Qualunque cosa sogni d’intraprendere, cominciala. L’audacia ha del genio, del potere, della magia. (Goethe)

 

Scuola: Ripartiamo? Ripartiamo. Ma come?

Ripartiamo? Ripartiamo. Ma come?

Questa è la domanda che ha assillato per mesi il Ministero dell’Istruzione e che non ha ancora ottenuto una risposta definitiva. Siamo in un costante work in progress in cui la parola d’ordine è: “proviamo”.
Con il taccuino dei tentativi alla mano la scuola è ormai iniziata da qualche settimana per tutti gli studenti, dall’asilo nido alle superiori, seguiti infine dall’Università.
Si possono dunque trarre le prime somme e iniziare tirare righe nere sulle soluzioni che non hanno dato i risultati sperati.

Sono ripartite in presenza nido, scuola materna, scuola primaria e scuola secondaria di primo grado.

Da un lato questa soluzione recupera il contatto (per modo di dire) con gli insegnanti, uno delle grandi mancanze della didattica a distanza, ma porta sul tavolo nuovi problemi: come far rispettare a bambini e ragazzini il distanziamento di almeno un metro e l’uso della mascherina (per gli alunni delle elementari e delle medie)? Come garantire la sanificazione continua degli oggetti comuni e la sicurezza nei momenti problematici di entrata e uscita da scuola? Come gestire il momento mensa e la ricreazione? Nonostante il rientro a scuola possa dare una parvenza di ritorno alla normalità, ne siamo ancora molto lontani: se già nell’era pre-covid lo scambio di merende doveva assumere i tratti di uno scambio clandestino per il terrore suscitato negli insegnanti dalle conseguenze legali di una possibile reazione allergica, ora è totalmente messo al bando, ascritto tra i sette peccati capitali della scuola dei tempi del Covid.

In molte scuole la stessa sorte tocca allo scambio di materiale scolastico, nonostante il Cts (Comitato Tecnico Scientifico) abbia ribadito essere sufficiente la frequente igienizzazione delle mani. E’spesso difficile vedere la linea sottile che passa tra un provvedimento dettato dal buon senso e uno dettato dal timore e in questo clima diventa arduo persino per gli insegnanti e i dirigenti più capaci.

La scuola secondaria di secondo grado invece ha intrapreso un percorso ibrido: metà classe seguirà le lezioni in aula, l’altra metà le seguirà in streaming da casa, alternando i gruppi in modo tale che ogni studente possa, almeno in parte, riprendere a frequentare l’ambiente scolastico. Nelle scuole superiori ai problemi presenti nelle scuole di grado inferiore, si aggiungono i problemi legati alla rete e al divario digitale. Richiede tempo e soldi attrezzare tutte le scuole in modo da garantire una rete internet in grado di reggere la trasmissione streaming delle lezioni senza contare che alcuni professori (là dove i professori ci sono) non hanno le competenze tecnologiche necessarie o la voglia per svolgere il loro incarico in questo frangente. Risultato: ci sono professori che si mettono in mutua appositamente per evitare tutti i mal di pancia dovuti alla situazione corrente. Non dovrebbe esserci bisogno di sottolineare che non è un discorso generale: ci sono moltissimi professori che continuano a fare il proprio lavoro al meglio, ma è difficile che anche il loro insegnamento non risenta della situazione.

All’Università infine l’approccio alla riapertura varia in base ai diversi Corsi di Laurea ed è in buona parte a discrezione dei docenti. Alcuni Corsi di Laurea dell’Università di Torino stanno continuando con la modalità online, vista l’impossibilità di garantire un adeguato distanziamento nelle aule, mentre altri hanno ripreso in presenza con varie modalità tra cui riservare un solo giorno a settimana per ogni corso. In generale gli studenti fuori sede sia dell’Università di Torino che del Politecnico di Torino potranno seguire le lezioni da casa propria mentre molti corsi danno a tutti la possibilità di scegliere la modalità che si preferisce: se in presenza in aula (rigorosamente con la mascherina) o se in streaming da casa.

Le modalità di ripresa delle lezioni sono molto variegate in ogni grado di scuola e alcuni aspetti sono a discrezione dei dirigenti e dei rettori ma ovunque la sensazione è che le disposizioni cambieranno di continuo. Ci troviamo in una fase di assestamento che per quanto fisiologicamente complicata deve essere rivolta verso un continuo miglioramento che scongiuri ripercussioni troppo gravi sulla crescita scolastica e umana degli studenti che già in questi mesi ha subito duri colpi tanto che ci si può chiedere: i bambini torneranno a offrire un pezzo della propria merenda a un compagno che non ce l’ha? I ragazzi riusciranno ancora a stare per sei ore di seguito in una classe piena di coetanei? Gli insegnanti continueranno a trasmettere passione anche attraverso uno schermo o con il fiato delle mille restrizioni sul collo?
Probabilmente non ci preoccuperemmo così se l’emergenza sanitaria si inserisse in un contesto di diffuso riconoscimento e rispetto (anche ai piani alti) della scuola come elemento imprescindibile nella formazione di una popolazione competente e civile.

A questo punto rimane una domanda da porsi: la scuola uscirà dall’emergenza sanitaria più forte o più debole di prima?

Nei prossimi articoli proveremo ad offrire tramite interviste a studenti, genitori, insegnanti una fotografia della situazione scolastica italiana a qualche settimana dalla ripresa delle lezioni: quali sono gli aspetti più problematici?

Quali invece i provvedimenti che si sono dimostrati vincenti e quali hanno bisogno di miglioramenti?

Chiara

chiaral@vicini.to.it

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