Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Marilyn ha gli occhi neri, di Simone Godano

Non è facile raccontare la malattia mentale al cinema, senza sfociare nel dramma sociale angosciante o nel patetico. Raccoglie la sfida Simone Godano che ci racconta di Clara (Miriam Leone) e Diego  (Stefano Accorsi), che si incontrano in un centro per la cura e la riabilitazione di soggetti con disturbi psichici: lui è uno chef balbuziente, pieno di tic, incapace di gestire la rabbia; lei dichiara di essere un’attrice, ma è una mitomane che dà fuoco alle case.

Lo psichiatra invita i pazienti a organizzare una mensa per alcuni esterni: il gioco prende la mano a Clara, che s’inventa un ristorante virtuale, il Monroe: luccicanti immagini di piatti finti, recensioni farlocche. Il caso monta, tanto che  decine di internauti – a ben vedere mica tanto sani – dichiarano di conoscere il locale,  di frequentarlo, di apprezzarlo.

A quel punto il “gruppetto di matti” dà vita davvero al ristorante e  frequentatori reali, alla ricerca dell’unicità a tutti i costi che caratterizza il nostro tempo capriccioso, arrivano, mostrando di gradire il Monroe e la bizzarria del suo personale.

“Visto da vicino, nessuno è normale”,  sosteneva Franco Basaglia. Infatti il soggetto è ispirato a  un fatto realmente accaduto: a Londra  un tizio ha creato il  profilo falso di un ristorante la cui fama, gonfiata da una serie di recensioni fasulle, l’ha fatto schizzare ai vertici della classifica di  Trip Advisor cittadina. “Migliaia di persone dicevano di esserci stati, solo per sentirsi parte di qualcosa”, ha commentato Godano: come a dire che la follia non si annida unicamente in chi ha l’etichetta e l’abbuffata tecnologica, di cui siamo  solo all’antipasto, la favorisce .

Altro intento del regista, affiancato nella scrittura dalla brava sceneggiatrice Giulia Steigerwalt, è  mettere in luce le risorse presenti anche in personalità disturbate, e la loro umanità, attraverso il dolente senso di inadeguatezza come padre di Diego (“non voglio che mia figlia si scordi di me”) e l’affetto autentico di Clara per la signora del centro anziani.

Se il ritratto di qualche personaggio secondario risulta un po’ macchiettistico, la coppia Leone-Accorsi, tornati a lavorare insieme dopo le serie tv 1992, 1993, 1994 funziona, e a convincere è soprattutto lei: spontanei i suoi eccessi di euforia e le trovate, più delle movenze e esplosioni d’ira del pur generoso coprotagonista.

Con: Miriam Leone, Stefano Accorsi, Thomas Trabacchi, Marco Messeri

In programmazione nelle sale torinesi

Voto: 7,5/10

Anna Scotton

annas@vicini.to.it

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