
I festival internazionali come Venezia sono anche occasione di dialogo interculturale e di conoscenza di cinematografie diverse da quella occidentale e del loro punto di vista su temi comuni a tutte le realtà umane.
L’edizione di quest’anno ne offre innumerevoli esempi, tra i quali ci piace segnalare la storia interessante di Banu, della regista, attrice, sceneggiatrice, produttrice dell’Azerbaijan Tahmina Rafaella. La protagonista è una madre che lotta per avere la custodia del figlio nel corso di un difficile divorzio e in una società dominata dalla visione patriarcale della famiglia e dalla sudditanza femminile. La donna nel passato ha subito violenze da parte del marito, su cui ha taciuto: mentre cerca testimonianze di questi fatti per non perdere il bambino, mette a fuoco la necessità di una nuova autonomia e indipendenza; l’evoluzione della crisi politica del suo Paese fa da cassa di risonanza degli stati emotivi della protagonista.
Il tema della verità è affrontato nell’avvincente detective story giapponese Aru Otoko (A Man) di Ishikawa Kei. Una giovane vedova esce dallo stato di abbattimento psicologico grazie all’incontro con un boscaiolo gentile, con cui si riaccasa. L’uomo muore in un incidente di lavoro e in occasione del suo funerale si scoprirà che quella con cui era conosciuto non era la sua vera identità. La difficoltà di fare i conti con il sé autentico e con la propria storia famigliare è un motivo umano universale e nella società nipponica si lega a questioni specifiche quali il razzismo, il classismo e il pregiudizio – nello specifico – verso i coreani naturalizzati giapponesi.
Finale inaspettato per Valeria mithatenet (Valeria si sposa), una produzione ucraino-israeliana della regista ebrea Michal Vinik. Christina è una donna ucraina che in Israele ha trovato la sicurezza economica grazie a un matrimonio combinato su internet. Augurerebbe la stesso destino anche alla sorella, quindi si attiva con il marito per farla arrivare dal suo Paese. Le difficoltà di Valeria ad accettare il “contratto” con un uomo conosciuto in rete, ma che dal vivo la delude, portano alla luce l’anaffettività del cognato e le sue rigidità mentali. La stessa Christina si troverà a ripensare la sua vita e i valori che ha immolato sull’altare del benessere e del consumismo, come spesso accade a chi proviene dall’Est.
Anna Scotton
annas@vicini.to.it
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