“La gente è affamata d’amore perché siamo troppo indaffarati, aprite i vostri cuori oggi, nel giorno del Signore risorto, e amate come non avete mai fatto” (Madre Teresa di Calcutta)

 

Torino in festa per Scorsese

E’ arrivato in città Martin Scorsese a ritirare il Premio Stella della Mole. In conferenza stampa ha ricordato  le origini italiane, in verità siciliane, rivelando – a quasi 82 anni – l’energia di un ragazzo. Considerato il più grande cineasta americano vivente, alla domanda se si ritiene buono o cattivo maestro per le storie violente e sanguinarie narrate nei suoi film, ha risposto con pacatezza che “la violenza è nella vita della strada che ho vissuto”.

Com’è nato il suo pregetto di conservazione e il restauro dei film? (Nel 1990, ha fondato The Film Foundation, che ha contribuito a restaurare oltre 1000 film, rendendoli accessibili al pubblico di tutto il mondo).

Con De Palma e Spielberg ci rendevano conto che sarebbero andati perduti i film realizzati dal 1935 agli anni ‘60 che ci avevano ispirati. Film che rappresentano la nostra storia. Ci chiedevamo chi si sarebbe preso cura dei negativi originali. A metà degli anni 70 un incendio a Santa Monica mandò in cenere le pellicole di Quarto potere. Facemmo una sorta di pellegrinaggio per raccogliere questi film classici, che vanno salvaguardati e mostrati nelle scuole.

 Sta pensando di dire addio al cinema?     

No, non sto affatto pensando al ritiro. Spero di continuare ad avere l’energia per fare film e di trovare i soldi. Sto lavorando a un altro film incentrato sulla vita di Gesù e ho in ballo un progetto su Sinatra. Mi pace il mix fiction- non fiction, stiamo facendo perlustrazioni in Sicilia, anche nella  città  in cui è nato mio nonno, che si chiamava Scozzese, sono gli americani che ci hanno ribattezzati Scorsese.  Spero di avere il tempo per capire da dove arriviamo, magari anche solo un viaggio sentimentale.

 Con i suoi film ( come Gangs of New York, di cui la Mole espone i costumi originali) ha ritratto l’America del passato e odierna, e anche la sua violenza

La storia di un immigrato, che nel 1840 si trasferisce in un  Paese in cui  sono presenti molti gruppi etnici e degli scontri per assicurarsi il dominio del territorio ci parla anche di oggi. Tra qualche settimana negli stati Uniti questo esperimento, che chiamiamo democrazia, potrebbe continuare oppure finire.

 Lei ha una tensione enorme per le nuove generazioni: il cinema è ancora per loro?

Il cinema sta evolvendo, con poco più di un secolo di vita è ancora all’infanzia. Continuerà a raccontare chi siamo, anche se in forme nuove, magari fruito tramite tablet o un microchip installato nel cervello.

Anna  SCOTTON

annas@vicini.to.it

 

 

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