
Si parla di coloro che fuggono dall’Africa, dal Medio Oriente e dai Paesi asiatici colpiti da povertà, sconvolgimenti climatici e guerre unicamente come la quota di migranti a carico delle varie nazioni d’approdo. Sono numeri, non persone.
Il film Europa, che si è aggiudicato all’ultimo festival di Cannes il Premio della critica, mette invece al centro un essere umano, il giovane iracheno Kamal (l’attore Adam Ali), che, tradito dai trafficanti che avrebbero dovuto aiutarlo ad espatriare, cerca di attraversare a piedi il confine tra Turchia e Bulgaria, secondo la “rotta balcanica”, presidiata dalla polizia bulgara e da civili, spietati “cacciatori di migranti”.
Haider Rashid nel 2016 ha realizzato No borders, con Elio Germano, il primo documentario italiano in realtà virtuale, girato a 360 gradi sui luoghi di passaggio e sosta dei migranti. Forte di quella lezione, è riuscito a creare con Europa un’esperienza sensoriale immersiva, in cui pare di respirare il sudore, il sangue, la saliva di Kamal che arranca nell’ambiente impervio della foresta. La macchina da presa che lo segue a distanza ravvicinata ne riprende i primi piani della nuca, della schiena, del profilo, determinando nello spettatore una sensazione di stordimento e di angoscia; il paesaggio, sullo sfondo, è spesso sfocato, a sottolinearne l’irrilevanza, rispetto al volto sempre a fuoco del ragazzo, i lineamenti contratti nel dolore e nella fatica.
Il percorso di sopravvivenza di Kamal è capace di suscitare uno “choc visivo”e risvegliare un pubblico ormai anestetizzato a tutto: l’obiettivo più umano che politico dell’autore – madre italiana e padre iracheno curdo – è anche onorare la storia del genitore, che nel 1978, fuggendo dall’Iraq, attraversò la Bulgaria per raggiungere l’Italia.
Un film che “rimane addosso”, per la dimensione di claustrofobia, l’assenza della musica, la colonna sonora costituita solamente dall’ ansimare della corsa del protagonista. Colpisce l’ attenzione ossessiva per i dettagli, nessuno dei quali è casuale come la maglietta dell’attaccante del Liverpool Mohammad Salah che il protagonista indossa e che viene fatta a pezzi insieme ai suoi sogni di ragazzo.
Distribuito da una società indipendente, Europa si sta facendo conoscere anche grazie al sostegno di parecchie istituzioni. Nel tempo presente, in cui si consuma la tragedia dell’Afghanistan, l’impegno sociale, politico e culturale – ha concluso Gaetano Renda, esercente del Centrale d’Essai dove si è svolta la presentazione con il regista lo scorso 4 settembre – è più che mai urgente: “diffondere film come questo, che devono essere visti per la loro forza dirompente e la capacità di sensibilizzare e informare”.
Con Adam Ali, Svetla Yancheva, Pietro Ciciriello, Mohamed Zouaoui, Michael Segal
In programmazione al cinema Centrale d’Essai
Anna Scotton
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