L’incontro con Massimo Recalcati ha ruotato intorno al volume A pugni chiusi, (Feltrinelli, 2023): alcuni dei temi ricorrenti dello studioso nel ritratto degli ultimi 20 anni affrontati secondo la logica della lezione frontale a una sala attenta e sold out. Quali aspetti caratterizzano questo tempo? A febbraio 2019 a Torino avviene l’omicidio di un ventenne sgozzato da un coetaneo. Interrogato, l’assassino rispose che la vittima gli era sconosciuta, ma l’aveva colpito perché “sorrideva”. Quindi era stato quel sorriso, specchio di una vita presumibilmente felice, a scatenare un’invidia profonda, insostenibile. Non si tollera la vita dell’altro che si percepisce più viva della propria e spesso sono le vecchie generazioni a invidiare i figli: la loro energia che cresce e si espande annuncia la fine degli anziani. Uno dei gesti più alti che un essere umano può compiere – osserva l’autore – è saper tramontare al momento giusto.
“Vizio negativo”, l’invidia quindi è uno dei mali del presente, insieme all’”evaporazione del senso della legge”, per la scomparsa del ruolo del padre, ridotto a “canna vuota e secca” come direbbe Pasolini. Il “vuoto della legge è legato al cielo vuoto sopra le nostre teste”, all’assenza di Dio, come direbbe Sartre. Possiamo riempire quel vuoto “con il consumo dei beni materiali che diventano dei”, anche quelli ambientali. Oppure con la violenza, della guerra o “per raggiungere l’obiettivo del possesso” dell’altro, nella mente e nel corpo.
Come abitare, invece, creativamente questo vuoto? Ponendoci dalla parte di chi incarna la giovinezza, di chi “parte con audacia per il proprio viaggio”, come il Telemaco omerico . E poi alimentando “il senso di fratellanza”: la vaccinazione collettiva anti Covid ne è stata una commovente prova, “il senso della libertà di ciascuno passava nel rapporto solidale con il prossimo”. Terza parola decisiva è “democrazia”, accettazione della posizione politicamente antagonista, elaborando “il lutto del pensiero unico. Il lutto è il cuore della democrazia, lutto generativo”. L’affermazione “la parola non va mai tolta” ribadisce – a ben vedere – l’esperienza inclusiva della psicanalisi.
Una riflessione ultima, profondamente umana, ma ancora politica: Recalcati ribadisce la necessità di una legge sul fine vita. Citando Bonhoffer, osserva che la vita è prova di resistenza, come la malattia. C’è nobiltà nella resistenza, ma anche nella resa, di cui occorre rispettare la dimensione sacra: “dobbiamo amare il tempo nobile della resa donando la morte.”
Anna SCOTTON
annas@vicini.to.it
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