Il Festival cinematografico più antico del mondo è aperto e sensibile alle questioni urgenti della contemporaneità. Nella competizione principale, Venezia 79, ci sono due storie firmate da nostri connazionali che affrontano il tema dell’identità di genere e i percorsi di transizione. Con L’immensità , il regista Emanuele Crialese si specchia nell’adolescenza della primogenita di una famiglia disfunzionale della borghesia romana negli anni ’70, con un padre violento e fedifrago, due fratelli che hanno problemi con il cibo, mentre le nevrosi della madre sono vie di fuga da un matrimonio infelice e claustrofobico. La fatica di vivere della dodicenne Adriana che si percepisce come Andrea è la dichiarazione commoventemente autobiografica di Crialese e spiega agli estimatori dell’autore di Nuovomondo e Terraferma molta parte della sua attenzione a chi è deprivato, a chi fugge e ha paura.
Altro regista italiano in gara è Andrea Pallaoro che da oltre vent’anni vive e lavora negli Stati Uniti: nel suo lungometraggio Monica, la protagonista, per rivedere la madre colpita da un tumore al cervello, torna nella casa di famiglia nell’Ohio da cui si era allontanata da adolescente. Era maschio e ora è una donna bella, gentile e disposta al perdono nei confronti di congiunti che avevano preferito fare a meno di lei per non condividere il suo travaglio. Film conturbante, fatto di sguardi lenti e di silenzi, attraverso i quali i vari personaggi si ritrovano, provando a vedere ciascuno la realtà con gli occhi dell’altro.
Ti mangio il cuore, film diretto da Pippo Mezzapesa (sezione Orizzonti) racconta lo scontro tra clan rivali del cartello criminale di stampo mafioso foggiano, attivi negli altipiani del Gargano fin dagli anni ’60 del secolo scorso. L’amore tra Andrea Malatesta e Marilena Caporale è impossibile perché appartengono a due famiglie che si odiano: ma la passione è più forte, quindi la loro relazione scatenerà una catena di omicidi. Nonostante il film abbia una costruzione narrativa prevedibile, il ritmo da western avvince, le interpretazioni degli attori protagonisti sono magnetiche (non delude all’esordio davanti alla macchina da presa la cantante Elodie) e funziona l’idea di un bianco e nero effetto deja vu, come la mafia e il suo operato immutabili nel tempo.
Anna Scotton
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