Si entra e si viene accolti da due ragazze che ci chiedono di posare l’ombrello e registrarci. La registrazione è richiesta anche per la partecipazione ai seminari, una misura utile in quanto la sala, come vedremo, sarà piuttosto affollata.
Un’organizzazione leggera ed efficiente, per lo più ragazze giovanissime che accolgono, indirizzano e tengono d’occhio. Sabato 23 scorso c’era una vera folla, al Salone dell’Orientamento. Mattino e pomeriggio genitori con figli di terza media ed altri più piccoli che loro sospingono tra la calca per arrivare agli stand di loro interesse, vetrine delle varie istituzioni scolastiche del nostro territorio.
Il Salone dell’Orientamento presentava inoltre un programma di incontri e di laboratori rivolti ad allievi, docenti e famiglie, approfondimenti su percorsi scolastici e formativi le opportunità offerte dal sistema di istruzione e formazione professionale, ed infine le prospettive del mondo del lavoro.
Rosanna Melgiovanni, responsabile del Centro di orientamento scolastico della Città di Torino ci parla di 59 scuole con 2300 allievi. Nei primi due giorni, sono state registrate 2500 presenze.
Si avvicina una graziosa studentessa di un Istituto tecnico ad indirizzo turistico, sociale, commerciale. Incomincia a spiegare, non si pone il problema di con chi sta parlando. “Scusa, fermati un momento, così ti faccio un’intervista”. Non si intimorisce. Indirizzo linguistico, tecnico economico; laboratori, collaborazioni, viaggi. “Facciamo collaborazioni con i musei, in gita scolastica siamo stati a Valencia…” “Quindi, cosa ti aspetti per il tuo futuro?” Dice di voler fare “la guida turistica”. Provoco: “abiti a Torino, se vuoi fare la guida turistica non hai di meglio che Valencia?”. Non ci casca, conosce il museo Egizio, il museo del cinema, e tenta un elenco di luoghi di interesse.
Molti ragazzi (ma specie ragazze) portano magliette con il nome della scuola. Spesso è la scuola a fornirle. “Si tratta di senso di appartenenza?” chiedo ad un gruppo che staziona di fronte ad un istituto linguistico ad indirizzo internazionale. Ci tengono a promuovere la loro scuola, portano quelle magliette anche nel tempo libero. “Cosa significa ad indirizzo internazionale? Mi aspetto che l’insegnamento linguistico sia di per sé ad indirizzo internazionale”. No, non solo questo. C’è una collaborazione con gli Stati le cui lingue vengono studiate. La specializzazione è lo Spagnolo, ed alcuni professori di lingua sono inviati direttamente dal Ministero dell’Istruzione spagnolo.
L’ampiezza e la varietà dell’offerta formativa confonde.
Il settore dell’istruzione è stato toccato in questi anni più di altri da riforme, spiega Barbara Azzarà, Consigliera delegata all’Istruzione e Orientamento della Città. Non sempre adeguate. L’ultimo decreto, che porta il numero 62, in controtendenza, venendo incontro alle esigenze degli addetti ai lavori, ha l’obiettivo di garantire ad ogni istituzione scolastica un ampio spazio, fino al 60%, per creare percorsi individualizzati rispetto alle caratteristiche del territorio. Certo, le scuole devono saper cogliere questa occasione.
Con questo intervento, Azzarà apre un seminario sul tema del lavoro per coloro che se non proprio oggi, fra pochi anni dovranno affrontare. Il seminario dal titolo “Giovani e lavoro: futuri possibili.” è curato da Massimo Tamiatti, dell’Agenzia Piemonte e Lavoro, osservatorio che traduce in analisi i dati che raccoglie relativi al mercato del lavoro.
“Ma i giovani sono messi così male?” Si chiede il relatore.
Le brutte notizie le conosciamo: i posti di lavoro sono in calo. La crisi del 2008 tuttavia ha portato a preservare le aziende, consentendo di stipulare contratti al ribasso, specie per i giovani.
Da un lato ci sono mestieri in via di estinzione: non parliamo di maniscalchi, ma di tornitori, verniciatori, saldatori ed in particolare delle professioni che implicano attività di routine. Paradossalmente, un meccanico che, come nella fiaba, si fosse addormentato nel 2008 oggi non si raccapezzerebbe con la strumentazione necessaria per la sua professione. Ed infatti la disciplina si chiama oggi meccatronica, per sottolineare il ruolo dell’elettronica.
Due sono i problemi principali secondo i dati tratti dall’archivio dei contratti di lavoro: i lavori a bassa qualificazione. oppure con qualifiche che non sono spendibili sul mercato del lavoro. In questi casi studio molti anni ma non trovo un impiego coerente.
Emerge inoltre, sempre dai dati sui contratti di assunzione, che le professioni che danno luogo al maggior numero di assunzioni non sono quelle più appetibili.
L’ altro elemento che condiziona sono le norme emanate in questi anni. In seguito alle quali prevalgono i contratti a tempo determinato. Il Jobs Act ha portato ad un incremento di questo tipo di contratti, il Decreto Dignità un ulteriore incremento. Con questi interventi, e nonostante alcuni bilanciamenti, il Piemonte ha perso un 40% dei lavori a tempo indeterminato. Possiamo dire che il tempo indeterminato non è più la forma di contratto prevalente. Quindi per sfangarla, bisogna aspettarsi di fare più lavori.
Fra i mestieri più richiesti in Piemonte ci sono dei lavori per cui non serve neanche studiare: badanti, imprese di pulizie, autisti, facchini. Altri in cui occorre fare almeno un corso di formazione; cuochi, muratori, camerieri. Addetti a servizi alla persona come OSS.
Inoltre le professioni che fanno più assunzioni non sono quelle più appetibili. Quindi: le opportunità non sono quelle che uno potrebbe desiderare.
Ancora, sempre fra le brutte notizie: troviamo spesso nelle cronache le proteste dei dipendenti di Amazon. Negli Stati Uniti viceversa, come mostra un filmato presentato dal professo Tamiatti, i magazzinieri sono stati sostituiti integralmente da robot.
Stiamo parlando dell’America o del Piemonte? Stiamo parlando anche del Piemonte perché Amazon sta preparando l’apertura a Torrazza e sta valutando le strategie per l’Italia, e c’è da aspettarsi la stessa impostazione. Nella linea di montaggio di una moderna fabbrica come l’Audi oltre a robot si utilizzano i droni per trasportare i componenti.
In conclusione, tutti i mestieri fisico ripetitivi andranno poco per volta a scomparire.
Ultimo nemico di queste categorie, dopo la robotizzazione, è lo sviluppo raggiunto dall’intelligenza artificiale.
Tamiatti presenta Amelia: un dirigente artificiale che ricorda tutto, comprende il linguaggio, impara subito. Il suo cervello è una rete semantica. Memorizzando le parole lei (lei?) si fa un’idea del problema in gioco. Più informazioni riceve e più impara. Come la mente umana.
Le macchine, se facciamo fare loro una cosa sola, la fanno molto meglio degli umani.
Le buone notizie riguardano i nuovi mestieri, questi sì in aumento. Le macro categorie vengono definite White Jobs, Digital Jobs e Green Jobs.
Per lavori digitali non intendiamo solo l’informatica. C’è l’artigianato digitale. Per esempio oggi noi abbiamo nelle Valli di Lanzo un artigiano che lavora la pietra con la stampante a 3D e vende a chi? Agli arabi.
I contratti nel digitale rispetto al 2012 sono cresciuti del 32% contro i contratti bianchi del 5 e quelli verdi del 16. (I tornitori sono a meno 30). Come si spiega l’incremento? Dietro internet ci sono mezzo milione di server: Amazon e le piattaforme del’ ecommerce, Google e i motori di ricerca. I social. Wikipedia. TripAdvisor. Quindi chi si vuole diplomare in queste discipline difficilmente avrà dei problemi a trovare lavoro. Come forma contrattuale, oltre il tempo determinato, specialmente qui in Piemonte, ci sono gli indipendenti senza dipendenti, quelli che si chiamano freelance. Come il consulente informatico, analisti e amministratori di sistema ma anche i venditori a distanza e esperti di digital marketing. Ancora: specialisti di Sicurezza Informatica; non grandi numeri ma qualche anno fa non esistevano neppure. Ci sono tutti i dati che scarichiamo noi dentro internet e servono gli specialisti di statistica informatica che studiano i “big data” stipendiati per capire cosa farci consumare. I manutentori di strumentazione informatica, tecnici che si appassionano ed imparano ad intervenire sull’hardware, e poi diventano appetibili per fare manutenzione per conto delle aziende di hardware. Da ricordare che in questo mestiere la lingua non è l’italiano.
Non stupisce che i Lavori bianchi siano in aumento. La popolazione invecchia, gli anziani sono cresciuti negli ultimi 10 anni dal 22,7 al 25,5%, i giovani diminuiti dal 12,7 al 12,5 %. Il problema sono i grandi anziani, quelli oltre gli 80 anni (+33%). Ma nell’assistenza le macchine non potranno mai sostituire l’uomo. Abbiamo operatori della sanità, badantato. Lavoro domestico. Ci sono poi gli indiretti: di questo universo: amministrativi, addetti all’accoglienza. Ma anche la sanità si sta digitalizzando, da qui la richiesta di tecnici. E assistenti sociali e psicologi. Fisioterapisti. Sia il settore White sia le professioni White sono in aumento rispetto al 2012 del 9,7 e del 5,1%.
Da notare: negli impieghi “bianchi” ci sono soprattutto over 50 e donne mentre nei digitali soprattutto giovanissimi.
Arriviamo al tema che ci piace di più, i Lavori verdi.
Intanto, energie da fonti rinnovabili: profetico, Jeremy Rifkin prevedeva un incremento della Green Economy già nel 2001 quando in Germania Angela Merkel era ministro dell’ambiente (non a caso la Germania dismetteva per prima il nucleare). Oggi in Italia siamo al 30% di energia da fonti rinnovabili. Le opportunità del Paese sono fra le migliori: eolico e fotovoltaico in Sicilia, geotermico in Toscana, fotovoltaico e biomasse in Trentino e Piemonte.
Occorre poi differenziare tra clima, inquinamento, cambiamento climatico, tre temi talvolta indebitamente assimilati.
Circa il clima, bisogna tener conto della dipendenza dal sole: in epoca romana il clima era di circa 1,5 ° in più rispetto ad oggi. E, giustamente, i negazionisti possono dire che su questo non ci si può fare nulla. Altro è il fatto che noi peggioriamo il clima, con l’incremento delle emissioni di CO2.
Anche le energie rinnovabili alimentano l’economia, le economie: infrastrutture edilizie, tecnologia, accumulatori. La distribuzione dell’energia.
Fino a qualche anno fa si cercava di promuovere l’auto elettrica ma mancavano i motori e soprattutto i distributori: Oggi in città ci sono già numerose postazioni con le colonnine per il rifornimento di energia.
Quindi, quali sono i mestieri che ne conseguono: installatori di linee elettriche e sistemi fotovoltaici, architetti per l’uso di nuovi materiali in edilizia, ingegneri e tecnici per la domotica. Tecnici del controllo ambientale, tecnici della raccolta e trattamento rifiuti.
Diversamente dal passato, molte sono le classiche figure di libero professionista. Come si diceva, indipendenti senza dipendenti. Una figura che non si sposa con i contratti a tempo indeterminato. Ci sono poi nuove figure come il certificatore energetico, l’energy manager. In questi campi la normativa segue lo sviluppo, tra l’altro imponendo energie rinnovabili negli edifici pubblici (in vigore da quest’anno) e privati (2020).
Tutti profili alti? Non necessariamente: ci sono figure anche di basso profilo; braccianti agricoli, operatori ecologici. Operatori della disinfestazione; se vogliamo.
In ultimo, da non trascurare è l’artigianato, di cui esiste una grande tradizione in Piemonte.
Veniamo ai consigli. La flessibilità non è solo un aspetto negativo: più opportunità vuol dire anche pù esperienze. Poi, puntare sulle discipline STEM (Scientific, Tecnology, Engineering, Math). Competenze trasversali. Imparare il linguaggio delle macchine, con cui saremo chiamati a relazionarci, sviluppando il pensiero computazionale. (Coding). “I ragazzi saranno immersi in un ambiente logico e matematico dove anche la creatività e la fantasia avranno un ruolo centrale: insomma, impareranno facendo e divertendosi”. Recita la presentazione.
Non trascurare le lingue. Intanto l’inglese. Ma non solo. Ad esempio, in Svezia si stanno cercando insegnanti: che però devono conoscere lo svedese.
Infine, una constatazione. Curiosamente, i managers e fondatori delle grandi aziende di informatica provengono dalle Scienze umane. Meglio, delle Scienze cognitive, a cui appartiene lo studio dei linguaggi. Si chiamano “soft skills”: capacità di tenere e mantenere le relazioni, di fare squadra, poiché nessuno lavora da solo, di risolvere problemi. La pazienza. Tutte doti innate.
“Il 65% delle professioni non sono ancora state inventate” chiude la presentazione.
Che altro serve per entrare nel mondo del lavoro? L’offerta formativa si sta adeguando: con le scuole professionali, 22 indirizzi professionali con possibilità di ritagliare gli insegnamenti in accordo alle esigenze del territorio; e con gli ITS scuole presentate nel seminario dal titolo “Dal professionale alla professionalità” che chiude gli interventi di giornata. In particolare gli ITS, a cui si è accennato su questo giornale dimostrano che i diplomati di questi istituti sono i più richiesti dalle aziende. Il tasso di impiego post diploma arriva fino al 90%,
Gianpaolo Nardi
gianpaolon@vicini.to.it
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