Isophonic Studio, un gruppo di fonici con cui collaboriamo a stretto contatto. Il nostro lavoro e il loro sono partiti in contemporanea: loro hanno iniziato a pulire gli audio, i dialoghi soprattutto, scontrandosi anche con alcuni imprevisti; ad esempio vicino al teatro avevamo una falegnameria le cui vibrazioni arrivavano fino a noi. Comunque audio e video sono stati processati contemporaneamente da novembre dell’anno scorso per arrivare alle prime bozze delle puntate a gennaio e ora stiamo completando la revisione delle ultime puntate. Abbiamo deciso di far uscire la serie adesso perché il tema del teatro e del lavoro degli attori è un tema molto attuale; si arriva da chiusure e da poco supporto a parte del settore culturale. Per questo non abbiamo voluto aspettare settembre ma ci è sembrato più opportuno partire a maggio per concludere la messa in onda tra dieci settimane circa.

Perché avete deciso di mandare in onda Flub su YouTube?
Flub nasce come web serie. Non c’è mai stata l’idea concreta di mandare in onda il progetto su altre piattaforme. Se fosse stato così avremmo fatto un percorso diverso con il classico episodio pilota per poi proseguire solo nel momento in cui fosse giunto un accordo di distribuzione. In ogni caso mandarla in onda su YouTube era la nostra idea fin dall’inizio perché è un canale adatto per far parlare della tematica che affronta Flub e per raggiungere il pubblico che vogliamo creare per la serie. Al momento stiamo cercando di far notare la serie e chi l’ha creata. Si è scelto YouTube per non disperderla su Facebook e anche per una questione di qualità dell’immagine che su YouTube è sicuramente migliore.

Avete mai pensato che la serie potesse avere un futuro diverso? Che potesse approdare su altre piattaforme o in televisione?
Abbiamo avuto contatti con qualche TV privata che potrebbe ritrasmettere la serie in un secondo momento ma stiamo valutando. Volevamo innanzi tutto avere in mano il prodotto che avevamo creato e l’uscita su YouTube, ripeto, era il nostro primo obiettivo. E’ ovvio che più canali riusciamo a trovare più visibilità avrà il nostro prodotto, tenendo comunque a mente qual è la dimensione del progetto, il quale al momento non può essere trasmesso su una tv nazionale, per una questione di formato ma anche per altri motivi. Questo discorso però si affronterà nel futuro; se Flub piacerà potremo pensare di rigirarla o girare la seconda stagione direttamente in un altro format.

Cos’è più probabile al momento per il futuro di questa serie? Pensare a girare una seconda stagione o si aspetta di vedere il riscontro che avrà tra il pubblico?
E’ presto per dirlo. Creare Flub è stato uno sforzo abbastanza grande nei limiti della situazione pandemica e finanziaria della serie; dire di rimettersi subito al lavoro per una seconda stagione potrebbe essere ancora presto, semmai aspettiamo il riscontro di qualche altra puntata. Aspettiamo di arrivare alla fine della messa in onda della prima stagione per dirlo ma in ogni caso non è ancora in cantiere la seconda stagione.

Siete soddisfatti dei risultati, in termini di visualizzazioni, che ha avuto la prima puntata andata in onda giovedì?
Aspetto almeno una settimana per valutare. Ieri abbiamo fatto la premier quindi c’era la possibilità di vedere quante persone erano collegate contemporaneamente alle 21.00, orario della messa in onda. Alle 21.00 c’erano tra le 50 e le 100 persone e ora stiamo arrivando a 500 visualizzazioni. Non sono numeri da capogiro ma vanno bene per un canale nuovo. Il canale YouTube su cui è stata mandata in onda Flub è stato creato appositamente per la serie, non abbiamo usato quello di Lacumbia Film nè altri; un modo per creare, se riusciamo, fidelizzazione verso Flub. In ogni caso siamo contenti della serata di ieri perché c’è stato un po’ di movimento, ma aspettiamo a fare stime perché la serie può essere vista anche in un secondo momento; arrivati a metà stagione magari riusciremo ad attirare un pubblico che veda anche le prime puntate.

Qual è lo spirito che ha animato Flub e l’ambiente in cui avete lavorato? Quale clima si respirava durante le riprese della serie?
Vi era un clima di gran divertimento. Questo è un progetto che nasce innanzitutto dal cuore. La nostra associazione ha sicuramente tra gli obiettivi quello di far parlare di ciò che facciamo ma se non fosse qualcosa che ci piace fare, non sarebbe un lavoro di associazione ma un mero lavoro su commissione. Ci siamo trovati molto bene come squadra sia con gli attori, Silvia e Marco in primis, che con tutte le persone che sono state coinvolte.

Quante persone hanno partecipato alle riprese della serie?
Hanno partecipato una quarantina di persone. La maggior parte delle riprese era fatta da videomaker, aiutante, fonico e due o tre attori. C’erano innanzi tutto Marco e Silvia e Anna Gamba che ha avuto un ruolo abbastanza importante. Diciamo che alla ripresa della maggior parte delle puntate partecipavano in media sei o sette persone; a volte una decina comprese le comparse. Vi erano in fine due doppiatori e la squadra audio composta da quattro persone.

Mi può spiegare il nome della serie? Perché Flub?
La serie nasce in realtà con un altro titolo. Il nome è stato scelto da Marco e Silvia e significa “fare pasticci”, “pasticciare”; è un titolo calzante perché i due protagonisti hanno delle buone intenzioni ma peggiorano gradualmente la loro situazione a volte ingenuamente, a volte per errori loro, a volte per causa degli antagonisti, trovandosi a fare sempre più pasticci.

E qual era il titolo precedente?
Ha avuto due titoli prima di Flub; il primo era Crash theater però era proprio solo il titolo del soggetto; crash come sfondare, essere dirompente. Il secondo titolo preferisco non dirlo. Flub sembra anche Flop, il rischio e la paura di fallire che porta i protagonisti a fare sempre qualcosa di nuovo e non sempre con successo.

 

 

 

Chiara

chiaral@vicini.to.it

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